Studey

Viaggio studio in Nuova Zelanda: natura e apprendimento

Studiare in Nuova Zelanda offre un'esperienza unica, ma preparati a piccoli ostacoli e alla distanza emotiva dall'Italia. Scopri di più!

Hai domande su questo argomento?

Prenota una call gratuita con un nostro advisor

Prenota Ora →

Studiare in Nuova Zelanda: consigli (senza filtri) per chi sogna natura e accademia

Se stai pensando di partire per la Nuova Zelanda per studiare, forse ti è bastata una foto di quei paesaggi assurdi (sì, tipo Il Signore degli Anelli) per sognare di prendere il volo. Ma dietro la natura selvaggia e le università top c’è una realtà fatta di domande pratiche, piccoli ostacoli quotidiani, e sì, anche qualche ansia che non sempre si dice ad alta voce. Qui sotto proviamo a raccontarti tutto, senza giri di parole e con qualche consiglio imparato sulla pelle da chi, come noi di Studey, questo viaggio lo ha già fatto.


Perché scegliere la Nuova Zelanda per studiare?

Mettiamola così: la Nuova Zelanda è una delle poche destinazioni in cui studiare e vivere avventura non sono due cose separate. Le università sono davvero ottime – niente grandi campus “freddi”, ma ambienti spesso accoglienti, docenti disponibili e corsi che mischiano teoria e pratica. E poi, appena finisci le lezioni, fuori ti aspetta un Paese che sembra disegnato: montagne, spiagge lunghissime, città a misura d’uomo… e un senso di tranquillità difficile da descrivere.

Un’avvertenza, però: non aspettarti che tutto sia “magicamente perfetto”. In una società piccola, a volte ci si sente anche isolati e bisogna fare i conti con distanze (anche emotive) dall’Italia. Fa parte del gioco.


Cosa serve DAVVERO per partire (sì, anche quello che non ti dicono)

Documenti e inglese

Di base serve il diploma di maturità, ma ogni università fa un po’ storia a sé: alcuni corsi possono chiedere anche materie specifiche o valutazioni particolari (tipo “predicted grades” se non hai ancora la maturità).

E l’inglese? Non è il momento di rimandare: quasi tutte le università chiedono di mandare un certificato come IELTS o TOEFL. Non serve essere perfetti, ma sì, serve dimostrare che ce la farai a seguire le lezioni e sostenere esami in inglese. Se non passi subito, non significa che non sei in grado: molti ce la fanno dopo uno o due tentativi.

Visto di studio

Questa è la parte che manda tutti in panico la prima volta: raccogliere la documentazione per il visto (ammissione ufficiale dall’università, prove delle risorse finanziarie, assicurazione sanitaria... un po’ di tutto). Il sito ufficiale del governo neozelandese spiega passo per passo le richieste — ma se ti sembra arabo, sei in buona compagnia: anche noi ci siamo sentiti così.

Un consiglio vero? Prenditi bene i tempi, leggi più volte, fatti aiutare. Gli errori si possono correggere, ma mettersi avanti evita tanti mal di testa.


Quanto costa vivere e studiare in Nuova Zelanda? E le borse di studio, esistono davvero?

Non giriamoci intorno: la Nuova Zelanda non è economica, soprattutto nelle grandi città. Le tasse universitarie per internazionali sono più alte che per gli studenti locali (di solito almeno 16.000-25.000 NZD all’anno per una triennale, anche di più per un Master), e il costo della vita a Auckland o Wellington può sorprendere chi arriva dall’Italia.

Gli alloggi universitari sono comodi e integrano molti servizi, ma costano parecchio. C’è chi sceglie la “homestay” (cioè vivere presso una famiglia locale), ottima per imparare l’inglese in fretta, ma può non essere la soluzione per tutti (avrai meno indipendenza, e magari orari più rigidi).

Le borse di studio esistono e alcune coprono una parte delle spese — ma sono competitive e spesso si basano sia sul merito che sul bisogno economico. Meglio pensarci per tempo e chiedere subito informazioni quando si inizia l’application.


Come si vive davvero lì? Integrazione, amicizie e qualche spigolo

Il mito: “In Nuova Zelanda sono tutti accoglienti e gentili!” Sì, vero, ma… tieni presente che fare amicizia vera richiede tempo. Gli studenti locali a volte si creano gruppi tra loro, e per gli internazionali sentirsi “un po’ ai margini” è normale almeno all’inizio.

Ma la comunità internazionale è attivissima: club universitari, attività all’aperto, volontariato. Spesso le prime conoscenze si fanno proprio facendo qualcosa di pratico, più che in aula. E se arriva un momento no (succede a tutti: nostalgia, frustrazione con l’inglese, stanchezza) cerca qualcuno con cui parlarne senza filtri. Anche solo sapere che “non sei l’unico” cambia tutto.


Qualche rischio da considerare (meglio saperlo prima)

  • Clima? Variabile. In inverno può fare freddo, soprattutto a sud. Preparati: felpe e giacche sono imprescindibili, lasciati lo spazio in valigia!
  • Distanza. Non solo fisica: 24-30 ore di volo, ma anche fuso orario grosso con l’Italia. Le chiamate a casa vanno organizzate, e la sensazione di essere “lontanissimi” può affiorare, soprattutto all’inizio.
  • Vivere all’aria aperta significa anche… rischi veri. In Nuova Zelanda si fa molto trekking, surf, arrampicata, ma la natura non perdona: sempre meglio informarsi, seguire i percorsi ufficiali e pensarci due volte prima di avventurarsi da soli.
  • Solitudine. La grande bellezza, a volte, può far sentire piccoli e un po’ persi. Non c’è una ricetta magica per questo, ma condividere le difficoltà aiuta sempre.

Q&A: le domande più frequenti (quasi mai fatte a voce alta)

Le università sono tutte ottime, quale scelgo?
La qualità media è alta, ma ogni università ha un suo stile, campus diversi e anche costi diversi. Auckland è città grande e moderna, Otago più studentesca e “da college”, Wellington è capitale creativa. Meglio scegliere in base a cosa cerchi davvero – non solo a ranking e fotine online.

Ce la farò con l’inglese?
In molti iniziano con paura e sbagliano mille volte (letteralmente!). Se la tua base è buona, si impara tantissimo vivendo lì. Alcune università offrono corsi di supporto, non è segno di “debolezza”, anzi. E nessuno si aspetta la perfezione, davvero.

Come si fa a trovare casa?
Non c’è una risposta sola: si può scegliere un alloggio universitario (più facile per i primi mesi), oppure provare subito soluzioni più autonome. I prezzi variano, e le case non sono sempre come te le immagini dalle brochure. Un passaggio che può lasciare spaesati, ma si risolve quasi sempre con un po’ di pazienza e domande giuste (e qualche visita di persona, dove possibile).

Posso lavorare mentre studio?
Sì, il visto di solito permette di lavorare part-time. È un’ottima occasione per migliorare l’inglese e mantenersi un po’, ma conciliare studio e lavoro richiede organizzazione vera. Nessuno ha la formula magica, ci si arriva anche sbagliando e aggiustando il tiro strada facendo.


Ultimi consigli da chi ci è già passato

  • Non sentirti “in ritardo” se parti dopo altri: ognuno ha il suo tempo (e i suoi dubbi sono normali).
  • I momenti di solitudine arriveranno. Parlarne, anche con chi non conosci bene, è la vera svolta.
  • Preparati per qualche scivolone burocratico: un errore in un modulo non è la fine del mondo.
  • Chiedi tutto quello che vuoi prima di partire (davvero, nessuna domanda è stupida).
  • Se hai domande o vuoi solo capire meglio come funziona il processo, Studey c’è. Anche solo per dire “sto avendo un momento di panico: e adesso?”. Siamo dalla tua parte anche dopo l’application, non solo finché ti iscrivi.

Se vuoi parlarne, senza promesse da brochure o soluzioni preconfezionate, scrivici. Ti raccontiamo la verità – quella che avremmo voluto sentire anche noi, prima di partire.

Parliamo del tuo caso specifico?

In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.

Valuta la tua situazione gratuitamente →

Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno

Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.