Viaggio studio in Inghilterra: la guida sincera per chi parte dall’Italia
Scegliere di studiare in Inghilterra vuol dire investire su te stesso, imparare davvero l’inglese, uscire dal comfort di casa e buttarti in un’esperienza che ti cambia, nel bene e nel male. Ma, parliamoci chiaro: non è tutto Instagram e traguardi facili. C’è una montagna di passaggi burocratici, ansia per i visti, il timore di non farcela e lo spettro delle bollette che arrivano prima degli amici nuovi. Se stai pensando di partire, qui trovi una guida pratica — scritta da chi queste domande (e questi errori) li ha già vissuti e ora cerca di aiutare altri a evitare le trappole peggiori.
Perché scegliere l’Inghilterra, senza favole
Studiare in UK non è la “magia che sistema tutto”. Ci sono lati belli e lati scomodi, e nasconderli non aiuta nessuno.
Cose che funzionano davvero:- Università di peso. In giro per il mondo, il titolo inglese ha un certo valore. E i campus sono spesso moderni, pieni di opportunità.
- Inglese sul serio. Parlare e scrivere tutto il giorno in inglese ti cambia. Anche chi parte arrugginito dopo pochi mesi vede i risultati.
- Ambiente internazionale. Amici da ogni continente, corsi pratici, club, progetti extra lezioni… la solitudine c’è, ma se ti butti le occasioni non mancano.
- Stage, colloqui, networking. Le università hanno spesso contatti diretti con le aziende, e i tirocini non sono una leggenda metropolitana.
- I costi fanno paura. Affitto, bollette, spese mediche, tasse universitarie: serve calcolatrice e, a volte, pazienza.
- Il primo anno è uno shock. La nostalgia (anche se non la ammetti), la burocrazia, la cucina che manca, l’inglese “strano”… tutto insieme può stendere anche i più motivati.
- Non è impossibile fallire. C’è chi cambia idea, chi torna, chi si sente fuori posto. A nessuno piace dirlo, ma capita e non è una sconfitta.
Iscriversi: la verità passi dopo passo
Dopo Brexit sono cambiate un po’ di cose. E sì, oggi serve il visto per molti corsi. Ecco cosa c’è davvero da sapere (e qualche trucchetto imparato a fatica):
- Scegli bene il corso, non solo l’università.
Ok guardare ranking come Times o QS, ma scegli quello che ti appassiona davvero e che ti offre poi possibilità concrete. Il nome dell’università pesa, ma se il corso non fa per te, conta poco. - Controlla i requisiti, nero su bianco.
Non fidarti delle voci o dei siti generalisti. Ogni corso ha richieste diverse: voti, certificati di inglese (di solito IELTS almeno 6.0), documenti. Guarda sempre sul sito ufficiale del corso. - Documenti e traduzioni: anticipa i tempi.
Serve la pagella tradotta (fatta bene, occhio!), il personal statement (che non è una letterina motivazionale), reference da un professore, certificato lingua e spesso il CV. Vietato improvvisare. - Application: UCAS o diretta.
Per la triennale c’è UCAS (e le scadenze non perdonano: di solito gennaio). Per master spesso si va direttamente tramite sito dell’università. In ogni caso, ogni dettaglio va curato. - Visto e pre-partenza.
Per corsi lunghi serve lo Student Route Visa. Non sottovalutare le carte richieste: bastano errori banali (nome sbagliato, pagella non tradotta bene) per bloccare tutto. Chiedi aiuto, davvero.
Da non sottovalutare:
Giulia, partita agguerrita per Manchester, si è dimenticata una traduzione dei voti. Risultato? Domanda respinta, settimane perse e ansia inutile. Non succede solo agli “sbadati”: servizi di revisione (anche il nostro) esistono proprio per questi casi.
Quanto costa (davvero) studiare in Inghilterra
Nessuna illusione: i costi sono alti, anche se una buona pianificazione aiuta a non andare nel panico. Ecco qualche cifra per farsi i conti:
- Tasse universitarie: Da 10.000 a oltre 30.000 euro l’anno (2024/2025). Per alcune lauree specialistiche anche di più.
- Affitto: In media tra 7.000 e 12.000 euro l’anno. Londra è ovviamente un pianeta a parte.
- Spese quotidiane (cibo, utenze, materiale): Considera altri 5.000-8.000 euro l’anno.
- Trasporti, tempo libero, extra: Almeno 1.000-3.000 euro.
Totale? Tra i 23.000 e i 53.000 euro a seconda della città, del corso e, onestamente, anche del tuo stile di vita.
E le borse di studio?
Qualcosa c’è, ma spesso copre solo una parte dei costi (tipo mille, duemila euro — non la luna). Occhio anche alle truffe online (“borsa garantita se paghi una quota…”): affidati solo a fonti ufficiali o chiedi a chi ci è già passato.
Gli errori che quasi tutti fanno
- Saltare la parte delle lingue. Chi studia inglese da anni crede che l’IELTS sia facile… ma il test è tutta un’altra storia.
- Personal statement “copiato”. Le università capiscono se ti sei impegnato. Fai raccontare davvero chi sei, non solo perché vuoi “realizzare i tuoi sogni”.
- Decidere solo in base al ranking. A volte i corsi più adatti ai tuoi obiettivi non sono alla “numero uno”. E la città conta, eccome.
- Aspettare troppo. Qui le deadline non sono “alla italiana”: perdi la scadenza, perdi l’anno.
- Vergognarsi di chiedere aiuto. Si pensa sia debolezza, invece spesso farsi affiancare da chi ci è già passato fa la differenza.
Alcune domande (vere) che arrivano spesso
Davvero serve il visto anche se sono italiano?
Purtroppo sì: per tutti i corsi superiori ai 6 mesi serve il visto (“Student Route Visa”). Per periodi più brevi puoi restare come turista, ma non puoi lavorare.
Quanto tempo ci vuole per organizzare tutto?
Muoviti almeno sei mesi prima. Tra documenti, corsi d’inglese, domande, scambi con la segreteria, passa in fretta.
Posso lavorare mentre studio?
Con il visto per studenti sì, fino a 20 ore a settimana durante il corso. Full time solo durante le vacanze.
Le università inglesi sono più “facili”?
No. I ritmi sono diversi: meno esami “scritti”, molto più lavoro autonomo, presentazioni, progetti, responsabilità. Non sottovalutare l’adattamento.
E se sbaglio domanda?
A volte si può correggere, a volte no. In ogni caso rischi tempo, soldi e una notevole dose di frustrazione. Ancora: meglio farsi aiutare.
Una storia vera: Marco, da Milano a Leeds
Quando Marco ha deciso di voler studiare Economia in Inghilterra, sapeva cosa voleva ma non da dove iniziare. “Mi sono fatto prendere dall’ansia”, racconta, “ho quasi fatto tutto da solo, ma poi ho sbagliato la traduzione della pagella e ho scritto un personal statement troppo generico. Solo dopo, grazie a una consulenza, ho capito cosa non andava, ho rifatto il test di inglese e rimesso insieme i pezzi.” Oggi Marco è a Leeds. “Non sentirti in colpa se ti sembra tutto troppo complicato: chiedere aiuto è normale, non sei meno in gamba per questo.”
Dopo questa guida, cosa fare davvero
Leggere articoli aiuta, ma non risolve tutti i dubbi. Se qualcosa non ti torna, o se hai paura di perdere tempo e soldi dietro a burocrazia o passaggi strani, trova qualcuno (noi o altri ex studenti) disposto ad ascoltarti e darti una mano concreta.
Non hai obblighi, non c’è la soluzione magica, ma a volte una chiacchierata chiarisce più di cento tutorial online. Noi di Studey ci siamo — sia per chi è indeciso che per chi ha già mille documenti pronti ma ancora qualche dubbio. Scrivici senza problemi, anche solo per sfogarti. Davvero, non sei solo in questo viaggio.
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