Viaggio studio in scienze della produzione animale: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire
Mettere in valigia la voglia di cambiare aria e imparare qualcosa di nuovo non è sempre facile, soprattutto quando si parla di un viaggio studio all’estero — magari in un campo come quello delle scienze della produzione animale. Sì, ci sono le storie di chi è tornato entusiasta, ma nessuno di solito parla delle ansie, delle difficoltà (e anche delle figuracce) che si fanno lungo il percorso. Può essere un’esperienza che ti apre davvero la testa e le porte sul lavoro, ma bisogna prepararsi bene, senza illusioni.
Perché andare all’estero per studiare scienze della produzione animale?
La risposta facile sarebbe: “Perché così trovi subito lavoro!”. Ma la realtà, come spesso accade, è un po’ più complicata. Studiare scienze della produzione animale fuori dall’Italia vuol dire toccare con mano metodi diversi, vedere come lavorano aziende agricole enormi (oppure piccole ma super innovative), confrontarti con temi come la sostenibilità, l’impatto ambientale, la gestione degli allevamenti… Insomma, ci si sporca le mani sul serio, e si torna con una prospettiva più larga, magari con qualche errore di troppo alle spalle (che in realtà spesso sono la cosa più utile).
Però: è una bella sfida. Non aspettarti una vacanza — ti troverai a studiare, spesso anche a lavorare sul campo, e la fatica si sente, tra orari e ritmi diversi, burocrazie, e l’inglese che ogni tanto ti mette in crisi.
Dove andare? Il dilemma della destinazione
Tutti ti diranno che il Regno Unito è la meta top, ma non è l’unica e nemmeno quella “giusta” per forza. Olanda, Canada, Australia… ognuno ha i suoi vantaggi, e anche dei bei lati scomodi. Giusto per capirci:
- UK: molto tecnologico, ricerca d’avanguardia, stage integrati spesso nei percorsi—ma l’inglese accademico è tosto, e dopo Brexit la burocrazia se la gioca con l’Inps italiano.
- Olanda: super innovazione e attenzione all’ambiente, ma a volte si lavora davvero tanto (e l’olandese non è proprio immediato da imparare).
- Canada & Australia: grandi spazi, aziende enormi, e un mix di regole ferree su sicurezza, orari e permessi. E qui, clima e distanza si fanno sentire.
Occhio anche ai costi: ogni paese ha le sue tariffe universitarie, e la vita quotidiana non è quasi mai economica. Meglio giocare d’anticipo e raccogliere i dati veri su tutto—non solo sulle offerte dei corsi, ma anche su affitti, trasporto e birre al pub.
Cosa serve per partire davvero
Non basta la voglia. Servono soprattutto:
- Requisiti accademici: Chiedi sempre se quello che hai studiato finora è “valido” dove vuoi andare (ogni paese ha regole diverse).
- Livello di lingua: Di solito serve almeno un B2 di inglese, ma se vuoi sentirti tranquillo, meglio allenarsi molto prima di partire.
- Visti e documenti: In Europa è più facile (ancora per poco?), ma per Canada, Australia, UK le pratiche viaggiano a tempi e costi molto diversi.
- Assicurazione: Ci sono paesi in cui ti serve obbligatoriamente, altri dove non chiedono niente—ma comunque, giocare d’azzardo sulla salute, quando vivi all’estero, è da evitare.
Le difficoltà, quelle vere
Te lo diciamo senza filtri: adattarsi non è sempre immediato, e le difficoltà cambiano da persona a persona—ma ci sono quasi sempre. Dal senso di spaesamento per la lingua (“ma avranno capito cosa volevo dire?”), alle prime differenze culturali (“ma davvero qui si cena alle 18?”), alle fatiche vere in azienda o durante gli stage. Il carico di lavoro è spesso alto, e poche volte si trova chi ti spiega tutto passo passo.
Poi ci sono i soldi: non sono solo le rette universitarie, ma anche la vita quotidiana che si somma—magari ti sembra tutto “alla portata”, poi però ti accorgi che i prezzi per mangiare fuori sono il triplo del previsto.
Ultimo, ma non meno pesante: la burocrazia e le regole di sicurezza. Quando lavori con animali (o semplicemente vivi in un paese nuovo), ogni Stato ha le sue procedure. Meglio chiedere troppo che trovarsi nei guai per non aver compilato il “modulo X”.
Consigli spicci che avrei voluto sentirmi dire prima di partire
Questa parte viene da chi c’è passato davvero. Raccogli tutto quello che puoi: referenze, curriculum, lettere degli insegnanti… e poi fatti aiutare a tradurre e sistemare tutto (noi di Studey su queste cose ci siamo—se hai dubbi, chiedi e basta, anche solo per capire cosa manca). Non lasciare all’ultimo la documentazione: spesso le tempistiche sono strette e i selezionatori controllano ogni dettaglio.
Non sottovalutare l’aiuto di qualcuno che conosce il settore (prova a sentire ex studenti, ricercatori, o chiedi direttamente nelle community specifiche: la solidarietà tra chi è all’estero spesso salva).
E se qualcosa va storto, capita più spesso di quanto si pensi. È normale sentirsi spaesati, avere nostalgia (ci sta, nulla di male), o sbagliare qualche mossa all’inizio. L’importante è affrontare tutto con un po’ di leggerezza e, soprattutto, non restare da soli—tutti, prima o poi, hanno bisogno di qualcuno che ascolti e dia due dritte.
E se non fossi del tutto convinto? Alternative possibili
Non partiamo dall’idea che chi non parte abbia “paura”. A volte non è il momento, altre conviene rinviare o cercare un modo diverso di arricchire la propria formazione. Se non te la senti, puoi:
- Seguire corsi online di università estere, magari con progetti pratici (costa meno e hai il confronto internazionale comunque).
- Puntare su tirocini o collaborazioni con aziende estere ma rimanendo in Italia, magari un ibrido con Erasmus.
- Sperimentare con programmi brevi, tipo summer school o scambi accademici: sono meno invasivi ma ti fanno capire se fa per te.
Domande che riceviamo spesso (e risposte oneste)
- Quanto dura un’esperienza di viaggio studio in questo settore?
In media va dalle 4 settimane a un anno accademico, dipende molto dal tipo di programma. - L’inglese deve essere “perfetto”?
No, basta un livello B2, ma non aspettarti che l’accento italiano passi inosservato subito. Meglio iniziare a esercitarsi prima. - Come posso permettermi tutto?
È normale farsi questa domanda. Ci sono bandi, borse di studio e anche finanziamenti, ma vanno cercati (e spesso la concorrenza è tanta). Inizia a informarti con largo anticipo e, se serve, chiedi anche solo consulenza su come muoverti. - C’è un periodo dell’anno migliore per partire?
Sì, soprattutto se vuoi fare esperienza pratica in azienda: informati bene sulle stagioni agricole e i calendari universitari del paese dove vuoi andare.
Se ti stai facendo mille domande, sei nel posto giusto (anzi, normale averne anche di più!). Noi di Studey non ti venderemo soluzioni magiche, ma se hai bisogno di risposte, anche solo per schiarirti le idee o capire che passo fare, ci siamo—anche solo per rispondere su un punto che ti preoccupa. Nessuno parte già sapendo tutto, e va bene così. Prendi il tempo che serve, informati (magari parlando anche con chi c’è già passato), e se vuoi, scrivici: un confronto fa sempre bene.
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