Viaggio studio in scienze della cooperazione internazionale: la realtà (senza illusioni)
Studiare scienze della cooperazione internazionale vuol dire, in pratica, imparare a muoversi in mondi complicati: fra persone e culture diverse, problemi reali e tanta burocrazia – spesso lontano da casa. Un’esperienza di studio all’estero, se la scegli per questo percorso, può darti moltissimo. Ma parliamoci chiaro: non è la soluzione magica né il “colpo di scena” da copertina Instagram che tutti si aspettano.
Se stai pensando di partire per un viaggio studio in questo campo, ecco cosa (davvero) dovresti valutare, senza il filtro delle brochure patinate.
Perché ha senso un viaggio studio in cooperazione internazionale?
Andare all’estero per studiare cooperazione è molto più che accumulare crediti o imparare la lingua: puoi conoscere persone che, come te, sognano di cambiare qualcosa; magari finisci a lavorare in un’organizzazione davvero internazionale o stringi rapporti con ONG locali. La teoria prende forma nella pratica – e spesso questo significa “mettere le mani nel fango”, non solo sedersi in un’aula moderna.
Le destinazioni tipiche? Regno Unito, Irlanda e Olanda vanno fortissimo, ma anche Stati Uniti, Canada, Australia offrono programmi interessanti. Ovviamente ognuna di queste opzioni ha le sue difficoltà e le sue trappole da non sottovalutare.
Come scegliere il “dove” e “come”?
Ti diranno che basta scegliere l’università “migliore”, ma la realtà è che quello che conta è la corrispondenza tra il corso e i tuoi obiettivi. Diritti umani? Sviluppo sostenibile? Progetti di cooperazione? Non tutti i programmi sono uguali: prendi il tempo per spulciare i contenuti delle materie (sì, è una gran rottura di scatole, ma ti salva dai rimpianti).
- Occhio che la laurea presa fuori valga anche qui (o almeno serva davvero al mondo che ti interessa).
- Un tirocinio vero, magari svolto sul campo, insegna più di tanti esami. Chiedi se il corso offre questa possibilità.
- Le spese non sono solo tasse e aereo: la vita costa, e a volte parecchio. Borse di studio? Esistono, ma non sono infinite – e spesso vanno chieste prima di partire.
- La burocrazia può essere un labirinto: prima di tutto controlla le scadenze e i documenti richiesti (visto, assicurazione ecc.).
Le difficoltà di cui (quasi) nessuno parla
Un viaggio studio, specie in questo settore, mette a dura prova. All’inizio ti sembrerà di non capire nulla: dai rapporti con i professori che sono “diversi”, all’approccio ai tirocini (spoiler: spesso tocca arrangiarsi). Le differenze culturali non finiscono in aula – e no, la lingua non è sempre l’ostacolo peggiore. L’inglese serve, ovvio, ma a volte il vero muro è abituarsi a un modo di lavorare o studiare che non ti assomiglia.
Tanti pensano che “andrà tutto bene” se scelgono una città famosa, magari piena di italiani. Ma la solitudine può colpire anche lì – e sentirsi spaesati ci sta, anche dopo le prime settimane. Non è un fallimento, è realtà.
Budget e soldi: un tema da non far finta di niente. Sotto certi tetti “instagrammabili” i prezzi salgono alle stelle e, se non ti informi bene prima, rischi di dover rinunciare a delle esperienze.
Altro punto: non avere paura di cambiare idea. Se arrivi e capisci che il percorso non è per te (o che vuoi tornare), non stai buttando via niente. Mille studenti nella nostra community hanno cambiato strada – e oggi sono felici di averlo fatto.
Come prepararsi senza farsi fregare?
- Parti dal capire davvero cosa vuoi, non da quello che “fa curriculum”.
- Parla con chi ci è già passato – e non solo con chi ti racconta tutto rose e fiori.
- Raccogli le informazioni vere su burocrazia, costi, alloggio: chiedi a Studey se ti serve una mano, ma fallo anche da solo consultando portali ufficiali come “Study in Italy”.
- Non sottovalutare la preparazione della documentazione: CV, personal statement, certificati. Sembra una palla, ma fanno la differenza.
- Se non sei sicuro di partire subito, guarda anche stage online, doppi titoli e altre formule miste. Non è una sconfitta, è prudenza.
Voci dalla community
Un consiglio che sentiamo spesso: trova un tutor o un ex-studente (meglio se italiano, almeno all’inizio)! Avere qualcuno con cui confrontarti sui piccoli/grandi problemi – dalle borse di studio perse al mal di panc… ehm, nostalgia di casa – fa tutta la differenza del mondo. Nessuna esperienza è “perfetta”, ma capitalizzare sulle storie altrui può aiutarti a evitare passi falsi grossi.
Domande che tutti ci fanno (e le risposte senza fronzoli):
- Quanto costa davvero? Impossibile dirlo a priori, perché cambia tantissimo da paese a paese, e anche dalla città. Però puoi già farti un’idea: tra tasse e affitto preparati a cifre anche alte, soprattutto nel Nord Europa o UK. Le borse? Chiedile sempre, ma metti in conto che non sempre arrivano.
- Che lingue servono? Inglese quasi sempre, e più sei preparato meglio affronti la vita di tutti i giorni; francese o spagnolo sono un bell’extra in alcuni percorsi. Non aspettare l’ultimo minuto per migliorare.
- Basta un semestre? Dipende. Un anno ti dà più tempo di ambientarti e approfondire le relazioni (personali e professionali), ma se vuoi provare prima, iniziare con pochi mesi non è sbagliato.
Se sei tra quelli che ci stanno pensando, il nostro consiglio è: fermati, respira e chiedi tutte le informazioni (anche quelle “scomode”) prima di investire soldi e tempo. Se hai bisogno di un confronto – anche solo per sfogare i dubbi – noi ex-studenti di Studey ci siamo: senza prometterti l’impossibile, ma con la certezza che qualcuno che ci è passato e ti ascolta, esiste davvero. E puoi scriverci in qualsiasi momento, anche solo per capire se questo viaggio fa, oggi, davvero per te.
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