Viaggio Studio per Studenti di Architettura: tutto quello che avremmo voluto sapere (prima di partire)
Se stai pensando a un viaggio studio all’estero come studente di architettura, forse ti senti un po’ spaesato – e fidati, lo capiamo. Non è solo una questione di scegliere una destinazione Instagrammabile, ma di riuscire davvero a crescere, vivere qualcosa di diverso, mettere mano a progetti concreti, conoscere altre prospettive. E anche – diciamocelo – sopravvivere alla burocrazia e trovare il coraggio di buttarti.
Qui sotto proviamo a raccontarti, senza filtri, cosa aspettarti, a cosa stare attento, e qualche consiglio che – esperienza diretta – può fare la differenza.
Perché vale la pena partire?
Lo sappiamo: la domanda “Perché studiare architettura all’estero?” sembra la classica domanda da colloquio. Ma sotto sotto va dritta al punto. Ecco le cose che davvero possono cambiare il tuo modo di vedere questa materia (e forse anche un po’ te stesso):
- Prospettive nuove sulla progettazione: Non esiste “un solo modo” di vedere l’architettura. Scavalcare i confini ti costringe, nel bene e nel male, a mettere in discussione quello che pensavi ovvio.
- Tecnologie diverse in ogni paese: Magari qui si usa solo AutoCAD e SketchUp, mentre a Londra tutto il corso è su Revit e Rhino. Spesso ci si scontra con cose nuove, e può essere frustrante. Ma ci si fa.
- Contatti veri, non solo LinkedIn: Devi presentare progetti, partecipare a critiche, magari lavorare con studenti da mezzo mondo. Nel tempo diventa una rete che ti può aiutare anche dopo la laurea.
- Imparare dagli errori: Per molti di noi, il primo viaggio studio è anche il primo vero “fallimento accademico”. Può capitare di non capire tutto, di ricevere feedback duri, di sbagliare. E va bene così. È normale sentirsi fuori posto all’inizio.
Dove andare? (senza filtri)
Qui sotto non troverai l’elenco delle “migliori università al mondo” che sembra uscito da una brochure patinata. Ogni università ha pro e contro. Noi ti segnaliamo le realtà che diversi studenti che abbiamo seguito sono riusciti a vivere con soddisfazione – ma, davvero, non esiste la scelta perfetta:
Stati Uniti | MIT, Berkeley: Livello altissimo, approccio molto pratico. Molta competizione, anche costi decisamente alti. Se ti piace lavorare in gruppo, qui è pane quotidiano. |
Regno Unito |
UCL, Bartlett School: Grande focus su progetto e innovazione, più apertura verso stili diversi. Anche qui, attenzione: il ritmo può essere intenso. Manchester School of Architecture: Spesso più collaborativa e meno “impostata” delle università londinesi. |
Australia | Università di Sydney, Università di Melbourne: Atenei molto internazionali, tanti progetti di gruppo e legame stretto con il lavoro sul campo. |
Irlanda | University College Dublin: Buoni programmi di stage, ambiente un po’ più piccolo e forse anche più accogliente. |
Ognuna di queste mete “funziona” solo se è quella giusta per te. Ragiona serenamente su cosa ti serve davvero: una metropoli gigante dove sparire e reinventarti, o una città più a misura d’uomo? Un corso super pratico o uno teorico? Non c’è una risposta migliore dell’altra.
Cosa ti aspetta, anche se non te lo dicono
Sarebbe bello dirti che è tutto semplice… ma non sarebbe vero! Ecco qualche aspetto pratico che spesso si sottovaluta:
- Costi: Le cifre ballano molto: alcune università chiedono cifre davvero impegnative. Fatti bene i conti (non solo della retta, ma anche affitto, libri, paura di dover lavorare part-time).
- Visto e carte varie: Ogni paese ha regole diverse, a volte sembrano incomprensibili. Calcola di dover raccogliere decine di documenti, e mettiti l’anima in pace: servirà tanta pazienza (se ti possiamo aiutare, ci siamo).
- Inglese (o altra lingua): Nessuno pretende la perfezione, ma almeno un livello base è fondamentale. Spesso, all’inizio, non capire gli altri è normale. Non è colpa tua.
- Paura di non integrarsi: Tutti pensano di essere “gli unici italiani”, poi scoprono che siamo una specie ovunque. Ma può davvero capitare di sentirsi soli – specie i primi mesi. Volersi bene e ritagliarsi i propri spazi aiuta moltissimo. E va bene anche prendersi una pausa ogni tanto.
Organizzare il viaggio senza impazzire (ma mettici la testa)
- Inizia presto: Molti programmi hanno scadenze per application, portfolio e documenti mesi prima. Farsi un piano può evitare parecchi “panico all’ultimo”.
- Chiedi consiglio a chi ci è già passato: Davvero, pochi minuti con uno student ambassador o un ex alunno possono chiarirti le idee più di mille pagine web.
- Non trascurare il lato economico: Tra borse di studio e lavoretti part-time ce la si può fare, ma non è automatico. Chiedi sempre che borse esistono e se puoi candidarti: molte passano inosservate.
- Fai attenzione agli alloggi: Spesso è la fonte n.1 di stress. Conviene vedere tutte le opzioni, dalla residenza universitaria alle stanze in case private.
Q&A diretto (le domande vere che ci fanno spesso)
Come scelgo la destinazione giusta?
Chiediti: dove mi sentirei stimolato, ma non paralizzato dall’ansia? Che tipo di architettura mi interessa davvero? E quale posto potrei permettermi senza diventare matto per lavorare/not studiare?
Cosa cambia tra un’università europea e una americana?
Semplificando: in UK o Irlanda spesso il corso è più concentrato sul design e meno dispersivo, negli USA c’è tanto lavoro pratico e il campus è quasi sempre una “bolla” molto intensa. Gli stili accademici cambiano tanto.
E se ho paura di non essere all’altezza?
Benvenuto nel club. Tutti abbiamo questa paura. Quasi sempre, dopo il primo progetto o la prima critica, il ghiaccio si rompe. E comunque non sei solo, davvero.
Come finanzio tutto questo?
Oltre alle classiche borse di studio ci sono piccoli aiuti (anche solo sconti sull’alloggio, borse di viaggio, etc.) – ma serve spulciare tutte le opzioni. E se qualcosa non è chiaro, chiedi: per esperienza, la maggior parte delle università risponde volentieri.
Se vuoi parlarne con qualcuno che ci è già passato…
…noi di Studey siamo felici di ascoltare le tue domande, anche quelle che sembrano “banali” o troppo personali. Se ti serve un confronto concreto, una dritta per evitare errori banali (che abbiamo fatto anche noi), o semplicemente vuoi capire davvero se è la scelta giusta per te, scrivici. Senza impegno, senza promesse di miracoli. Ci basta sapere che, nel caso, hai una voce amica dall’altra parte.
Buon viaggio – in tutti i sensi.
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