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Viaggio studio per studenti che vogliono imparare l’inglese per la psicologia

Studiare psicologia all'estero offre opportunità uniche; preparati con attenzione, fai domande e non aver paura di chiedere aiuto quando necessario.

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Viaggio studio per imparare l’inglese (davvero) se vuoi studiare psicologia

L’idea di studiare psicologia all’estero ti attira, perché vuoi imparare la materia sul campo — magari in inglese, così apri più porte per il futuro. Però tra il dire e il fare… quanti dubbi, vero?

C’è chi ti dice che “basta andare in UK e torni bilingue”, chi ti spaventa con le tasse universitarie da capogiro, chi fa sembrare tutto un sogno perfetto. Ma la realtà — te lo diciamo da ex studenti passati tra burocrazie, ansie e notti insonni — è sempre un po’ più complessa. E ti capiamo se non sai da dove partire.

Ecco qualche spunto pratico (senza filtri, né slogan) se pensi a un viaggio studio per imparare inglese e psicologia.

Dove andare? Perché la meta... conta (ma non risolve tutto)

Stati Uniti

Sì, alcune università hanno programmi di psicologia famosissimi. E vivere negli USA può cambiare davvero il tuo inglese, non solo quello che usi per passare un test. Il rovescio della medaglia? Documenti, application, costi — se vuoi provarci, mettilo in conto.

Regno Unito

Qui la psicologia è tra i corsi più richiesti — e puoi scegliere tra città giganti e campus raccolti. Attenzione però: vivere qui vuol dire anche scontrarsi con accenti a volte tosti e con una burocrazia che può spaventare se non ci sei abituato. Il clima? Chi dice che non conta non è mai tornato a casa a novembre con le dita gelate… (ma ci si abitua).

Canada

Molto gettonato perché ti permette di respirare aria internazionale (e l’inglese è spesso “più chiaro” rispetto ad altri paesi). Ambientarsi può essere un po’ più facile se ami le città meno caotiche e la gente tendenzialmente gentile. Anche qui, occhio ai requisiti e ai costi: informarsi è fondamentale, altrimenti le sorprese possono essere amare.

Come ci si organizza, senza perdere testa (né soldi)

Scegli il programma giusto (per te, non “in generale”)

Non buttarti sul primo corso che sembra figo: alcuni sono molto accademici, altri più pratici. Molti atenei offrono “pre-sessional courses” di inglese. Non è una bacchetta magica (nessuno torna madrelingua in 6 mesi), ma può aiutarti a rompere il ghiaccio.

Preparati per tempo

L’inglese non si impara in aeroporto. Se parti con una base fragile, prova a ripassare in Italia o online: esistono corsi pensati proprio per chi ha il triplo obiettivo — migliorare la lingua, studiare una materia “seria”, sentirsi parte del gruppo. Occhio che alcuni corsi universitari richiedono TOEFL, IELTS o simili con tutti i documenti annessi — ogni anno vediamo ragazzi che restano fuori solo per un dettaglio.

Fai domande, anche sceme

Nessuno nasce esperto in application: chiedere non è una figuraccia, anzi. Meglio un dubbio oggi, che una crisi di nervi in aeroporto dopo. Non tutte le info si trovano online o sono aggiornate, e i team delle università possono essere lenti; chi c’è già passato può aiutare — e anche noi, per quanto possiamo, lo diciamo senza fare i supereroi.

E la questione “integrazione”? Occhio, non ci sono soluzioni magiche

Fare amicizia, sentirsi a casa, capire la cultura locale: tutta la teoria “partecipa ai club!” va benissimo, ma poi magari il primo mese vuoi solo dormire o ti manca casa. È normale. Prova a non isolarti, anche un “ciao” forzato al coinquilino può aprire mondi. Se ti senti giù, cerca supporto: tutor universitari, counselling, altri italiani… nessuna vergogna. La solitudine non è un fallimento.

I costi? Facciamo due conti

Non esiste una risposta unica: dipende da dove vai, che corso scegli, se punti su una city-top o su una cittadina, se vivi in residence o affitti una stanza, se viaggi spesso o rare volte. Gli USA e il Regno Unito spesso costano di più (tasse + vita), il Canada qualcosa meno in media, ma la variabilità è alta. Meglio fare simulazioni concrete e non affidarsi ai “sentito dire”.

Qualche risposta brutale ma vera

  • Cosa serve davvero per partire?
    Oltre ai documenti, serve voglia di adattarsi. Non è sempre facile, e va bene così.
  • E se poi non mi trovo bene / l’inglese resta un mistero?
    Succede a molti. Non è una sconfitta, anzi: riprogrammare il percorso, cambiare città o ateneo, chiedere aiuto… tutto ok. Si riparte.
  • Consulente sì o no?
    Da soli si fa, ma spesso ci si perde tra scartoffie e tempistiche strane. Studey può dare una mano (ma se la domanda è troppo specifica e non abbiamo la risposta, lo diciamo onestamente).

In sintesi: se punti a studiare psicologia all’estero per imparare l’inglese — fallo perché ci credi davvero, non perché “tutti lo fanno” o per correre dietro alle mode. Ci saranno momenti belli e altri più complicati. Se non sai da dove partire, parlare con chi ci è già passato può fare la differenza. Noi di Studey (ex studenti un po’ stropicciati ma sinceri) ci siamo — niente manuale magico, solo esperienze vere e, dove possiamo, supporto reale. Scrivici, anche solo per un dubbio che ti sembra banale: se possiamo aiutarti, lo facciamo volentieri. Se no, te lo diciamo chiaro.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.