Studiare inglese per l’informatica all’estero: cosa sapere davvero
Se sogni di lavorare nel mondo dell’informatica o della tecnologia, probabilmente già sai che l’inglese è fondamentale, non solo per migliorare il CV ma per riuscire concretamente a leggere documentazione, partecipare a progetti con team internazionali, e anche solo capire quello che scrivono su GitHub o Stack Overflow. È il pane quotidiano di chi vuole programmare, fare ricerca o semplicemente lavorare in un contesto tech.
Però, fare un viaggio studio all’estero non è la “vacanza linguistica” di cui spesso si parla sui social. Qui non si tratta solo di imparare la grammatica delle superiori o fare turismo, ma di costruirti l’inglese che ti servirà davvero davanti a una tastiera, o magari in una call tecnica in azienda. E ci sono un po’ di cose a cui pensare — non sempre semplici, a volte un po’ stressanti, sicuramente diverse da come te le immagini la prima volta.
Perché ha senso investire in un viaggio studio per inglese tecnico (e quando invece no)
L’inglese tecnico, quello usato davvero nell’informatica, non è quello che ti insegnano nella maggior parte dei corsi “general english”: qui si parla di manuali, bug, dev meeting, documentazione piena di acronimi e parole strane. Un viaggio studio “giusto” ti mette a contatto diretto con queste situazioni, ti fa lavorare (magari anche sbagliare) su casi reali, ti abitua all’accento e alle domande veloci dei colleghi.
Ma non tutti i programmi all’estero sono così: molti corsi si limitano a farti ripetere dialoghi standard o ascoltare audio di aeroporto. Ecco perché bisogna selezionare bene. Meglio andare lenti, informarsi e magari partire dopo, piuttosto che buttare via soldi e mesi in un’esperienza che poi ti lascia con le stesse incertezze di prima.
Quale destinazione scegliere? Non esiste la risposta giusta per tutti (e ti spiego perché)
Magari pensi subito a Londra, o agli Stati Uniti perché “la Silicon Valley”. Ma la verità è che ogni paese ha pro, contro, problemi pratici: non solo costi e distanza, ma anche burocrazia, facilità di inserimento, accenti e tipologia di corsi.
Ti faccio un esempio molto schietto:
Regno Unito | Infinità di corsi tecnici e connessione diretta con aziende, ma prezzi spesso proibitivi e, post-Brexit, la burocrazia non è banale. |
Irlanda | Atmosfera internazionale, ambiente “easy”, costi un po’ più bassi, ma meno offerta rispetto al Regno Unito. |
USA | Per molti un sogno, ma tra visti complessi e tariffe universitarie sale il livello di stress e l’esborso economico. |
Canada | Molto ordinato e “friendly”, spesso combinano corsi studio-lavoro, ma tra viaggio e fuso si sente la distanza. |
Australia | Tanto entusiasmo, clima ottimo, inglese molto chiaro, ma anche qui il portafoglio piange (e sei dall’altra parte del mondo). |
Olanda | Più conveniente, corsi buoni, però attenzione che spesso non sono corsi di madrelingua e il taglio informatico può essere più accademico che pratico. |
Come capire se il corso fa davvero al caso tuo (e come non farti fregare)
Lo dico senza mezzi termini: il rischio più grosso è finire in un corso di inglese “adatto a tutti” dove si parla di turismo e shopping. Se vuoi lavorare nell’IT serve qualcosa di preciso, tipo “English for Computer Science” oppure “English for IT Professionals”. Cerca sempre corsi dove:
- Si lavora su terminologia tecnica
- Ci sono esercitazioni su documentazione, presentazioni di progetti, debugging in inglese
- Hai docenti o speaker con esperienza nel settore tech, non solo nell’insegnamento della lingua
- Offrono workshop, team project o casi reali
E occhio alle offerte troppo “furtive” o ai corsi in super promozione: spesso ti ritrovi a pagare per cose che potresti fare gratis con un buon canale Youtube.
I costi veri (e le trappole su cui scivolano in tanti)
Qui arriviamo alla parte dolorosa: budget e burocrazia. Un viaggio studio di qualche mese può costare anche parecchio (tra corso, alloggio, vitto, assicurazione medica, trasporti, ecc). Ogni paese ha i suoi extra e spesso le “piccole spese” si accumulano: fare la spesa in UK è diverso che in Italia, prendere la metro può costare molto, e a volte le sistemazioni “economiche” sono davvero basiche.
Va anche detto che, per alcuni paesi (tipo USA o UK), serve dedicare tempo a documenti, visti, verifiche di requisiti; non è sempre immediato, quindi meglio partire in anticipo e informarsi per evitare brutte sorprese.
Le difficoltà di cui si parla poco (e che, se sai, ti aiutano davvero a prepararti)
Non è tutto wow. Lo shock linguistico e culturale arriva, anche ai più “sveglioni”. Vivere fuori significa adattarsi, magari non trovare subito amici o coinquilini simili, oppure sentirsi frustrati quando non riesci subito a esprimerti nei discorsi tecnici. Può succedere – ed è normale – di sentirsi spaesati, magari nostalgici.
C’è chi, come Marco, ha fatto i primi tre mesi con la paura di parlare in meeting, fino a che, con un corso focalizzato proprio sulle soft skill in inglese tecnico, ha iniziato a lasciarsi andare e a divertirsi davvero. Oppure Sara, che si è trovata a Londra senza un piano per l’alloggio e ha speso una fortuna per una stanza minuscola, ma da quell’errore ha imparato a studiare ogni dettaglio prima di partire.
Cosa puoi fare adesso se vuoi davvero imparare l’inglese tecnico per l’informatica
- Fermati a ragionare: non scegliere la meta “alla moda”, ma informati su che tipo di corso ti serve davvero.
- Chiedi supporto PRIMA di partire, non solo per questioni burocratiche ma anche per capire dove ti senti più a tuo agio e che obiettivi vuoi raggiungere.
- Non fidarti delle scorciatoie: l’inglese tecnico si costruisce con metodo, pazienza e pratica costante — spesso meglio investire su un percorso più lungo e strutturato, magari combinando autoapprendimento e corso all’estero.
- Non avere paura di chiedere aiuto: nessuno nasce “fluente”, tutti hanno affrontato ansia, blocchi e momenti imbarazzanti. Se ti serve qualcuno che ci è passato, noi ci siamo (anche solo per parlare e capire se quello che ti offrono ha senso per te).
Ah, e se vuoi info aggiornate su costi, documenti, visti o anche solo capire quale corso di inglese tecnico ti serve DAVVERO, ti basta scriverci. Da ex studenti che hanno masticato documentazione tecnica alle tre di notte, ti promettiamo solo una cosa: nessuna risposta preconfezionata, ma consigli veri e, quando serve, anche qualche “non so”.
FAQ rapide (le domande che sentiamo tutti i giorni)
- Quanto tempo ci vuole per vedere progressi reali?
- Almeno tre mesi, ma dipende dal punto di partenza e da quanto pratichi davvero con materiale tecnico.
- Serve per forza un certificato (tipo IELTS)?
- Non per tutti i corsi, ma per quelli universitari sì: Studey ti aiuta anche a capire quale certificato e come prepararti.
- Posso lavorare durante il viaggio studio?
- In certi paesi sì, ma serve capire bene le regole e se il tuo visto lo consente (attenzione a non dare per scontato nulla).
- Gli errori più comuni?
- Andare all’estero senza un piano chiaro, pensare che l’inglese tecnico venga da solo, non considerare burocrazia e costi nascosti, iscriversi a corsi troppo generici sperando di “arrangiarsi”.
Se vuoi raccontarci i tuoi dubbi, la tua situazione o anche solo capire se questa strada fa per te, davvero puoi scriverci senza impegno. Non promettiamo effetti speciali, ma quello che sappiamo — dopo averci sbattuto la testa anche noi — lo condividiamo volentieri.
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