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Viaggio studio per studenti che vogliono imparare l’inglese per il turismo

Un viaggio studio per imparare l'inglese nel turismo offre opportunità uniche, ma è importante scegliere con cura il corso e la destinazione giusta.

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Viaggio studio per imparare l’inglese per il turismo: consigli veri e senza filtri

Molti scelgono di partire per un viaggio studio per migliorare l’inglese, soprattutto se pensano a un lavoro nel turismo o semplicemente vogliono sentirsi più sicuri quando viaggiano. Ok, ma cosa succede davvero? E quali sono le cose che nessuno ti racconta prima? Qui provo a raccontartelo senza giri di parole, con qualche consiglio pratico e qualche storia vera di chi ci è passato.

Perché un viaggio studio per il turismo... funziona davvero?

Se punti a lavorare in hotel, agenzie viaggi, ristoranti o a fare esperienze all’estero, l’inglese “scolastico” spesso non basta. Ci vogliono espressioni specifiche, la capacità di gestire clienti da tutto il mondo, capire domande “strane” (fidati: ce ne saranno tante!) e anche solo rispondere con sicurezza senza andare nel panico.

Un viaggio studio ti aiuta a:

  • Sbloccare l’inglese “della vita reale”, non quello dei libri.
  • Abituarti a capire accenti diversi (e nel turismo, ne senti davvero di tutti i tipi).
  • Allenarti con il vocabolario giusto: prenotazioni, reclami, suggerimenti su ristoranti, emergenze.
  • Farti le ossa nell’interagire con le persone – nessuna simulazione batte la realtà.

Che corsi scegliere senza perdere tempo (e soldi)?

Qui bisogna dirlo chiaro: non tutti i corsi sono uguali. Se il tuo obiettivo è lavorare o essere autonomo nel turismo, il corso “standard” di grammatica è poco utile. Invece:

  • Scegli un corso di inglese per il turismo (lo dicono subito sul sito: cerca le parole “English for Tourism”, “Hospitality”, ecc.).
  • Se non hai molto tempo, i corsi intensivi sono una mazzata (tante ore al giorno), ma ti danno una botta di fiducia e velocità.
  • Alcuni programmi offrono anche esperienze pratiche: ti mandano a fare volontariato, tirocinio, a lavorare per qualche settimana. Qui si impara da morire, ma ci vuole anche coraggio: all’inizio ci si sente spesso a disagio (normale!).
  • Vuoi la certificazione? Quella giusta dipende da dove vuoi lavorare, ma spesso IELTS o Cambridge sono richieste (ci sono anche versioni “tourism oriented”, ma informati bene: non tutte valgono per tutto).

Dove andare? E cosa aspettarsi davvero dalle mete “top” per l’inglese

Quasi tutti pensano subito a UK o Irlanda – sono scelte classiche, e hanno senso: si parla inglese davvero ovunque, ci sono scuole/università valide e mille opportunità. Però…

  • Il Regno Unito, dopo la Brexit, è diventato una giungla burocratica se sei cittadino UE.
  • L’Irlanda è un po’ più easy: meno scartoffie e costi (ma non è comunque economica).
  • Fuori dall’Europa? Canada e Australia sono bellissime, però considera il costo del biglietto, della vita, e il fuso (sentirai spesso la nostalgia di casa – non sottovalutarlo).
  • Ricorda: spesso “più famoso” non significa automaticamente “migliore” per te. Alcune scuole super pubblicizzate sono affollatissime e rischi di parlare più italiano che inglese…

I rischi nascosti (ma comuni) nei viaggi studio

  • Spese impreviste: tra iscrizione, libri, assicurazione, alloggio, trasporti, feste, gite… il conto finale è quasi sempre più alto di quello che ti hanno detto all’inizio.
  • Classe troppo grande: tanti studenti = pochi minuti effettivi per parlare inglese. Meglio un corso più piccolo, anche se costa un po’ in più.
  • Nostalgia e solitudine: si pensa “sarà pieno di nuovi amici”, ma capita spesso di sentirsi fuori posto, specialmente all’inizio. Serve tempo per ambientarsi – e sì, è normale anche piangere un po’ la prima sera.
  • Aspettative “instagrammabili” vs realtà: sarà faticoso, a volte frustrante, e non tutto filerà liscio. Ma è proprio così che si impara.

Come possiamo aiutarti – nessuna magia, solo esperienza vera

Studey nasce da gente che queste ansie e fregature le ha vissute sulla pelle, non da un ufficio lontano. Ecco cosa possiamo fare per te, ma senza prometterti favole:

  • Ti aiutiamo a capire se davvero questo percorso fa per te (magari scopri che non è il momento giusto e va bene così).
  • Analizziamo i corsi e le scuole per quello che sono, con pro e contro VERI (se una scuola è affollata, te lo diciamo. Se in una città è difficile trovare casa, idem).
  • Supporto su visti, passaggi burocratici, personal statement… ma anche su come si cambia la SIM o dove fare la spesa economica, se serve!
  • Possiamo metterti in contatto con altri ragazzi che ci sono già passati, per strappare consigli veri e magari, se serve, qualche racconto consolatorio quando l’inglese sembra arabo :)
  • Se c’è qualcosa di troppo complesso (es. ti perdi con le assicurazioni), te lo diciamo senza girarci intorno: a volte serve davvero qualcuno sul posto o un professionista, noi non abbiamo la bacchetta magica.

Storie senza filtri

Marco, 22 anni – Dublino.
Arrivato con un corso “generico” pensava fosse più che sufficiente. Poi si è trovato spaesato: gli chiedevano cose (in reception) che non aveva neppure mai sentito nominare da un prof. Ha cambiato corso, puntando su uno specifico per il turismo e, dopo qualche mese di stage, ora lavora in hotel. “Se avessi scelto meglio all’inizio – dice – avrei risparmiato tempo, ma nessuno mi aveva spiegato davvero le differenze tra i corsi”.

Sara, 19 anni – Inghilterra.
Per tagliare i costi ha scelto la scuola più economica. Peccato che la classe era enorme e i docenti cambiavano di continuo. Si è trovata a tornare a casa dopo tre mesi con meno inglese di quanto sperasse e si è sentita parecchio sola. “Le offerte online sembrano tutte uguali, ma la realtà cambia tantissimo. Consiglio di parlarne con chi c’è già passato prima di scegliere”.

Domande e dubbi che saltano fuori spesso

  • Quante settimane servono per cavarsela bene nel turismo? Diciamo la verità: per capire gli accenti più strani e sentirsi a proprio agio con i clienti ce ne vogliono almeno 8-12.
  • Devo già sapere bene l’inglese per partire? Un po’ sì (almeno livello A2-B1), altrimenti ti perdi già alla prima lezione. Se parti da zero, meglio fare un po’ di autoapprendimento prima.
  • La certificazione… mi serve davvero? Dipende: in certi hotel basta cavarsela, in altri chiedono l’IELTS. Più che la carta però, conta saper fare un colloquio e scrivere una mail in modo chiaro.
  • UK o Irlanda? L’Irlanda per ora è più semplice come procedure, anche se comunque cara. Il Regno Unito offre più scelta di scuole e occasioni, ma la burocrazia stressa un po’ tutti.

Prima di partire, prendi fiato e valuta bene

Lascia perdere chi ti promette esperienze indimenticabili e un inglese perfetto in poche settimane. Qui si parla di impegno, di qualche piccola delusione che però si trasforma in crescita, e di consigli da chi ci è già passato. Non scegliere solo in base al prezzo o alle foto fighe sui siti: domandati davvero cosa vuoi ottenere, per quanto tempo sei disposto a metterti in gioco, e chi può aiutarti davvero se qualcosa va storto.

Se hai bisogno di una mano concreta — dalla scelta della scuola al capire come funzionano i visti, dal trovare qualcuno con cui parlare delle tue paure al semplice sentirsi meno soli — trovi Studey qui. Non abbiamo risposte perfette a tutto e va bene così, ma sappiamo ascoltare e guidarti con trasparenza su un percorso che costa fatica, ma può davvero darti tanto. Come a noi.

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