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Viaggio studio per chi vuole imparare l’inglese in una città universitaria

Scegliere una città universitaria per studiare inglese è cruciale. Considera atmosfera, budget e opportunità per migliorare la lingua prima di partire.

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Viaggio studio per imparare l’inglese in una città universitaria: come scegliere senza farsi fregare

L’inglese lo vogliono imparare tutti, ma il modo in cui ci provano fa tutta la differenza. Un viaggio studio in una città universitaria può darti quello che serve, ma non è la soluzione magica che risolve ogni problema con una settimana di “full immersion”. Esistono scelte più o meno adatte a te, rischi reali da evitare e domande da farsi prima di partire. Qui sotto ti raccontiamo quello che avremmo voluto sapere noi prima di prepararci la valigia la prima volta.


La città universitaria: perché (ma anche perché no)

Andare a studiare l’inglese in una città universitaria significa respirare quell’aria strana di mescolanza tra studenti da tutto il mondo, pub rumorosi la sera e bacheche piene di annunci di ogni tipo. Di sicuro fai pratica, se ti butti. Ma attenzione: ogni città ha un proprio “carattere” e la differenza tra sentirsi accolti o sommersi può essere enorme, a seconda di che tipo sei e delle tue aspettative.

Un punto a favore: le opportunità per parlare inglese fuori dalla scuola non mancano. Dal caffè in uni, alle serate quiz, dalle lezioni ai progetti di gruppo, la lingua si vive molto più che nei corsi estivi “tutto compreso” dove si parla quasi solo con altri italiani. Però — c’è sempre un però — devi anche volerti buttare, perché nessun luogo fa miracoli se la tentazione di restare “tra connazionali” è troppo forte (esperienza personale: a Camden Town una pizza la trovi ovunque, così come amici italiani nuovi di zecca).


Scegliere la città: quale, se vuoi davvero migliorare

Ogni meta ha pro e contro veri, non quelli che trovi sulle brochure patinate. Ecco un esempio di come li viviamo noi:

  • Londra (UK): È uno dei centri del mondo, le scuole sono ovunque, la città è iper-internazionale. Sì, costa tanto — non solo la scuola, ma pure un panino a pranzo — e devi davvero impegnarti se vuoi evitare la “comfort zone italiana”.
  • Edimburgo (UK): Più piccola, più tranquilla, studenti ovunque. Clima scozzese, cioè: ombrello d’ordinanza, ma per tanti è perfetta se si cerca un ambiente meno frenetico.
  • Dublino (Irlanda): Accogliente, giovane, più economica di molte città UK. Lingua pulita ma il tempo è quello che è e le scuole di super livello sono poche.
  • Amsterdam (Olanda): Si parla inglese meglio che in tante città UK, ma… rischi di arrivare e trovarti circondato da expat e italiani, senza mai allenarti davvero.
  • Boston, Toronto, Melbourne: Il famoso “salto nel mondo anglosassone” con la qualità top delle scuole, ma tra visti, voli, burocrazia e costi si tratta di un progetto da pianificare bene e non per tutti.

Più che scegliervi la città perfetta, qui il consiglio spassionato è: chiediti davvero che atmosfera vuoi, che budget hai, quando ti sentirai “a casa” e cosa puoi sopportare (tra clima, distanza, lingua parlata per strada, ecc.).


Il corso: non tutte le scuole sono uguali (e non c’è niente di male a chiedere info dettagliate)

Lascia perdere le promesse tipo “corso super intensivo da 100 ore a settimana”… quello che conta sono:

  • Le ore di vera lezione fatte in gruppo piccolo (più siete, meno impari, fidati);
  • Le attività extra (seminari, laboratori, uscite: sono quelle che fanno la differenza sull’inglese “vero”);
  • Personalizzazione (nei corsi one-to-one si torna davvero a casa migliorati, ma costano).

E poi guarda la struttura del corso: c’è spazio per il confronto pratico, o solo grammatica da libro? C’è possibilità di parlare con studenti locali? Quanti sono per classe? Chiedilo nero su bianco, non farti scrupoli.


Burocrazia, costi, alloggi: la parte meno figa (ma fondamentale)

Ne parliamo poco perché sembra noiosa, ma qui spesso si inciampa.

  • Visti e documenti: Ogni destinazione ha le sue regole, che cambiano periodicamente. Occhio soprattutto a USA, Canada, Australia.
  • Requisiti di lingua: A volte serve già un livello minimo (B1 di solito), controlla prima di pagare l’acconto.
  • Costi “nascosti”: La scuola costa X, ma tra assicurazione, libri, trasporti, alloggio, la cifra cresce. Chiedi sempre la lista spese completa.
  • Alloggio: In famiglia pratichi l’inglese nella quotidianità, ma può essere “impegnativo” se non vai d’accordo. Residenze studentesche: più libertà, ma rischio di fare “gruppetto nazionale”. Alloggio privato? Spesso complicato, occhio alle truffe.

Due storie vere (non di supereroi)

Marco, 19 anni, Edimburgo:
“L’idea di vivere in Scozia mi attirava un sacco, lodato da chi c’era già stato per l’ambiente e la gente. Il primo mese però è stato più tosto del previsto: lingua più dura, clima che non aiuta, e una solitudine che non pensavo di provare. Alla seconda settimana di attività extra (una caccia al tesoro strana per la città) ho finalmente fatto amicizia. Adesso non mi vedo in nessun altro posto, ma non bisogna sottovalutare lo shock dell’inizio.”

Giulia, 24 anni, Toronto:
“Ho scelto Canada per cambiare tutto, ma non avevo idea di che visto servisse. Ho seguito il consiglio frettoloso di un’agenzia, ho dovuto rimandare la partenza e ci ho perso pure un bel po’ di soldi tra visti sbagliati e alloggi bloccati troppo presto. La trafila è pesante, ma ora che l’ho vissuta consiglio: sentitevi sempre liberi di fare mille domande, anche sceme. Chi è già passato di qui capisce al volo quando stai mettendo un piede in fallo.”


Domande BT (Before Trip): Quello che molti non chiedono

  • Quanto tempo ci vuole per “parlare davvero” inglese?
    Dipende moltissimo da te, dal tuo punto di partenza e da quanto tempo sei disposto a “uscire dalla zona di comfort”. Magari in un paio di mesi parli meglio, ma diventare davvero sciolti richiede spesso almeno un anno.
  • Conviene stare in città piene di italiani?
    Se hai molta paura della solitudine, può essere un’ancora. Ma se vuoi fare il salto di livello, “staccarti” dagli italiani a volte è necessario. Trova un equilibrio tuo.
  • Lavorare mentre studi: si può?
    In UK e Irlanda, per cittadini EU, spesso sì (part-time). In Canada/Australia/USA le regole sono più strette, e il visto giusto è una giungla: non deciderlo all’ultimo.
  • Come si trova la scuola davvero valida?
    Recensioni reali (no solo quelle perfette sul sito della scuola), gruppi Facebook, chiedi nomi di ex studenti. Non tutte le scuole sono uguali, ma nemmeno lo stesso corso va bene per tutti.

Cose che abbiamo visto accadere… e come evitarle

  • Sentirsi isolati è normalissimo, soprattutto i primi giorni. No, non vuol dire che hai sbagliato tutto.
  • Le scuole “miracolose” esistono solo nelle loro pubblicità: prendi il tempo di informarti.
  • Spese extra che si materializzano magicamente: occhio alla voce “non incluso”.
  • La burocrazia affatica chiunque, ma se inizi presto e chiedi a chi c’è già passato è tutto più gestibile.

Hai mille dubbi? Non sei solo.

Un viaggio studio può essere una vera svolta, anche perché si cresce — e si inciampa — come succede nella vita vera. Se vuoi non trovarti da solo a prendere decisioni che pesano, chiedici pure tutto quello che vuoi: senza filtro, senza promesse impossibili, anche solo per sfogarti (fidati, succede più spesso di quanto immagini).

Studey nasce proprio perché prima siamo stati studenti anche noi. Siamo qui per accompagnarti, non solo per farti iscrivere. Se possiamo aiutarti a scegliere o anche solo a capire da dove cominciare, scrivici: condividiamo quello che abbiamo imparato, errori compresi. E se una risposta non ce l’abbiamo, te lo diciamo chiaro.

Perché nessuno merita di sentirsi smarrito, nemmeno durante il viaggio studio dei sogni.

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