Viaggio studio in una città giovane: cosa sapere davvero (prima di partire per imparare l’inglese)
Se stai pensando di imparare l’inglese all’estero e ti immagini già in una città piena di studenti e locali dove si parla una “lingua viva”, sappi che è una scelta che molti hanno fatto prima di te — e non è sempre tutto rose e fiori. Da ragazzi passati attraverso ansie e colpi di scena più che qualche brochure patinata, abbiamo raccolto quello che avremmo voluto leggere davvero, senza filtri.
Perché una città giovane può fare la differenza (ma non è la soluzione magica)
Andare in una città “giovane” — universitaria, con gente della tua età e studenti da tutto il mondo — sicuramente ti mette in condizione di sentire inglese vivo, fuori dall’aula. Ma non pensare che basti il clima dinamico: le città così hanno ritmi e prezzi spesso imprevedibili, e l’entusiasmo iniziale può essere seguito da insicurezze (tipo “come faccio amicizia?”) che nessun dépliant racconta.
- Il costo della vita: città piccole sembrano più abbordabili, ma non sempre gli alloggi sono tanti o di qualità. Inutile girarci intorno: qualche sacrificio sui comfort a volte serve.
- Lavorare mentre studi: occhio a non dare per scontato che si possa lavorare sempre e ovunque o che trovare un part-time sia facile come sembra su alcuni siti.
- La scuola giusta esiste?: No, non esistono solo scuole perfette per tutti. Leggi recensioni, cerca referenze, chiedi a chi ci è già passato (se vuoi, abbiamo contatti da mettere a disposizione).
- Servizi veri per studenti stranieri: Se sei uno che va un po’ in palla davanti alle scartoffie, informati prima se ti seguono davvero o se sei (di nuovo) da solo con la burocrazia.
Alcune città che tornano spesso nelle storie degli studenti italiani
Ti lasciamo qualche spunto pratico (non è la classifica definitiva, ma il frutto di tanti racconti ascoltati):
- Dublino: Energia alle stelle, multiculturale, scuole di ottimo livello. Il contro? I prezzi sono alti e, per chi ama il sole, il clima non è proprio socievole.
- Edimburgo: Stupenda per chi vuole eventi, storia, festival, “un’atmosfera che ti fa sentire in un film”. Ma trovare casa può essere un bagno di sangue (economico) e non tutti gli scozzesi ti accolgono a braccia aperte appena arrivi.
- Bristol: Vera città creativa, giovane e meno “mainstream”; i costi meglio che a Londra, ma serve informarsi: alcune scuole sono piccole e con poche opzioni.
- Leeds: Un nome meno “esotico”, ma ambiente super internazionale, ottimo rapporto qualità/prezzo. Unica pecca: in inverno il meteo non aiuta molto l’umore.
- Brighton: Perfetta per gli estivi, mare, locali, giovani dappertutto. Però costosa (soprattutto da giugno in poi) e trovare una stanza last minute è una sfida.
La scelta del corso: non solo l’orario delle lezioni
Sembra banale, ma tantissimi partono senza sapere davvero cosa li aspetta. Ecco le domande che ci sentiamo fare più spesso (e che conviene porsi):
- Il corso è ufficialmente riconosciuto? Certificati veri e insegnanti preparati fanno la differenza.
- Prezzi bassi, ma poi? Dietro il prezzo spesso si nascondono aule strapiene e poco supporto extra; non affidarti solo al costo.
- Quanti studenti per classe? Parlare inglese davanti a 20 sconosciuti è difficile per tutti, ma in classi troppo numerose si rischia di parlare poco.
- C’è supporto oltre le lezioni? Attività, tutoraggio, sportelli di ascolto sono la vera “rete di salvataggio” nelle prime settimane.
Prima di partire: la checklist che ci ha salvati (davvero)
Prepararsi prima è noioso, ma fondamentale. Ecco da dove partire:
- Documenti: Passaporto/carta d’identità aggiornati, assicurazione sanitaria (spesso obbligatoria), verificare i requisiti di ingresso (sì, anche se sei UE a volte serve un passaggio in più).
- Budget realistico: Conta tutto: corso, alloggio, cibo, abbonamento trasporti e qualche uscita (e anche gli imprevisti, tipo la cauzione che non ti restituiscono subito).
- Shock culturale: Pensaci: cos’ha di diverso la vita lì? Meglio informarsi prima sulle abitudini (gli inglesi sono gentili, ma se entri in casa con le scarpe non sempre lo gradiscono!).
- Fare rete prima di arrivare: Scrivere a chi ci è già stato, trovare gruppi online o sentire Studey può dare un enorme boost a sicurezza e umore.
I rischi veri (e qualche scappatoia)
Lo diciamo onestamente: non sempre va tutto liscio. Ecco alcuni problemi comuni — e come li abbiamo affrontati, senza ipocrisie:
- Senso di isolamento: Se sei fra pochi italiani, il rischio di sentirsi “marziani” c’è. È faticoso ma a volte accelera davvero l’inglese.
- Crisi per distanza/famiglia: Sì, capita a tutti. Ma spesso scrivere, parlarne o trovare altri nella stessa barca aiuta più di mille chiamate via Zoom.
- Dritte per evitare fregature: Se una casa sembra “troppo bella per essere vera” a poco prezzo, probabilmente non esiste (o è una stanza in un seminterrato con muffa, lo diciamo per esperienza).
- Scuole poco serie: Ci scrivono ogni anno ragazzi che si sentono “in vacanza studio” ma imparano poco: attenzione alle scuole che puntano più a far socializzare che a insegnare la lingua. Meglio una settimana in meno ma ben fatta.
Qualche domanda tipica che riceviamo (e risposte sincere)
-
“E se non parlo bene con i madrelingua?”
La prima settimana fa paura a tutti. Prima passi? Podcast, serie tv sottotitolate, corsi base già da casa e zero paura degli errori: più ne fai, meglio impari. -
“Come trovo alloggio senza sorprese?”
Mai affidarti solo al passaparola social. Chiedi sempre canali ufficiali delle scuole o di università, o chiedici una mano (un paio di “trappole” le abbiamo già viste e ci teniamo a evitare che ti ci trovi tu). -
“Quanto serve per vedere miglioramenti veri?”
La verità: meno di tre settimane sono una bella “botta di entusiasmo” e poco più. Per davvero, almeno da 4-6 settimane in su. Ma, se serve iniziare con meno, va bene lo stesso: ognuno ha i suoi tempi.
In conclusione: scegli con la testa, non con la FOMO
Partire per un viaggio studio in una città giovane può cambiare la vita e il modo di parlare inglese, ma non è un “salto nel vuoto” da fare a occhi chiusi. Più sei onesto con te stesso all’inizio (su paure, budget, aspettative…), meglio vivrai tutto il resto. Vuoi un consiglio personalizzato, o hai dubbi che nessuno sembra mai affrontare? Scrivici — a Studey ci sono passati tutti: nessuna domanda è “stupida” o fuori luogo.
Meglio una domanda prima che una brutta sorpresa dopo. E se vuoi solo leggere altre esperienze vere prima di decidere, sei il benvenuto.
Preparati, informati e poi buttati — ma sapendo che, sì, non sarai solo a sbrigare le rogne né a goderti i progressi.
Parliamo del tuo caso specifico?
In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.
Valuta la tua situazione gratuitamente →Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno
Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.