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Viaggio studio per chi vuole fare volontariato ambientale

Partire per un viaggio studio con volontariato ambientale è un'esperienza trasformativa, ma richiede preparazione e consapevolezza delle sfide che ci attendono.

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Viaggio studio e volontariato ambientale: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire

Se l’idea di partire per un viaggio studio che unisce studio, avventura e volontariato ambientale ti attira, sappi una cosa: è un’esperienza che può cambiare davvero la prospettiva, ma va affrontata con i piedi per terra. Sotto la patina “green” e internazionale, ci sono aspetti pratici, sfide e anche qualche scomodità di cui spesso si parla troppo poco. Qui trovi quello che non ti scriveranno mai nelle brochure, ma che chi c’è già passato ti consiglierebbe senza peli sulla lingua.


Che cos’è, davvero, un viaggio studio con volontariato ambientale?

Non stiamo parlando di una vacanza né di un semplice corso d’inglese. In questi programmi vai all'estero (o resti in Italia, volendo) per studiare e contemporaneamente lavorare su progetti concreti per la natura: proteggere una riserva, aiutare animali in difficoltà, ripulire spiagge o sensibilizzare le comunità locali. Si può trattare di una summer school, un gap year, un tirocinio, un’esperienza breve o un intero semestre. Ti porti a casa più consapevolezza, qualche callo sulle mani, un inglese migliore – e tanta fatica che però alla lunga ripaga.


Come scegli (davvero) il programma giusto per te?

Qui bisogna essere onesti: esistono programmi belli e altri… molto meno. Alcune domande che ti conviene farti:

  • Quanto tempo puoi investire?
    Ci sono esperienze di due settimane e altre da sei mesi. Non scegliere sulla scia dell’entusiasmo: le cose migliori arrivano se hai tempo e energia da dedicare.
  • Quanto costa, per davvero?
    Spesso ci sono quote di iscrizione che non coprono tutto. Volo, assicurazione, visti, pasti extra possono diventare una spesa imprevista. Fai i conti con calma e chiedi sempre dettagli – se non te li danno, qualche campanello dovrebbe suonare.
  • L’organizzazione è seria?
    Cerca realtà che lavorano da anni, che rispondono in modo chiaro, dove trovi referenze veri (magari ex partecipanti italiani). Se manca trasparenza, passa oltre.
  • Questa esperienza serve anche per il tuo futuro?
    Se ti interessa aggiungere qualcosa al CV, capire se viene riconosciuta dall’università può fare la differenza. Non dare nulla per scontato: se hai dubbi, chiedi.

Quali destinazioni sono più scelte (e perché)?

Tanti partono per UK, Irlanda, Olanda, Canada, Australia. Sì, perché lì ci sono programmi ben organizzati e spesso l’approccio alla tutela ambientale è avanti anni luce. Attenzione però:

  • In qualche paese serve un inglese decente, e non basta “saperlo a scuola”.
  • I visti cambiano in base alla durata dei soggiorni: informati per bene se vuoi restare oltre i classici 90 giorni.
  • La cultura può stupire o spiazzare: i ritmi, le aspettative, perfino lo humour sono diversi. Serve apertura mentale — e se capita qualche momento di nostalgia, è normalissimo.

Volontariato ambientale all’estero: perché non è solo “fare qualcosa di buono”

In tanti partono pensando che sia solo un modo per aiutare. In realtà, si lavora (abbastanza). Spesso è una vita comunitaria, lontana dal comfort. Gli orari sono intensi, si fanno turni anche brutti (sveglie presto, meteo incerto, lavori fisici).
Poi c’è la sera, quando torni stanco, magari scombussolato, e vorresti solo parlare nella tua lingua… ma non sempre puoi. Per qualcuno è stimolante, per altri frustrante: sappi che è normale sentirsi fuori posto all’inizio, l’adattamento richiede tempo.


Cosa rischi se non ti informi abbastanza?

  • Costi extra: viaggi interni, attrezzatura, zaini, medicine. Nulla di eccessivo, ma meglio esserne coscienti prima di trovarsi a dover chiamare casa perché i soldi non bastano.
  • Progetti poco utili: purtroppo il mondo del volontariato ha anche programmi improvvisati, dove si rischia di passare il tempo a fare cose poco significative (o, peggio, a pagare per aiutare chi non ne ha davvero bisogno).
  • Solitudine: non sempre ci si integra subito – se sei timido/a, mettilo in conto, ma non demordere: col tempo si crea una piccola famiglia.

Due storie vere (e quello che ci hanno insegnato)

Marco, 22 anni, si è buttato su un volontariato in Irlanda. Pensava di cavarsela, ma all’inizio è stato uno shock: inglese pieno di accenti, gruppi già formati, fatica a trovare il suo spazio. "Poi ho iniziato a parlare anche se avevo paura di sbagliare", racconta. "E ho imparato più cose nei momenti di difficoltà che durante i corsi."

Sara, 19 anni, puntava all’Australia – ma il programma si è rivelato costoso e poco chiaro. Ha cambiato rotta e scelto l’Olanda: meno “avventura”, più qualità della formazione e stage veri nelle aziende green. “Nessun rimpianto, anzi – ora ho contatti utilissimi per il futuro,” dice.

Cose che accomunano entrambi: la fatica di ricominciare da zero e la soddisfazione di farcela, un po’ per volta, a modo proprio.


Come possiamo aiutarti noi di Studey

Noi di Studey ci siamo passati, conosciamo i rischi e le domande che fanno venire mal di testa. Ti aiutiamo su cose concrete:

  • Rivediamo pagelle, personal statement o CV senza fare promesse impossibili;
  • Ti aiutiamo nell’application, senza pressioni, e valutiamo insieme il corso più in linea con chi sei e cosa vuoi davvero;
  • Possiamo metterti in contatto con nostri ex studenti che hanno fatto il tuo stesso percorso (se vuoi sentire la verità senza filtri);
  • Se ci sono dubbi burocratici, sulle opzioni migliori (o su cosa NON scegliere), ce lo dici e ti aiutiamo a trovare una risposta vera — e se non ce l’abbiamo subito, te lo diciamo onestamente.

Rispondiamo alle domande che fanno tutti (anche se sembrano banali)

Serve l’inglese perfetto?
No, perfetto mai. Serve saper comunicare e non avere paura di farsi correggere. Alcune scuole chiedono un certificato, altre si accontentano di una prova o di una chiacchierata a voce.

Posso ottenere crediti universitari?
Dipende della struttura del programma. Qualcuno offre certificati, altri no: conviene chiedere alla tua università prima di partire.

Ci sono spese impreviste?
Quasi sempre sì: piccoli trasporti, polizze, cene fuori, magari qualche attrezzatura. Non sono cifre da capogiro, ma meglio non farsi trovare impreparati.

Vale la pena puntare fuori Europa?
Solo se ti interessa davvero conoscere una cultura diversa, migliorare l’inglese e investire di più sia emotivamente che economicamente. L’Europa è più semplice per costi e distanza, ma dipende dalla tua voglia di metterti alla prova.


Se hai mille dubbi, scrivici pure. Non abbiamo la bacchetta magica, ma almeno troverai un gruppo di ex studenti che ce l’ha messa tutta e può raccontarti come stanno davvero le cose — senza filtri, senza giri di parole, senza mai promettere “la soluzione perfetta”, ma con una voglia concreta di aiutarti a partire col piede giusto.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.