Perché (davvero) scegliere un viaggio studio se vuoi fare amicizia internazionale
Se hai in testa un viaggio studio solo per migliorare l’inglese o aggiungere una riga al CV, setta bene le aspettative: c’è molto di più in gioco. Fare un’esperienza all’estero – che sia per pochi mesi o un anno intero – significa buttarsi in mezzo ad altre persone che probabilmente non ti assomigliano, che parlano, pensano e vivono in modo diverso da te. E qui si gioca la partita vera: imparare a conoscere il mondo attraverso chi lo abita.
Amicizie internazionali: come si creano (senza filtri)?
È dura spiegare a chi non l’ha vissuto quanto cambi la percezione che hai delle persone e di te stesso, quando dall’altra parte del tavolo c’è qualcuno con abitudini e storie completamente diverse. Fare amicizia durante un viaggio studio non succede automaticamente. La scuola o l’università possono metterti nel contesto giusto, certo, ma il passo in più sei tu a doverlo fare.
Aspettati qualche difficoltà:
- La lingua, all’inizio, pesa. Che tu parta con un inglese scolastico o fluente, il primo vero scoglio spesso è capire le sfumature, i modi di dire, e gestire la frustrazione quando la battuta di spirito non viene capita oppure tutto va troppo veloce.
- Le differenze culturali non sono solo folklore. Per esempio, in certi paesi andare dritto al punto è la norma, mentre altrove bisogna girarci intorno prima di chiedere quello che si vuole – e questo si riflette anche nel fare nuove conoscenze.
- Un po’ di solitudine può colpire, specie nei primi tempi. È normale. Molti all’inizio trovano più semplice legarsi con altri italiani, o comunque con chi parla la propria lingua.
Cosa funziona davvero per fare amicizia all’estero (e cosa molto meno)?
Ti diciamo quello che avremmo voluto sentirci dire:
- Non puntare tutto sulle aule. Le conoscenze vere spesso si fanno fuori dalle lezioni, durante cene improvvisate, gruppi studio in biblioteca, uscite di club o associazioni sportive.
- Se puoi, scegli la residenza universitaria o la famiglia ospitante. Non sono esperienze sempre “facili”, ma ti obbligano ad aprirti e ti ritrovi a condividere piccoli pezzi di quotidianità dalla colazione ai pigiama party improvvisati.
- Prendila con curiosità, non con ansia sociale. Se qualcuno fa una cosa stranissima secondo te, chiedilo esplicitamente (“Ma da voi si fa sempre così?”). Spesso non immagini quante chiacchierate e risate possano partire da questi dettagli.
- Sii onesto: se non ti senti mai a tuo agio, niente panico. Parlane con i tutor, chiedi supporto. Tanti si vergognano, invece è proprio il momento giusto per non chiudersi. Da Studey – per esperienza – abbiamo imparato che anche semplicemente parlarne fa già la differenza.
Dove si fanno più facilmente amicizie internazionali?
I grandi centri universitari del Regno Unito, degli USA, dell’Olanda, dell’Irlanda e dell’Australia sono pieni di studenti da tutto il mondo, quello è innegabile. Però a volte proprio le realtà più piccole danno modo di legare più a fondo (perché in una grande città, se non ti fai avanti, rischi di sentirti solo in mezzo a tanti). Fai caso: città universitaria sì, ma anche attenzione a quanto è seguita la comunità internazionale, che tipo di attività extra-curriculari organizza la scuola, se ci sono mentor o progetti di buddying… Insomma, non guardare solo la brochure o la top ten dei ranking.
Esempi senza censura (direttamente dai nostri Studeyers)
C’è chi parte già con la lista delle “amicizie da fare” salvata su Instagram, ma poi la realtà è diversa: spesso i primi con cui si lega sono connazionali. E va benissimo così, non bisogna sentirsi “meno internazionali” per questo. Un ragazzo che abbiamo seguito in Irlanda ci ha raccontato che solo dopo essersi buttato in un torneo di calcio misto ha cominciato a uscire anche con studenti francesi, tedeschi e cinesi. Un’altra, a Londra, ci scriveva che dopo due settimane in famiglia ospitante ha imparato più “nuances” dell’inglese mangiando torta fatta in casa che in tutte le lezioni.
Ma… e se ci si sente tagliati fuori?
Onestamente: partire senza una minima preparazione linguistica e senza aver mai sperimentato ambienti multiculturali può essere più tosto di quello che raccontano. Non c’è niente di male a fare prima un’esperienza locale (magari scambi linguistici o attività in città) per testare le proprie forze. Partire “a freddo”, magari solo perché tutti lo fanno, rischia di portare più ansia che altro.
Domande che ci fanno sempre
E se non trovo amici?
Capita. Soprattutto all’inizio. Gli studenti internazionali ci mettono un attimo – e anche noi italiani a volte ci chiudiamo nei nostri gruppetti. Non è un “fallimento”: cerca attività che ti mettano in gioco, e non pensare che tutto debba succedere nelle prime due settimane.
Si può rompere il “circolo chiuso” degli italiani?
Sì, anche se è faticoso. Iscriviti anche a una sola attività club/sportiva. In classe, cerca compagni di altre nazionalità per i lavori di gruppo. Piccole cose che però funzionano.
Conviene partire per un corso breve o lungo?
Dipende da te: chi è molto introverso a volte ha bisogno di più tempo per “sbloccarsi”. Nei corsi lunghi c’è più tempo per legare, ma anche in pochi giorni si possono piantare semi, se si è attivi.
E se rimango bloccato?
Parla! Davvero, tu che stai leggendo: parlare con un advisor, con Studey, o con un mentor locale spesso scioglie il ghiaccio dove da soli non ce la si fa.
No, non esistono ricette magiche per fare amicizia in viaggio studio. Però ci sono contesti (e trucchi) che aiutano, e sì – qualche delusione di tanto in tanto fa parte del pacchetto. Se vuoi parlarne con qualcuno che ci è passato, anche solo per avere due dritte senza giudizi, sai dove trovarci. Nessuna promessa, solo supporto vero.
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