Studey

Viaggio studio con programmi di volontariato internazionale

Un viaggio studio abbinato a volontariato offre l'opportunità di apprendere, crescere e contribuire, ma richiede anche preparazione e consapevolezza sulle reali aspettative.

Hai domande su questo argomento?

Prenota una call gratuita con un nostro advisor

Prenota Ora →

Viaggio studio e volontariato internazionale: cosa devi davvero sapere prima di partire

C’è chi pensa al viaggio studio come a una parentesi tutta aule, libri di testo e qualche uscita la sera. E poi ci sono studenti che vogliono di più: magari imparare una lingua, ma anche dare una mano, buttarsi in qualcosa di concreto, sentirsi utili e cambiare aria, dentro e fuori. È qui che entra in gioco l’idea di un viaggio studio abbinato a un programma di volontariato internazionale.

Te lo diciamo subito: non è né la soluzione a ogni problema, né un’impresa impossibile. Vale la pena? Dipende da te, da cosa cerchi, e — soprattutto — da quanto sei disposto a metterti in gioco davvero. Qui trovi un po’ di riflessioni (pratiche e senza giri di parole) basate sull’esperienza di chi c’è già passato.


Prima di tutto: di cosa si parla davvero?

Un viaggio studio con volontariato internazionale, in soldoni, è una formula che unisce corsi (di solito di lingua, ma non solo) e attività pratiche all’interno di progetti sociali, ambientali o educativi. Può durare dalla classica estate tra liceo e università, a diversi mesi — dipende dall’ente che lo organizza e da quello che scegli tu.

Spesso si pensa sia roba da curriculum, ma la verità è che ti porta a imparare un sacco sul campo: dentro una scuola in Tanzania, in un rifugio per animali in Costa Rica, a sistemare spiagge, oppure a supportare attività in centri per rifugiati. Non tutto è “instagrammabile” o poetico — preparati anche a qualche giornata di fatica vera.


I lati positivi (ma reali, non patinati)

  • Pratichi la lingua “sopra la pelle”: è diverso dover comprare un biglietto dell’autobus per la classe di inglese o spiegare a una signora del posto come funziona il laboratorio di riciclo che stai organizzando. Quando parli e lavori con persone local, la lingua ti entra davvero in testa.
  • Crescita vera, non sulla carta: ti trovi ad affrontare problemi veri, persone reali, situazioni che (spesso) nessun libro ti può anticipare. Adattarsi, inventarsi soluzioni, lavorare con persone di idee e vissuti completamente diversi dal tuo: queste sono le famose “soft skills”.
  • Gente che resta: su alcune amicizie nate così ci puoi scommettere. Ogni tanto può essere solo una chat WhatsApp che dura qualche mese, ma altre volte sono connessioni che aprono strade per il futuro (lavoro, altre esperienze, idee nuove).
  • Ok, anche il CV: che tu ci creda o no, qualche selezionatore ti chiederà “Raccontami di quell’esperienza di volontariato in Vietnam…”. Non ti cambia la vita, ma fa la differenza rispetto a chi non ci ha mai provato.

Non tutto è oro: cose che sarebbe meglio tu sapessi

  • I costi non finiscono mai su una brochure: non c’è solo il volo, la quota d’iscrizione o la retta del corso. A volte si paga una fee per il “placement” nel progetto, l’assicurazione (fidati, serve!), vitto, alloggio, trasporti. Informati fino allo sfinimento, chiedi dettagli a chi ha già partecipato e non fermarti alle promesse.
  • Non tutti i progetti sono utili o etici: cresce il fenomeno del “volontourism”, cioè viaggi che sulla carta sembrano salvare il mondo ma che in pratica rischiano di essere più turistici che altro. Fatti spiegare bene quali attività potrai realmente svolgere, chi ci guadagna e come funziona la struttura organizzativa.
  • Burocrazia e pratiche: preparati: permessi, visti, assicurazioni – spesso sembra tutto semplice, ma se manca un documento rischi di restare fermo all’aeroporto di partenza. Se non hai esperienza, fatti aiutare da chi ci è già passato o da intermediari esperti (se ne trovano, ma chiedi sempre quale supporto reale offrono).
  • Potresti sentirti inutile (o in colpa): può capitare, negli ambienti di volontariato, di chiederti se stai facendo davvero la differenza o solo “vedendo come funziona”. È normale. Molto dipende dalla serietà dell’organizzazione e dal tempo che decidi di investire.

Come muoversi senza farsi fregare? Alcuni consigli pratici

  1. Senti più campane: prima di iscriverti ascolta ex partecipanti, guarda forum, chiedi contatti veri. I “feedback perfetti” spesso sono finti.
  2. Guarda la sostanza, non la vetrina: organizzazioni serie mettono nero su bianco orari, ruoli, responsabilità. Se qualcosa ti sembra troppo vago o fumoso, meglio essere diffidenti.
  3. Non avere paura di chiedere (anche le cose banali): Dove dormo? Esattamente con chi lavorerò? Perché pagare una quota e dove vanno i soldi? Se ti rispondono male o in modo evasivo, è già un campanello d’allarme.
  4. Pensa a quanto tempo vuoi dedicare: Due settimane sono meglio di nulla, ma non aspettarti rivoluzioni interiori o impatti epocali. Un periodo più lungo porta cambiamenti veri, soprattutto per te.
  5. Alternative da valutare: stage e tirocini all’estero, summer school con laboratori pratici, programmi combinati; ogni percorso ha qualcosa da offrire e ognuno porta ansie diverse. Sta a te capire cosa ti può aiutare davvero.

Esperienze vissute: non tutto fila sempre liscio

Marco, 22 anni, pensava di passare il suo viaggio in Sud America insegnando a bambini. Invece si è trovato a gestire turni, cucinare, occuparsi della manutenzione del centro. “Faticoso, per carità, ma mi ha insegnato ad arrangiarmi — e a capire che spesso, dove serve aiuto, le priorità sono diverse da quelle che immagini.”

Giulia, esperienza ambientale in Africa. “Mi sono resa conto che non tutte le realtà sono sostenibili: alcune ONG chiudono dopo pochi mesi, altre invece esistono perché la gente del posto ci mette cuore e fatica. È importante informarsi: non tutto è utile solo perché suona ‘nobile’.”


FAQ spicce (quelle che ci fanno più spesso)

Quanto costa tutto, davvero?
Non esiste una risposta universale. La forbice è ampia, si può andare da 1.000 a oltre 5.000 euro per esperienze di qualche settimana. Varia molto in base alla destinazione, all’alloggio, agli extra. La soluzione? Chiedi SEMPRE un preventivo dettagliato e confronta. E occhio alle spese non incluse nei pacchetti.

Devo sapere bene la lingua?
Sì, almeno un livello intermedio è importante. Non serve parlare come madrelingua, ma più riesci a comunicare, più sarai davvero d’aiuto (e meno ti sentirai spaesato).

Se non ho mai fatto volontariato, è un problema?
Molte organizzazioni accettano anche principianti assoluti. Spesso ti formano sul campo, ma richiedono flessibilità vera e capacità di adattarti a quello che trovi — che a volte non è come in catalogo.

Meglio prima o dopo l’università?
Dipende da te. C’è chi lo fa come “gap year”, chi per chiarirsi le idee a metà percorso. L’importante è capire che non esiste un “momento giusto” per tutti. Rifletti sugli obiettivi e (se puoi) parlatene anche con chi ci è già passato.


Se hai voglia di saperne di più, passa parola, scrivi, domanda. Nessuno ha la verità in tasca e, se serve, possiamo aiutarti a capire pro e contro delle varie opzioni, senza promesse miracolose. Siamo qui per supporto, consulenze, dritte pratiche — e se non abbiamo la risposta subito, ce la andiamo a cercare insieme. Questa è la community Studey: ci siamo, anche per i dubbi più piccoli.

Parliamo del tuo caso specifico?

In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.

Valuta la tua situazione gratuitamente →

Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno

Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.