Corsi di inglese per studenti universitari italiani: quello che davvero ti serve sapere
Pensare di studiare inglese all’estero quando sei all’università può sembrare il passo decisivo per “diventare internazionale” – ma la realtà è un po’ più complicata. Non basta iscriversi a un corso qualsiasi: per non perder tempo (e soldi), è importante scegliere il percorso giusto per te, le tue esigenze e anche per le tue reali paure.
Qui sotto trovi una panoramica concreta, con attenzione alle difficoltà e ai problemi veri, ma anche qualche consiglio da chi queste scelte le ha già affrontate.
Perché fare un corso di inglese da universitario? (Non sempre basta la grammatica delle superiori)
Chi ha davvero intenzione di costruire un futuro fuori dall’Italia, di solito si scontra con esigenze un po’ diverse rispetto alla semplice “conversazione di base”. Per esempio:
- Inglese accademico: serve per capire articoli scientifici, prendere appunti a lezione, partecipare a discussioni, e – sì – scrivere quei famigerati essay e paper che spesso fanno paura.
- Certificazioni (IELTS, TOEFL ecc.): quasi tutte le università fuori dall’Italia chiedono un punteggio specifico, da ottenere in un esame con regole tutte sue.
- Inglese per il lavoro: non solo per i colloqui, ma per documenti, email formali, riunioni online e situazioni “reali”.
Vale la pena ricordarlo: nessun corso di inglese fa miracoli, e non serve avere paura di non essere “abbastanza” bravi. Quello che importa è scegliere un percorso che risponda ai tuoi obiettivi del momento.
Le tipologie principali di corsi: pro, contro e realtà
Che tu scelga una scuola in UK, una piattaforma online o una summer school, ogni opzione ha le sue particolarità. Ecco uno sguardo un po’ onesto:
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Corsi intensivi pre-universitari (in presenza)
Ottimi se devi raggiungere in fretta un certo punteggio IELTS o TOEFL, cioè se hai una scadenza universitaria precisa. Attenzione che il ritmo può essere davvero tosto: non tutti riescono a starci dietro se la base è traballante.
Pro: velocità, ambiente immersivo, compagni con obiettivi simili.
Contro: lo shock iniziale è garantito; rischi di sprecare l’esperienza se sottovaluti il gap iniziale; costano. -
Corsi online o blended (università, enti accreditati... o anche group class su Zoom)
Ideali se hai bisogno di flessibilità e vuoi conciliare lo studio col lavoro o altri impegni. Però servono disciplina e costanza, e spesso manca la spinta della “classe vera”.
Pro: orari comodi, possibilità di ripetere le lezioni.
Contro: solitudine, rischio di mollare a metà, meno occasioni per il “parlato vero”. -
Summer school e corsi brevi all’estero
Spesso visti come la soluzione magica… ma servono soprattutto a “sgrossarsi” con il parlato e fare amicizie. Per la certificazione, invece, non sempre bastano.
Pro: esperienza sociale, networking, immersione.
Contro: costi non indifferenti; a volte il livello delle lezioni è un po’ “turistico”. -
Lezioni private / Coaching
Se hai un obiettivo chiaro (es: preparare un colloquio di lavoro internazionale, superare specificamente la sezione “writing”), può essere una manna. Però la qualità dell’insegnante fa la differenza.
Pro: massima personalizzazione, progressi rapidi sui tuoi punti deboli.
Contro: spesso costose; occhio a chi promette “risultato garantito”. -
Corsi di inglese professionale (Business English, Academic Skills…)
Utile se sai già che userai l’inglese in contesti lavorativi specifici o per ricerca/scienza. Se, invece, stai puntando solo al certificato, probabilmente sono troppo “di nicchia”.
Pro: pratici, “spendibili” subito nel CV.
Contro: non sempre sufficienti per superare un test a punti.
Difficoltà reali: meglio non sorprendersi
- Non tutto brilla come sembra: a volte si pensa “una volta all’estero imparerò per forza”, ma la realtà è che lo shock linguistico (e culturale) può essere snervante. I corsi intensivi richiedono una minima base; altrimenti si rischia di sentirsi sempre un passo indietro.
- Costi nascosti: fra tasse, materiali, treni, affitti (e caffè per stare svegli), il budget vola facilmente. Più di uno studente ci ha raccontato che aveva sottovalutato la spesa totale.
- Certificazioni poco chiare: non tutti i corsi ti preparano davvero al test che ti serve, e non tutte le scuole sono riconosciute dalle università che ti interessano. Occhio alle sigle e alle accreditazioni: meglio chiedere una volta in più che una in meno.
- Livello iniziale sottostimato: fare un test diagnostico serio (non solo “autovalutazione”) può risparmiarti delusioni strane – tipo sentirsi tornare al primo giorno delle superiori quando pensavi di essere già avanti…
Due storie vere
Marco, ingegneria, ha provato un corso intensivo di IELTS in UK. La realtà? Si è preso un bello spavento: “Pensavo di cavarmela, ma il primo giorno sembrava che parlassero una lingua diversa. Senza la base solida ero sempre in affanno. Avessi saputo, avrei fatto prima un test serio da casa, così magari mettevo a fuoco le vere lacune e non buttavo via i primi mesi”.
Sara, laureata in lingue, aveva bisogno di lavorare sullo “speaking” per colloqui all’estero. Ha scelto una formula mixed: lezioni online + alcuni pacchetti di coaching su misura. Risultato? “La cosa migliore era che i miei insegnanti adattavano il percorso di settimana in settimana in base a quello che serviva davvero a me. Più concreto di così...”
Quando non è il momento di partire (e va bene così)
- Hai un livello davvero base? Spostarsi subito all’estero può solo aumentare lo stress (e svuotare il portafoglio: imparare la grammatica in UK costa parecchio). Meglio consolidare le basi in Italia e partire dopo.
- Budget stretto? Esistono ottimi corsi online o servizi di revisione (per personal statement, per esempio) che possono farti arrivare già “giocato” quando avrai l’opportunità di investire di più.
- Ancora confuso sugli obiettivi? Non c’è niente di male nel chiedere una chiacchierata di orientamento prima di buttarsi – te lo diciamo chiaramente: meglio rimandare che lanciarsi alla cieca.
In che modo (e quando) Studey può essere utile
Studey non vende corsi di lingua a scatola chiusa, né ti dice che tutto sarà semplice, ma affianca chi vuole capire quale strada prendere davvero – che sia:
- Revisionare pagella e CV insieme, senza “trucchi” stile franchising americano.
- Dare consigli pratici per scegliere tra certificazioni (e capire quale serve sul serio per l’università che hai scelto).
- Discutere insieme le opzioni – se puntare sull’Italia, su UK, su un corso estivo o una preparazione lunga, ecc.
- Metterti in contatto con chi ha già fatto quello che vuoi fare tu, per un confronto diretto e sincero.
Non abbiamo risposte magiche, ma possiamo aiutarti a farti le domande giuste.
Domande che riceviamo ogni settimana
“Qual è il miglior corso per l’IELTS?”
Dipende: i corsi intensivi in presenza sono spesso efficaci, ma solo se hai già una base. Meglio evitare “pacchetti miracolo” online – chiedi consigli a chi l’ha fatto davvero.
“Posso migliorare da solo con le app?”
Puoi, ma per livelli avanzati serve feedback umano e strutturato. Usarle per ripasso e vocaboli va bene, ma la parte orale/scritta… va allenata con un occhio esterno.
“Quanto dura davvero una preparazione efficace?”
In media 8-12 settimane di corso intensivo, ma se la partenza è sotto il B1 spesso serve più tempo (e molta costanza da parte tua).
Tirando le somme
Scegliere un corso di inglese da universitario non è una gara a chi parte prima: è una decisione che va pesata bene, in base a dove si vuole arrivare e a come sei fatto tu, senza farti ingannare da chi riassume tutto in “è facile, basta pagare”.
Non esistono soluzioni valide per tutti: a volte serve fermarsi, ragionare e magari cambiare strategia in corsa. Il bello (e il difficile) è proprio questo.
Hai già provato qualche corso? Sei pieno di dubbi sul prossimo passo? Se vuoi confrontarti con chi ci è passato o solo raccontare la tua situazione, Studey c’è. Qui non promettiamo scorciatoie, ma un confronto leale. Scrivici quando vuoi.
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