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Corsi di inglese per studenti di scuole di lettere

Studiare inglese accademico è fondamentale per affrontare le sfide universitarie all'estero. È un percorso che richiede preparazione e consapevolezza.

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Studiare inglese da studente di lettere: tutto quello che nessuno ti dice (ma che vorresti sapere)

Quando vieni da una scuola di lettere, pensare di “dover ancora studiare inglese” suona quasi una beffa. Alla fine, tra traduzioni, letture in classe e magari qualche romanzo letto in lingua, un po' ci sentiamo già a posto. Poi però arriva il momento di candidarsi a un’università all’estero – e scopri che tutto quello che sapevi non basta più.

Questa pagina prova a fare chiarezza, senza promesse magiche, solo con dritte vere (e un po’ di esperienza vissuta sulla pelle).


Perché studiare inglese “accademico” non è come fare letteratura a scuola

Diciamolo subito: la differenza tra l’inglese scolastico e quello che serve per entrare e sopravvivere in un’università straniera è enorme. Anche chi a scuola va forte scopre di dover fare conti con:

  • testi accademici molto più difficili e densi di teoria;
  • scrivere saggi e recensioni secondo gli standard UK o US (molto più schematici, niente frasi ricamate, servono idee chiare, citazioni e argomentazioni serrate);
  • doversi esprimere su argomenti vasti, spesso senza dizionario;
  • fare presentazioni o discussioni, rischiando di bloccarsi perché “non trovo la parola giusta”.

E soprattutto: le università chiedono certificazioni riconosciute (IELTS, TOEFL, Cambridge) con punteggi precisi, senza sconti.


Quali corsi scegliere (e per chi sono davvero utili)

Qui è facile perdersi: l’offerta è infinita, i prezzi variano più della borsa, e spesso si finisce per scegliere “a caso”. Ecco, qualche distinzione vera:

  • Inglese generale: serve per portare tutte le tue abilità (ascolto, parlato, lettura, scrittura) almeno al livello B2-C1. Ottimo per “ripartire” se ti senti ancora insicuro, ma NON ti prepara da solo all’università.
  • Inglese accademico (“EAP”): qui si va sul pratico. Ti insegnano come strutturare un essay, come si cita una fonte, come si leggono testi di 20 pagine senza arrendersi dopo la terza. Questo dovrebbe essere il passaggio obbligato per chi punta alle università UK o americane.
  • Preparazione certificazioni (IELTS, TOEFL, ecc.): corsi molto mirati ai test. Impari trucchi, tipologie di esercizi e come evitare errori comuni. Se il tuo obiettivo è solo “ottenere il punteggio richiesto”, questi sono quasi inevitabili.
  • English for Humanities (o corsi specialistici): pochi, ma esistono. Insegnanti che lavorano su temi di letteratura, storia, filosofia… Magari non indispensabili, ma se vuoi un boost sul lessico o hai già buone basi, sono un plus interessante.

Come capire cosa ti serve davvero?

Non fermarti all’istinto (“me la cavo”), prenditi un attimo e verifica queste cose:

  1. Fai un test di livello serio – Evita i quiz online da 10 minuti. Fatti testare da qualcuno che conosce l’inglese universitario.
  2. Chiarisci lo scopo – Serve “l’inglese” perché pensi di andare all’estero, o hai già nel mirino un corso e ti hanno chiesto una certificazione specifica?
  3. Attenzione ai costi-nascosti — Alcuni corsi sembrano economici ma vogliono libro, esami extra, certificato finale a parte. Chiedi sempre tutti i dettagli.
  4. Controlla il tipo di feedback — L’insegnante è madrelingua? Ti corregge i testi e te li rimanda con commenti veri, oppure dice solo “bravo, bene”? (Indizio: senza feedback onesto, è tempo perso).
  5. Valuta corsi online SOLO se prevedono incontri veri, possibilmente individuali — Soprattutto se vuoi lavorare sulla scrittura: le correzioni fatte bene cambiano tutto.

Le difficoltà di chi studia lettere non sono solo la grammatica

C’è chi parte pensando “ok, il lessico lo imparo”, ma si trova disarmato su cose più subdole. Qualche esempio visto dal vivo:

  • Gli essay da 1500 parole richiesti all’estero NON assomigliano alle nostre analisi di testo. Sono come “mini-tesi” con una struttura rigidissima.
  • Abituarsi a scrivere subito “al punto”, senza preamboli, è difficilissimo per noi italiani che veniamo da temi e temi pieni di citazioni e latinismi.
  • Il carico di studio a volte è da incubo: portare avanti un corso di inglese mentre si chiude la maturità (o la sessione) richiede organizzazione vera. E se va male, si rischia di mollare.

E sì, poi ci sono i piccoli dettagli che fanno traballare anche i più preparati: trovare in tempo una sessione IELTS, gestire ansie da performance, o capire perché hai perso punti sulla writing pur avendo scritto “bene”.


Le storie vere contano più delle opinioni

Marco (lettere moderne), dopo mesi passati a tradurre Wilde in classe, ha capito che non sapeva scrivere un essay accademico nemmeno in italiano, figurarsi in inglese. Dopo un paio di tentativi andati male, è passato a un corso “EAP” con tutor madrelingua, dove ogni settimana gli correggevano bozze e lo costringevano a riscrivere tutto daccapo. Ha sudato sette camicie, ma quel metodo gli ha fatto sbloccare il risultato all’IELTS, e soprattutto lo ha preparato davvero al personal statement.

Ci sono anche casi dove il corso non risolve tutto — qualcuno si accorge che stare “sotto pressione” per la certificazione lo mette in crisi, altri trovano più stimolante imparare facendo attività di gruppo piuttosto che esercizi standard. Non esiste la ricetta perfetta, bisogna sperimentare e chiedere consiglio a chi ci è passato prima.


Cose da non dimenticare prima di iniziare

  • Un corso di inglese “buono per tutti” non esiste. Punta su quello che colma davvero le tue lacune.
  • Se vuoi fare lettere, filosofia, storia, ti serve allenare la scrittura (e la lettura) critica: non solo la grammatica.
  • Non vergognarti se non è facile: la frustrazione è normale, fa parte del percorso.
  • Fatti aiutare: un confronto con qualcuno che ha già fatto questo passo vale di più di mille opinioni lette su un blog qualsiasi.
  • Occhio a costi imprevisti e promesse troppo facili: nessuno può garantirti la certificazione a colpo sicuro. Ma puoi costruirti il percorso giusto, senza perdere tempo (e soldi) in corsi che non ti danno ciò che serve.
  • Non è solo questione di “imparare l’inglese”: serve un cambio di mentalità su come si studia, si scrive e si discute all’università.

Se vuoi parlarne con qualcuno che ci è passato, o orientarti davvero senza sorprese, un confronto non costa nulla: in Studey ascoltiamo prima la tua storia e poi consigliamo (non vendiamo pacchetti a scatola chiusa). Anche solo per capire da dove partire, puoi scrivere o fissare una chiacchierata: le idee, almeno, saranno sincere.

E soprattutto: non c'è nessuna gara a chi arriva prima – l’importante è arrivarci sapendo cosa ti aspetta per davvero.

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