Studey

Corsi di inglese per studenti di scuole di belle arti

Studiare arte all'estero richiede una buona conoscenza dell'inglese. Scegliere un corso specifico può davvero fare la differenza nel tuo percorso creativo.

Hai domande su questo argomento?

Prenota una call gratuita con un nostro advisor

Prenota Ora →

Corsi di inglese per chi sogna una scuola di belle arti: tutto quello che avrei voluto sapere prima

Quando pensi a studiare arte all’estero, viene subito in mente la parte creativa – atelier, tele, colori, ispirazione. Poi però ci si scontra con una realtà poco poetica: l’inglese. Soprattutto se arrivi dall’Italia, spesso non basta aver seguito le ore di inglese a scuola. Le prime critiche d’arte, i gruppi di lavoro, perfino la scrittura di una semplice mail al docente possono mandare un po’ in tilt.

Se già stai sudando all’idea, sappi che è normale. Davvero, nessuno arriva “perfetto”, e le difficoltà con l’inglese non sono solo un dettaglio burocratico: rischiano di rendere tutto più complicato. Ecco perché scegliere (bene!) un corso di inglese mirato è uno step che può davvero fare la differenza, più del manuale di storia dell’arte su cui stai studiando ora.


Perché non basta “sapere un po’ d’inglese” se vuoi studiare arte fuori?

Qui c'è la realtà che nessuno ti dice: l’inglese delle scuole superiori ti fa magari comprendere un testo base, ordinare un caffè o scrivere una caption su Instagram, ma non basta per:

  • Seguire e intervenire nelle crit session (momenti sacri in cui si commentano i lavori altrui e si ricevono domande a raffica);
  • Scrivere progetti e saggi dove la precisione delle parole fa la differenza;
  • Costruire un portfolio che spieghi davvero la tua idea, non solo le immagini;
  • Capire i feedback, interagire con compagni da mezzo mondo, muoversi negli ambienti artistici senza sembrare sempre fuori sincrono.

E soprattutto non basta “giocarci un po’”, serve iniziare a pensare in inglese. Soprattutto quando si parla di arte, design, moda, architettura: le parole che userai sono molto specifiche e spesso non trovi la traduzione “al volo”.


Scegliere un corso di inglese: non è tutto uguale

In base alla nostra esperienza (e a quella di chi ci è passato prima di te), ti diciamo subito che iscriversi a un “corso d’inglese” generico spesso non basta. Ecco le opzioni, con pro e contro veri:

  • Inglese generale: va bene se sei proprio agli inizi, dal livello base in su. Si parte da vocaboli, grammatica, conversazione sulla vita quotidiana. AIUTA, ma non ti aspettare magie sul linguaggio specifico dell’arte.
  • Inglese accademico: ottimo quando vuoi capire come si scrive un essay, come si legge una bibliografia, come presentare oralmente un progetto artistico. Non si tocca tanto la parte tecnica di arte, ma ti salva in moltissime situazioni universitarie.
  • Inglese per arte e design: la scelta migliore se vuoi parlare davvero lo stesso linguaggio di una scuola d’arte. Si lavora su termini come “composition”, “medium”, “curating”, sul raccontare la propria idea, discutere un’opera, capire i feedback degli insegnanti in contesti reali.
  • Preparazione a certificazioni (IELTS, TOEFL e simili): fondamentale se la scuola ti chiede una certificazione. Serve prepararsi in modo mirato, perché questi esami sono delle “bestie” a sé. Occhio che prepararli senza essere seguiti rischia di annoiarti o limitare la parte creativa.

Consiglio spassionato: non sottovalutare la difficoltà, scegli la tipologia che fa per te dopo aver valutato dove sei ora e dove devi arrivare, anche con test di livello. E chiedi sempre a chi ci è già passato.


Le difficoltà quotidiane che nessuno racconta (ma che poi senti sulla pelle)

  • Parlare di arte in inglese non è banale: il termine “pattern”? “Installation”? “Layering”? All’inizio sembrano parole come altre, poi ti accorgi che dietro ci sono mondi (e puoi sembrare poco credibile se sbagli).
  • Coi compagni puoi sentirti fuori posto: capire battute, slang, riferimenti è un altro scoglio. All’inizio qualcuno ride e tu ti chiedi “che c’è da ridere?”. E va bene così, fanno parte della curva di apprendimento.
  • La scrittura è tosta: presentare un portfolio, scrivere una motivation letter o un personal statement in inglese strutturato, non improvvisato, è stressante e ti fa sentire indietro anche se sul piano artistico sei bravissimo.
  • Stress e fatica: fare tutto in una lingua nuova raddoppia le tempistiche (e la stanchezza mentale). Capita, dagli tempo.

Una ragazza che ha fatto con noi il passaggio all’estero ce l’ha detto chiaro: “Pensavo che bastasse essere creativa… invece sono rimasta bloccata per settimane sulle parole giuste per raccontare il mio lavoro. A un certo punto, scegliere il corso giusto di inglese mi ha sbloccata: non diventavo perfetta, ma almeno mi facevo capire.”


Idee pratiche: cosa può aiutare davvero?

  • Gruppi di conversazione: cerca, anche già in Italia, persone che vogliono parlare di arte, film, mostre in inglese (online o dal vivo).
  • Partecipa ad eventi, workshop, visite guidate: più o meno formali, dove la lingua è l’inglese, anche se all’inizio ti sembra di capire poco.
  • Mentoring da qualcuno che già ci è passato: chiedere una mano a ex studenti (noi ci siamo) che possono aiutarti con feedback concreti, consigli, dritte su esercizi che funzionano davvero.
  • Corso online/presenza mirato: meglio se ti mette anche nella condizione di parlare, discutere la tua arte, ricevere feedback in tempo reale e non solo esercizi a casa.
  • Revisione di documenti: una mano su personal statement, CV artistici, mail formali e portfolio scritti non è “barare”: è normale e spesso salva davvero.

Qualche domanda che ci viene fatta spesso

“Serve per forza un certificato (tipo IELTS) per fare domanda?”
Dipende (sì, è una risposta vaga ma vera). Alcune scuole accettano anche test interni, altre vogliono l’IELTS Academic. Meglio informarsi in anticipo su ogni università. Se hai dubbi, possiamo aiutarti a capire cosa richiedono quelle che hai nel mirino.

“Quanto tempo ci vuole a migliorare il livello?”
Non esiste una risposta universale. C’è chi parte già da un B2 e in un paio di mesi si sente pronto; chi inizia sotto e ha bisogno di più tempo e pratica quotidiana. Ti aiutiamo a mettere giù un piano concreto appena capiamo il tuo punto di partenza.

“Meglio seguire un corso in Italia o all’estero?”
Entrambe le soluzioni possono funzionare, ma l’importante è che il corso sia davvero centrato sull’inglese che ti servirà: meglio poco ma mirato che tante ore generiche e dispersive.


Studiare arte fuori è già una sfida, farlo in una lingua che padroneggi poco può renderla ancora più dura – ma non lasciarti scoraggiare. Non esiste la “scorciatoia magica”, ma con il supporto giusto e il corso adatto a te, il salto è gestibile (anche se all’inizio può sembrare gigante).

Se vuoi davvero capire da dove iniziare, come funzionano questi corsi, cosa può servirti nella pratica quotidiana e non solo sulla carta… scrivici. Non abbiamo tutto sotto controllo (e lo diciamo apertamente!), ma possiamo raccontarti la nostra esperienza, farti parlare con chi c’è già passato, orientarti tra mille offerte senza farti perdere tempo ed energie. Il viaggio è tuo, noi possiamo aiutarti a non perderti nei primi passi.

Parliamo del tuo caso specifico?

In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.

Valuta la tua situazione gratuitamente →

Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno

Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.