Corsi di inglese per studenti di scuole d’arte: creatività e lingua vanno a braccetto
Se hai mai pensato di seguire un corso di inglese dedicato a chi studia arte, sappi che non sei il solo. L’idea di imparare una lingua calandosi nel proprio mondo creativo può sembrare strana all’inizio, ma ha davvero senso quando ci si trova a voler spiegare una propria opera, un progetto o semplicemente a lavorare in un contesto internazionale. Parliamone senza filtri: è tutto tranne che una passeggiata, soprattutto se l’inglese non è ancora il tuo forte. Ma può davvero servire — su questo non abbiamo dubbi.
Perché uno studente d’arte dovrebbe imparare l’inglese “a modo suo”?
Te li immagini quei momenti in cui vorresti parlare del senso nascosto di un quadro, oppure descrivere l’azzardo di una tua installazione… ma la parola giusta ti sfugge, perché “quel termine lì” in inglese non ti viene mai? Non è solo una questione di grammatica: è saper dire le cose come vuoi tu, nel tuo campo. Ecco perché esistono percorsi pensati su misura per chi studia arte, molto diversi dai classici corsi d’inglese tutti fotocopie e verbi irregolari.
E poi, inutile negarlo, buona parte della scena artistica internazionale oggi parla inglese. Che sia per una mostra, uno scambio Erasmus, o anche solo per scrollare qualche gallery su Instagram, un inglese “artistico” serve eccome. Più che per sopravvivere, per raccontarsi davvero.
Cosa aspettarsi da un corso “artistico” di inglese?
Non immaginiamoci la classica lezione rigida. Qui si parla (letteralmente) di imparare l’inglese attraverso laboratori, discussioni su opere, magari collaborando con altri studenti che arrivano da tutto il mondo. Di solito, si lavora tantissimo sulla presentazione orale, sulle parole che servono per analizzare o difendere un progetto davanti a chi ti ascolta e non mastica l’italiano. A volte si affrontano anche documenti, articoli, portfolio: insomma, cose concrete.
Se ti interessa davvero, tieni conto di alcune cose:
- Diversi livelli: nessuno pretende che arrivi già “sciolto”. Ci sono corsi davvero base e altri per chi vuole perfezionarsi.
- Organizzazione: Di solito puoi scegliere tra corsi settimanali o più intensivi durante le pause universitarie/estive. Alcune città sono più care, vale la pena pensarci per tempo.
- Costi e aiuti: Non sempre i corsi sono low budget, però alcune scuole d’arte (e alcune università estere) prevedono borse o agevolazioni. Vale la pena chiedere: ci sono passati anche altri prima di te.
E se la scelta del corso ti manda in palla?
Succede a tutti. Se fa paura pensare a lezioni in inglese, prova intanto a buttarti su workshop brevi, magari online o nei periodi meno incasinati dell’anno. Non esiste un corso “perfetto per tutti”, anche qui vince la personalizzazione: parla con chi l’ha già fatto, chiedi feedback veri (non solo le 5 stelle sul sito della scuola) e non ti vergognare di dire se c’è qualcosa che temi di non capire. Gli errori fanno parte del gioco — letteralmente.
Domande che di solito ci girano in testa
Serve aver già un ottimo inglese per partire?
No, quasi mai. Se il corso è davvero per studenti d’arte, prevederà una valutazione del livello e magari ti metteranno in un gruppo simile al tuo. L’importante è partire.
Come faccio a pagare il corso se non posso permettermi cifre folli?
Slogan del tipo “impara gratis all’estero” sono bufale, meglio saperlo subito. Ma occhio a bandi di scambio culturale, borse offerte da alcune città/art schools, oppure borse delle regioni italiane. Esistono, serve solo spesso inseguirle con un po’ di pazienza.
Studiare inglese all’estero è davvero così diverso dal farlo in Italia?
Sì, cambia tanto. Non tanto per la lezione in sé, quanto per tutto il contesto: parlare ogni giorno, dover trovare la strada per andare a lezione, ordinare un caffè, conoscere gente nuova… insomma, ti ci ritrovi dentro in tutti i sensi. E le prime settimane possono essere dure, lo diciamo senza problemi.
In sintesi (senza troppi giri di parole)
Un corso di inglese pensato proprio per chi studia arte può essere lo spazio giusto per smettere di sentirsi “bloccati” quando si tratta di esprimersi fuori dall’Italia. Però non è una pillola magica: serviranno tempo, curiosità e voglia di buttarsi anche quando si ha paura di sbagliare.
Se ti gira in testa questa idea ma restano mille dubbi (normale!), puoi raccontarceli. Non abbiamo risposte magiche per tutto, ma almeno qualche trucco da ex-studenti e consigli pratici li possiamo condividere — e se il corso che cerchi non esiste o non fa per te, lo diciamo senza problemi.
Scrivici (anche solo per uno sfogo), oppure dai un’occhiata alle esperienze di altri che ci sono già passati. Se deciderai di partire, magari ci incontriamo per una chiacchierata vera — anche in inglese, perché no?
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