Corsi di inglese per studenti di scienze umane: cosa sapere davvero prima di partire
Scegliere di studiare all’estero, soprattutto se sei iscritto a una facoltà di scienze umane (magari psicologia, sociologia, comunicazione, mediazione culturale…), non è solo una questione di “imparare l’inglese”. Ecco, questa è una cosa che spesso si sottovaluta all’inizio. Sì, la lingua è fondamentale, ma non basta buttarsi su un corso qualunque e pensare che vada tutto liscio. Meglio fermarsi un attimo e capire di cosa hai davvero bisogno, così da evitare qualche scivolone (che, a dirla tutta, noi di Studey conosciamo bene… ci siamo passati anche noi!).
Perché serve un corso specifico per chi studia scienze umane
Un corso di inglese “generico” spesso ti insegna tantissime cose utili per la vita di tutti i giorni: conversare di piccoli argomenti, leggere una mail, cavartela nelle situazioni quotidiane… ma se poi ti capita tra le mani un articolo di sociologia sui fenomeni migratori scritto in inglese accademico, rischi di andare in crisi. Le scienze umane sono fatte di concetti astratti, parole complicate, testi pieni di sfumature; insomma, non si tratta solo di sapere come ordinare un caffè o trovare la stazione dei treni.
Quando parliamo di inglese “per le scienze umane”, quindi, intendiamo proprio quel pacchetto di strumenti in più: il lessico tecnico che cambia da materia a materia, la capacità di scrivere saggi o report, di affrontare seminari o, molto spesso, le famigerate “discussion” che agli italiani mettono ansia solo a sentirle nominare.
Ok, ma come scelgo il corso adatto?
Quante volte ti sei trovato all’estero in una classe troppo facile o troppo difficile, con l’impressione di perdere tempo? Purtroppo capita spesso, specie se si segue la “scorciatoia” del corso più economico o più vicino al centro. Prova invece a farti queste domande prima di iscriverti:
- Voglio imparare l’inglese “vero” della mia disciplina, o solo quello di base? Guarda se il corso prevede moduli sul lessico accademico delle scienze umane (non basta la grammatica!).
- Avrò modo di fare pratica anche su testi impegnativi? Tipo saggi, articoli scientifici, narrativa, non solo esercizi di reading standard.
- C’è spazio per la discussione e il confronto di idee? Sapersi difendere in una discussione accademica, in inglese, è spesso più importante che compilare moduli di grammatica.
- Che livello di partenza ho? Se metti piede in un’aula dove l’inglese minimo richiesto è C1 ma tu sei ancora a B1, rischi solo frustrazione e senso di inadeguatezza. Meglio essere sinceri con se stessi: non è una gara a chi parte prima.
- Quanto tempo ho a disposizione? I corsi vanno da poche settimane, spesso insufficienti, fino a semestri interi. Tutto dipende dalla tua situazione e da quanto tempo puoi investire.
Criticità di chi sceglie di studiare all’estero in ambito umanistico
Diciamolo: il salto può essere grosso. Soprattutto nei paesi anglofoni (pensiamo al Regno Unito), il modo di studiare è diverso da quello italiano a cui siamo abituati. C’è meno lezione frontale “vecchio stampo” e molto più lavoro in autonomia, project work di gruppo, esami scritti su testi complessi. Tutto in inglese, ovviamente. E se il livello non è adeguato, il rischio è quello di sentirsi sempre indietro, non riuscire a intervenire, o semplicemente perdere un pezzo di quello che si fa in aula.
A volte fa anche paura l’idea di non capire gli altri nel gruppo di studio, o di sentirsi troppo “piccolo” per chiedere chiarimenti. Succede più spesso di quello che si pensa, anche a persone che sulla carta parlano già bene la lingua.
Per qualcuno, frequentare un corso di inglese per scienze umane in Italia o all’estero PRIMA di buttarsi in un percorso universitario può fare davvero la differenza, specie se non si parte da un livello già alto. E davvero, non è una vergogna doverci lavorare un po’ di più. L’importante è capire i propri limiti e non trasformarli in “missioni impossibili”.
Consigli (spassionati) da chi ci è già passato
Luca, 24 anni:
“Quando ho iniziato il master in sociologia a Londra, pensavo che il mio inglese B1 fosse sufficiente. Invece i primi mesi sono stati un incubo tra letture che non capivo e tutorial dove mi perdevo ogni due parole. Mi ha salvato fare parallelamente un corso di academic English, anche se all’inizio mi seccava ammettere di averne bisogno”.
Giada, 21 anni:
“All’estero, oltre al corso di inglese, ho fatto un tirocinio in una charity dove lavoravo a stretto contatto con le persone. Quello mi ha fatto svoltare: la lingua entra davvero in testa quando la usi su casi concreti e ci metti del tuo”.
Quando ci confrontiamo con studenti come Luca e Giada, quello che emerge è che spesso l’ostacolo è psicologico almeno quanto linguistico. L’ansia di sembrare incapaci, la paura di perdersi un pezzo, lo stress per la burocrazia (e qui, lasciatecelo dire, un po’ di frustrazione è normale, nessuno è un supereroe). La buona notizia? Tutto questo si può gestire meglio, magari con il supporto giusto e senza farsi promesse da “tutto facile”.
Cosa fa concretamente Studey (e cosa NON promettiamo)
Qui da Studey non abbiamo la bacchetta magica, ma ci siamo passati e sappiamo quali problemi possono sorgere. Puoi aspettarti da noi:
- Un confronto onesto sul tuo livello di inglese e consigli su corsi realmente specifici (non consigliamo il corso più modaiolo solo perché lo fanno in tanti).
- Aiuto pratico sui documenti più noiosi: personal statement, reference letter, CV (sì, quelli che ti bloccano davanti allo schermo per ore).
- Un orientamento realistico sulle università che fanno davvero per te — e non “la classifica delle migliori” e basta.
- Un percorso di mentoring che va oltre l’application: per non sentirti da solo/a quando arrivi, affronti il primo seminario e hai mille dubbi.
E se ci chiedi una soluzione rapida per chi ha appena passato il B1 e vorrebbe fare un master in psicologia… beh, saremo onesti: meglio fermarsi un attimo a rafforzare la base, anche a costo di aspettare qualche mese in più.
Domande frequenti (quelle che ci arrivano di solito)
Che livello di inglese serve per scienze umane all’estero?
Il minimo sindacale è un B2, ma ogni università ha le sue soglie. Più il corso è specialistico, più ti richiedono un livello alto, soprattutto per scrivere saggi e intervenire nei tutorial.
Meglio un corso generale di inglese o uno specifico per scienze umane?
Se vuoi davvero prepararti agli studi universitari, un corso academic English dedicato alle discipline umanistiche fa la differenza. Se invece parti proprio da zero, prima lavora sul generale!
Quanto dura un corso preparatorio utile?
Dipende da dove parti: alcuni bastano poche settimane intense, altri richiedono qualche mese in più. L’importante è non avere fretta e scegliere in base ai tuoi ritmi.
Conviene studiare l’inglese prima di partire, oppure ci penso quando arrivo?
Arrivare già preparato aiuta tantissimo ad abbattere l’ansia. Se puoi, lavora prima sulla lingua (magari facendo anche simulazioni di testi o presentazioni tipiche della tua disciplina).
E se non mi sento pronto/a, meglio aspettare?
Assolutamente sì: se il livello è basso e non riesci a investire in una preparazione approfondita adesso, non c’è nulla di male ad aspettare e partire più sicuro/a.
In poche parole:
Andare all’estero a studiare scienze umane è una scelta grande e, diciamocelo, un po’ spaventosa — ma non va affrontata con leggerezza o fretta. Se hai dubbi su quale corso scegliere, non vuoi trovarti “incastrato” in un’aula dove non capisci nulla, o semplicemente vuoi qualcuno che davvero conosca questi problemi (e non te li nasconda sotto il tappeto), noi ci siamo. Scrivici: niente risposte precompilate, solo persone che ascoltano davvero. E se ti va, puoi anche prenotare una chiacchierata gratuita con noi: a volte basta poco per sentirsi più preparati.
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