Corsi di inglese per studenti di scienze politiche: cosa serve davvero per studiare all’estero
Parliamoci chiaro: chi sogna di studiare scienze politiche all’estero si trova davanti a una sfida doppia. Da una parte l’entusiasmo di vivere in una nuova città, dall’altra la pressione di dover capire (e farsi capire) in inglese – e non solo durante le lezioni, ma anche in biblioteca, tra amici, perfino mentre si discute di attualità a tavola. Però spesso si sottovaluta una cosa: l’inglese che serve davvero in scienze politiche va oltre quello “scolastico”, e i corsi giusti non sono semplicemente quelli con la dicitura “intensive English”.
L’inglese in scienze politiche: la realtà nei corridoi dell’università
Non ci giriamo intorno: se il tuo obiettivo è frequentare una laurea in scienze politiche (Political Science, International Relations, European Studies, ecc.) in UK, Irlanda, USA, Canada, Australia o simili, ti troverai presto davanti a:
- Libri e articoli pieni di termini tecnici e riferimenti a culture e sistemi politici lontani da quelli che conosci.
- Lezioni frontali dove i prof parlano velocissimo (spesso con accenti diversi tra loro) e si aspettano che tu faccia domande o partecipi ai dibattiti.
- Esami che non sono multiple choice, ma paper in cui dovrai argomentare, citare fonti, rispondere in modo critico.
- Toccare argomenti di attualità, geopolitica o legge che “vivono” soprattutto nei giornali, nelle conferenze, nei discorsi che dovrai saper ascoltare e, volendo, anche criticare.
Insomma, non basta cavarsela: serve padroneggiare davvero la lingua, almeno quanto basta per pensare e ragionare in inglese.
Che tipo di corso di inglese scegliere (e quali errori evitare)
La tentazione di “bastare un corso intensivo estivo” c’è sempre, inutile negarlo: la solita promessa “in poche settimane sarai fluent”. Ma per esperienza – nostra e di chi ci è passato davvero – ecco cosa conta (e cosa di solito manca).
Cosa serve cercare in un corso:
- Inglese accademico: esercitarsi nella lettura di saggi lunghi, analisi di discorsi politici, scrittura di paper – magari affrontando temi di attualità che incontrerai davvero agli esami.
- Approfondimento del lessico settoriale: ovvero parole, concetti, strutture frasali tipiche delle scienze sociali (policy, governance, lobbying, globalisation…).
- Preparazione a test come IELTS o TOEFL, che le università chiedono sempre più spesso – magari con simulazioni realistiche, non semplici “esercizi per la classe”.
- Pratica concreta su ascolto e conversazione: non solo l’inglese “da libro”, ma quello che si usa tra studenti, professori e durante i dibattiti.
Cosa non basta (e spesso fa perdere tempo e soldi):
- Corsi generici di inglese, magari online o con programmi standardizzati, dove si impara a prenotare hotel ma non a sostenere un esame orale o discutere di un decreto.
- Percorsi “universali” che non affrontano i temi che poi troverai durante la laurea o che restano troppo superficiali.
- Corsi di pochi giorni o settimane che promettono miracoli anche quando si parte da un livello basso – purtroppo, qui la magia non c’è.
Attenzione ai livelli richiesti (spoiler: spesso sono più alti di quanto si crede)
Per entrare davvero a testa alta, serve almeno:
- Un livello B2 (Upper-Intermediate) per corsi standard, mentre le università più selettive vogliono C1 certificato.
- Un punteggio IELTS fra 6.0 e 7.0, o TOEFL ben sopra 80/90 (a seconda dell’ateneo).
- La capacità di scrivere saggi, non solo e-mail o piccole descrizioni.
- Rapidità di lettura critica – che, credici, in certi esami fa la differenza.
Non è per spaventarti, solo per essere chiari: tanti arrivano “pensando basti il B1 della scuola” e poi si bloccano su testi o esami, con il rischio di sentirsi fuori posto.
Esperienza di vita vera
Prendi il caso di Marco. Quando ci ha scritto, aveva già seguito un corso di inglese in Italia (“intensivo”, diceva la pubblicità), ma in UK dopo la prima settimana non riusciva a prendere appunti, le discussioni gli sembravano sempre “troppo veloci” e si è bloccato davanti al primo assignment. Solo con un corso specifico per scienze politiche e sessioni di scrittura ha iniziato ad acquisire sicurezza: “Alla seconda discussione in aula ho avuto il coraggio di intervenire e… nessuno ha riso del mio inglese. Anzi, mi hanno fatto domande”. Da lì è cambiato tutto.
Dubbi (più che legittimi) che ci sentiamo fare spesso
“Posso farcela solo con la scuola?”
Dipende dal tuo livello. Se la preparazione è già alta e ti eserciti con film, libri e podcast in inglese, forse sì. Ma i programmi scolastici italiani di solito non bastano per certi esami universitari all’estero.
“Quanto dura davvero un buon corso di inglese specialistico?”
Se si parte da un buon B1, di solito servono 8-12 settimane davvero immersive per raggiungere un B2/C1 utile all’università. Prima si inizia, meglio è.
“Conviene prendere una certificazione ufficiale?”
Quasi sempre sì, soprattutto per application, visto e ingresso in università. Ma più che il pezzo di carta, conta davvero saper scrivere e parlare con scioltezza.
“Studiare la lingua direttamente sul posto basta?”
L’immersione aiuta, ma arrivare preparati riduce stress, frustrazione e senso di isolamento che tanti provano. Insomma: qualche settimana di corso mirato PRIMA di partire è un investimento su te stesso.
Consiglio spassionato, da parte di chi ci è passato
Prima di partire, valuta con cura:
- Che corso e che insegnanti scegli.
- Che reputazione ha chi ti offre il percorso (no alle “scuole copia-incolla”).
- Quanto è personalizzato sulle tue lacune, non solo “standard per tutti”.
- Se offre esercitazioni pratiche e feedback veri, non solo voti su test a crocette.
E niente panico se non sei già “madrelingua perfetto”: moltissimi ex studenti italiani ci raccontano di difficoltà, momenti no, buchi neri sull’inglese accademico. Non è raro, anzi, è la norma. La differenza la fa chi non rimane solo.
Se non sai da dove partire, hai dubbi sui requisiti, o temi di non trovare il corso adatto: puoi scriverci. Siamo qui per darti una mano (davvero eh, non per “convincerti a scegliere Studey a tutti i costi”). Ogni caso è diverso, e sappiamo bene quanto possa essere difficile fare la scelta giusta, tra ansie, prezzi, certificazioni e tempistiche.
P.S. Non esistono scorciatoie magiche: ma esistono percorsi giusti, fatti di passi pratici e supporto concreto. E, soprattutto, non sei obbligato a farli da solo.
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