Corsi di inglese per studenti di Scienze della Comunicazione Visiva: cosa sapere prima di partire
Ci siamo passati quasi tutti: l’idea di studiare Comunicazione Visiva all’estero è emozionante, ma l’ostacolo dell’inglese (quello vero, che serve davvero a lezione) è spesso sottovalutato. Tanti studenti italiani arrivano a Londra, Dublino o Amsterdam pensando che “se la cavano”, e poi scoprono che non basta capire le lyrics degli Arctic Monkeys. Qui non si tratta solo di saper parlare del tempo o ordinare un caffè: nel tuo futuro corso dovrai tradurre idee astratte, difendere scelte di design in presentazioni e capire tutto al volo tra crit session e lavori di gruppo.
Se stai puntando a Scienze della Comunicazione Visiva, due dritte da chi ci è già passato: meglio dedicare attenzione all’inglese PRIMA di partire. E meglio ancora se l’inglese che studi è davvero quello “giusto”.
Perché Serve un Corso di Inglese Mirato e Non Generico
Comunicazione visiva è una di quelle discipline in cui la lingua non è solo strumento, ma materia. I termini tecnici sono ovunque (“layout”, “visual hierarchy”, “brand narrative”…), spesso ci sono riferimenti culturali che non arrivano con gli stessi mezzi in italiano, e ogni giorno si lavora su progetti concreti — brief, report, analisi. Un corso d’inglese “standard” rischia di non bastare: ok per la grammatica, ma non ti insegnerà come si scrive una presentation board, o come si difende un progetto a una commissione internazionale.
Come Scegliere (davvero) il Corso di Inglese giusto per te
Trovare il corso giusto è meno scontato di quanto sembri, e non c’è una ricetta magica buona per tutti. Ecco qualche punto che ha funzionato per noi (e anche qualche errore che abbiamo fatto):
- Contenuti specifici: cerca corsi che lavorino proprio su media studies, presentazioni, linguaggio visuale, critica d’arte/design. Un corso molto generico rischia di lasciarti scoperta/o proprio sulle cose che poi ti servono.
- Valuta il tuo punto di partenza: prova un test ufficiale (come IELTS o TOEFL) anche solo per capire dove sei. Non è sempre simpatico scoprire che il tuo “inglese buono” in realtà è pieno di falle, ma meglio saperlo adesso che al primo laboratorio in UK.
- Flessibilità: online o di persona, scegli ciò che senti più “tuo”. Gli intensivi vanno bene, ma meglio qualcosa che puoi seguire con costanza.
- Tanta, tanta pratica reale: fai attenzione che il corso includa esercizi di gruppo, scrittura di essay, simulazioni di presentazioni. Non basta compilare mille quiz online: ti sfido a spiegare in inglese cosa volevi ottenere con quel poster o branding!
- Abitudine all’internazionale: frequentare corsi dove ci sono altri studenti stranieri, o dove già si parla delle differenze culturali nel comunicare, generalmente aiuta a non subire troppo lo shock culturale.
Le Magagne Più Comuni (e, sì, sono tutte normali)
Non c’è bisogno di avere paura di sembrare “quelli che non sanno l’inglese”. Il problema è molto più comune di quanto pensi. Ecco le cose che ci hanno messo più in crisi, all’inizio:
- Lessico tecnico: Capire le differenze tra layout, balance, negative space o semiotics non è immediato… E spesso i prof danno per scontato che tu li conosca già.
- Scrittura accademica: Alzi la mano chi era abituato a inserire citazioni secondo uno stile! In UK, Olanda etc. ti chiedono bibliografie precise e uno stile oggettivo, e all’inizio è un mezzo incubo.
- Comprensione alle lezioni: Prof che parlano rapido, accenti diversi, lavori di gruppo dove nessuno si ferma se tu hai perso il filo… serve allenamento e pazienza, ma migliora col tempo.
- Comunicazione “tra-culture”: Paradossalmente, la parte più difficile non è mai solo la lingua: è capire le sfumature. Ironia, riferimenti culturali, modo di parlare informale o super-formale… Qui serve attenzione e un po’ di umiltà: chiedere a un compagno locale spesso salva la situazione.
Consigli Pratici per Non Trovarsi Spiazzati
Siamo fatti tutti così: procrastiniamo, e poi ci troviamo all’ultimo a cercare corsi all’impazzata. Se vuoi evitare ansie (o almeno, ridurle!), ecco quello che davvero ti aiuta:
- Anticipa i tempi: anche se può sembrare esagerato, iniziare un corso 3-6 mesi prima della partenza ti dà una tranquillità in più.
- Mettiti in situazione: fai presentazioni in inglese davanti allo specchio, scrivi qualche review di mostra o pubblicità. Meglio se coinvolgi amici per esercitarti a parlare davvero.
- Cerca materiali concreti: video-lezioni, podcast, riviste online in inglese che trattino di comunicazione visiva. Ti verrà più naturale “rubare” espressioni utili.
- Non fare tutto da solo: anche solo un confronto con chi ci è già passato (studenti che hanno studiato fuori, o servizi come Studey) ti aiuta a non incappare negli errori banali. Noi, ad esempio, aiutiamo spesso con la revisione di personal statement o essay: sono piccoli dettagli che possono fare la differenza.
FAQ – Domande che ci arrivano (spesso in chat, alle 22 di sera)
- Serve per forza il certificato?
- Sì, quasi tutte le università all’estero (soprattutto in UK) chiedono una certificazione ufficiale tipo IELTS o TOEFL, e di solito non puoi “dribblare” il requisito. Conviene controllare i punteggi richiesti per il tuo corso: cambiano da università a università.
- Un corso generico va bene oppure serve per forza quello “su misura”?
- Se punti solo a sopravvivere, può anche andare. Ma se vuoi sentirti a tuo agio (e magari distinguerti nei laboratori/colloqui), un corso che ti insegni il linguaggio e i modelli specifici della comunicazione visiva ti toglierà molte ansie.
- Quanto tempo ci vuole per sentirsi “pronti”?
- Realisticamente, dipende da quanto parti “forte” con l’inglese. Se sei a livello B1 o poco più, 3-6 mesi di corso serio fanno miracoli. Se sei già fluente, una “spolverata” mirata ti basta per stare più tranquillo.
- Meglio studiare inglese direttamente all’estero?
- Si può fare, ed è efficace, ma solo se hai già una base solida: arrivare e dover capire tutto dal giorno uno può essere una bella botta. Preparati prima e poi sfrutta l’esperienza all’estero per migliorare ancora.
Alla fine, non esiste la soluzione perfetta per tutti: ogni percorso è diverso, e qualche difficoltà fa parte dell’avventura. Se hai dubbi sui percorsi migliori, sui corsi d’inglese o su come affrontare l’arrivo, chiedi pure. Il nostro team è fatto di ex studenti, non di “agenti” – sappiamo benissimo cosa vuol dire trovarsi a dover tradurre emozioni e idee in una lingua diversa da quella in cui pensavi fino a ieri.
Se vuoi un consiglio pratico o vuoi farti dare una mano a valutare i documenti o il tuo inglese, siamo qui. Senza promesse miracolose – ma anche senza giudicare chi ha paura. Qui nessuno è un robot, nemmeno noi.
Parliamo del tuo caso specifico?
In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.
Valuta la tua situazione gratuitamente →Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno
Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.