Corsi di inglese per studenti di relazioni internazionali: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire
Se hai scelto relazioni internazionali, probabilmente l’inglese fa già parte del tuo quotidiano: hai studiato a scuola, guardato serie tv in lingua, magari segui pagine Instagram di attualità. Ma se immagini di studiare davvero relazioni internazionali all’estero, ti accorgerai presto che sapere l’inglese “da scuola” non basta. Ed è una sensazione piuttosto normale: anche chi partiva convinto spesso, nei primi mesi, si è dovuto rimettere sui libri… di inglese.
Perché non basta “sapere l’inglese”
Nella pratica, le relazioni internazionali sono una giungla di termini tecnici, acronimi, documenti ufficiali, dibattiti, presentazioni e articoli accademici che – almeno all’inizio – sembrano scritti in codice Morse, più che in inglese. E qui non si tratta solo di grammatica, ma di capire (e farsi capire) in ambienti spesso molto formali, con studenti e docenti da mezzo mondo.
Un esempio concreto? Immagina di dover commentare al volo una risoluzione Onu durante una simulazione in aula, o di rispondere a una domanda di diritto internazionale in mezzo a una stanza piena di madrelingua. In quei momenti, qualche ora in più passata su un corso mirato di inglese fa davvero la differenza.
I tipi di corsi e come scegliere
Qui non esistono ricette magiche, ma ti aiuta sapere cosa offre il “menu”:
- Corsi intensivi di inglese generale: Per chi deve ancora rafforzare le basi (tipo listening, reading, scrittura e conversazione). Sono utili prima della partenza, così arrivi meno spaventato dai primi test linguistici.
- English for Academic Purposes (EAP): Tutto quello che i prof universitari danno per scontato—come scrivere un essay, fare una presentazione, citare risorse in modo corretto... Decisamente consigliato se pensi di affrontare esami scritti o lavori di gruppo.
- Inglese per relazioni internazionali: Pochi lo sanno, ma esistono corsi specifici fatti apposta per chi studia diplomazia, politica, diritto internazionale. Sono rari, ma preziosi: si lavorano reti, si affrontano simulazioni di negoziati, si analizzano articoli e documenti reali.
- Preparazione alle certificazioni (IELTS, TOEFL ecc.): Non è argomento da sottovalutare, perché spesso queste sono richieste formali per l’ammissione. Qui la preparazione va mirata: senza stressarti, ma nemmeno improvvisare.
Ok, ma quale scegliere?
- Parti dal tuo livello: meglio un test serio (tipo Cambridge o British Council), così sai da dove partire.
- Guarda alla fine del percorso: ti serve “solo” una certificazione per entrare, o ti serve anche sopravvivere agli esami, ai lavori di gruppo, agli stage?
- Se la tua università offre supporto linguistico, approfittane. Di solito non risolvono tutto, ma possono diventare un’ancora di salvezza nei momenti di panico.
- Preferisci corsi dove l’interazione è reale e i feedback sono personalizzati. Una piattaforma online pre-registrata, per intenderci, non basta se vuoi fare progressi veri.
Preoccupazioni (reali) e cosa aspettarsi davvero
Qui viene la parte che nessuno ti dice: anche se il tuo inglese è “ok”, i primi mesi sono tosti. Molti studenti raccontano di aver pensato “forse non ce la faccio”, soprattutto quando si trattava di leggere cento pagine di report in una serata o scrivere un essay tecnico. Lo stress più grande? Sentirsi gli unici a non capire tutto subito. In realtà, è la norma. La differenza la fa chiedere aiuto, confrontarsi, prendersi tempo per imparare il linguaggio del settore (che è diverso da quello che studi al liceo!).
E occhio anche ai corsi miracolosi: non basta collezionare vocaboli per parlare come un diplomatico. La svolta arriva facendo simulazioni, scrivendo, discutendo, magari anche sbagliando e, perché no, facendo due risate sugli strafalcioni raccolti nelle prime settimane.
Storie vere: quando il corso salva la vita
Marco, che abbiamo seguito nei suoi primi mesi a Londra, era uno dei tanti convinti di essere già “pronto”. Ci ha scritto un giorno dopo una settimana di lezione: "Mi sembrava di tornare alle elementari, lì tutti usavano acronimi che non avevo mai sentito. Senza un corso di inglese accademico avrei rischiato di bloccarmi dopo il primo essay." È successo a lui, è successo a tanti. La differenza è ammetterlo senza vergogna e trovare subito gli strumenti giusti.
Alternative e piccoli trucchi utili (non solo corsi!)
- Iscriversi a club di discussione, anche online: ti aiuta a rompere il ghiaccio col parlato formale.
- Usare podcast, giornali o documentari in inglese su temi di attualità internazionale: poco a poco diventi familiare col lessico reale.
- Stage, volunteering, simulazioni di negoziati: la pratica abbassa lo stress e ti spinge a tirare fuori le competenze che non pensavi nemmeno di avere.
Prima di decidere: qualche consiglio spassionato
Non sottovalutare l’importanza dell’inglese settoriale, ma neanche stressarti pensando di dover essere perfetto dal giorno uno. Non farti ingannare da chi promette corsi “miracolosi”. Nessun corso può risolvere tutto in poche settimane, ma scegliere quello giusto (e iniziare per tempo) alleggerisce la partenza e ti aiuta a vivere con più serenità i primi mesi.
Se sei pieno di dubbi (normale: chi non li ha?), possiamo ascoltare la tua situazione, senza filtri e senza pressioni. I nostri advisor sono ex studenti che ci sono già passati – figurati se giudicano chi fatica con l’inglese! Se vuoi, cerchiamo insieme risorse e corsi adatti al tuo percorso.
Se ti va di parlarne o vuoi una mano a orientarti tra le mille opzioni, fai un passo: scrivici, anche solo per toglierti qualche paranoia. Qui non vendiamo sogni, ma condividiamo ciò che davvero può funzionare, errori compresi. Parte tutto da una domanda – la tua.
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