Corsi di inglese per studenti di marketing e comunicazione: quello che serve davvero (e quello che nessuno ti dice)
Ti sei mai sentito a disagio mentre ascoltavi un podcast di marketing in inglese, oppure durante una call di gruppo in cui sentivi termini che sembravano provenire da un altro pianeta? Se vuoi muovere i primi passi in una carriera internazionale in marketing o comunicazione, l’inglese non è solo “un requisito da spuntare”. È lo strumento che ti mette sulla stessa lunghezza d’onda di chi, questi settori, li vive ogni giorno su scala globale.
Capire a cosa serve davvero l’inglese nel marketing
La verità è che oggi il marketing e la comunicazione non hanno confini. I tuoi clienti, i tuoi colleghi e spesso anche il tuo capo potrebbero trovarsi dall’altra parte del mondo. L’inglese non è solo per “scrivere una mail senza errori”, ma per:
- Fare brainstorming con persone di culture diverse
- Capire i brief (che spesso non risparmiano gerghi e sigle)
- Presentare idee e progetti davanti a un pubblico internazionale
- Gestire social, collaborare con influencer, lanciare campagne cross-country
E c’è una cosa di cui si parla poco: se il tuo inglese è davvero “base”, il rischio non è solo di farti correggere i testi, ma che nessuno ti ascolti (o peggio, che ti affidino solo compiti minori). Parlo per esperienza.
Che tipo di corso scegliere? Non sono tutti uguali.
Qui si fa spesso confusione. Il corso “standard” va bene se devi rinfrescarti la memoria o partire da zero, ma appena punti più in alto serve altro.
- General English: Ottimo per costruire le basi, ma poco utile per il gergo del marketing o la scrittura pubblicitaria.
- English for Business: Meglio, ti aiuterà con le mail, le telefonate, le riunioni. Ma il marketing (e la comunicazione) sono una lingua nella lingua.
- English for Marketing & Communication: La svolta. Qui si parla di tecniche per lo storytelling, scrittura persuasiva, social media, gestione di progetti e public speaking specifico. Sembra super-nicchia, ma fa tutta la differenza.
Ti faccio un esempio reale: Giulia, una studentessa conosciuta tramite Studey, aveva scelto un “General English” perché costava poco. Arrivata al suo primo stage, si è trovata a disagio, senza avere idea di cosa fossero “engagement rate”, “reach organica” e “copy CTA”. Un anno dopo, rifatto tutto da capo con un corso specifico, oggi lavora davvero nel settore per cui aveva studiato. Non è magico: è una questione di scegliere bene.
Come capire se un corso è “giusto” (e cosa domandarsi davvero)
Scegliere non è solo questione di prezzo e marca famosa su Instagram. Quello che ti conviene verificare:
- Gli argomenti sono davvero specifici per il marketing/communication? Un corso valido parla di scrittura, public speaking, digital, social, branding & co.
- Chi insegna? Se sono ex specialisti di settore, meglio che solo insegnanti madrelingua—ti parlano con esempi veri.
- Ci sono attestati che contano? IELTS, TOEFL o Cambridge servono se vuoi lavorare fuori o fare un master. Non sono tutto, ma aiutano.
- Online o dal vivo? Se hai bisogno di “allenare l’orecchio” e parlare senza ansie, la presenza è oro. Ma se per motivi di tempo/budget puoi solo online, punta su corsi con tante ore di speaking e feedback.
- Attenzione a prezzi e durata: i corsi specialistici costano di più ma il ritorno c’è (spesso si recupera già al primo stage retribuito).
Piccola tabella per orientarti (senza farla sembrare pubblicità!)
Tipo corso | Per chi | Pro | Limiti |
---|---|---|---|
General English | Chi parte da zero | Costa poco, base solida | Non basta per lavorare |
English for Business | Livello intermedio | Email, meeting | Non tecnico |
English for Marketing & Comm. | Chi mira all’estero | Parli la lingua “vera” | A volte caro |
Quali errori fanno (quasi) tutti e come evitarli
Troppo spesso vediamo studenti che:
- Scegliamo il corso solo in base al prezzo (“per quello specialistico c’è tempo…” poi si pesta la faccia al primo colloquio!)
- Non si informano sul contenuto (titolo figo, modulo scarno)
- Saltano il test d’ingresso (“tanto me la cavo”). Risultato? Ti trovi o annoiato o perso.
- Poi fuori dalla classe zero pratica. Lo dico per esperienza: ascoltare podcast, leggere blog sull’advertising o scrivere post in inglese ti tiene davvero in allenamento più di mille esercizi di grammatica.
Storia vera: un ragazzo che aveva un diploma linguistico pensava di non aver bisogno di altro. Peccato che al colloquio per uno stage chiedessero anche una certificazione business. Morale? Il diploma serve, ma oggi i recruiter vogliono prove fresche, e magari un paio di portfolio lavori (anche simulati, anche solo fatti durante un corso!).
Dove prendere questi corsi (niente scelte obbligate, promesso!)
- Scuole di lingua internazionali (ESL, Kaplan, EF ecc.): offrono corsi specifici, con classi di studenti da ogni parte del mondo. Costa, ma l’esperienza è totale (life skills e networking inclusi).
- Università estere: molte hanno summer school in “business english” o addirittura corsi short in marketing communication.
- Online (Coursera, FutureLearn, LinkedIn Learning): flessibili e accessibili, ma spesso manca l’aspetto relazionale. Se puoi, integra con scambi reali (eventi, club, webinar live).
- Studey Application StudieLink: ok, qui sarò di parte, ma il nostro matching lo fanno ex-studenti che ora lavorano sul campo. Siamo pragmatici: se non esiste il corso perfetto te lo diciamo e ti aiutiamo a scartare quello che spreca solo i tuoi soldi/tempo.
Quello che spesso NON ti dicono
- Visti, permessi, costi extra: Studiare all’estero non è solo questione di trovare il corso: i visti possono essere una giungla, e spesso costano più che il volo.
- Servono requisiti minimi: Per tanti corsi serve certificare un inglese almeno B2 (non sottovalutare i test, sono selettivi).
- La meta conta (e non sempre quella “da sogno”): Londra è fantastica, ma costosa. Amsterdam, Dublino o Berlino sono meno scontate ma super-internazionali. La città fa davvero la differenza anche sulle offerte di lavoro.
- La pratica si perde in fretta: Se dopo il corso torni subito in Italia e non “fai circolare” l’inglese, perdi pezzi dopo un mese. Trovati un buddy, un gruppo social, o anche solo un profilo Instagram in inglese su cui provare a scrivere mini-case study: serve sul serio.
Domande che sentiamo sempre (con risposte vere, senza filtri)
Serve un attestato serio?
Direi sì, soprattutto se ti immagini all’estero o in una multinazionale. Le HR lo chiedono e spesso preferiscono uno “score” attuale a un titolo liceale di 5 anni fa.
Posso migliorare da solo?
Volere è potere, ma la struttura di un corso serio – specialmente se con compagni che condividono il tuo obiettivo – ti obbliga a mantenere il ritmo. In più, impari cose che da autodidatta spesso non sai nemmeno di dover approfondire (tipo, il mestiere del copy o il public speaking mai praticato a scuola).
Basta fare tutto online?
Dipende da te. La teoria si fa online, ma se l’inglese ti mette ansia, serve parlare dal vivo, magari sbagliando, ma davanti a esseri umani veri. Niente batte la prima volta in cui presenti davvero una campagna in inglese, emozionato e sudato.
Quanto costa?
Allarga la forbice: si parte da poche centinaia di euro (online, self-paced) a qualche migliaio (full immersion in UK/USA). I prezzi cambiano molto in fretta, meglio chiedere una conferma “fresca” prima di bloccare qualsiasi cosa.
Se sei confuso... non sei solo
Se hai ansie, domande o sei rimasto scottato da corsi che promettevano miracoli, scrivici. Alcuni studenti restano in Italia, altri vanno all’estero, altri ancora trovano la loro strada tra mille dubbi. Non è una gara: la scelta giusta è quella che, per te, vale DAVVERO la pena. Siamo qui anche solo per consigliarti cosa evitare, non solo cosa scegliere.
Se vuoi, puoi fissare una chiacchierata gratuita con un nostro advisor (che è stato studente come te, non un bot né un consulente che ci perde la percentuale!).
Studey non cambia la vita in un giorno, ma ti aiuta a non buttare via le tue energie e a capire il prossimo passo, anche se non è quello che ti aspettavi quando hai iniziato a cercare.
Sì, il percorso può essere complicato, ma non è obbligatorio viverlo da soli.
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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.