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Corsi di inglese per studenti di istituti tecnici

Partire per un corso di inglese all'estero è un'opportunità, ma è fondamentale scegliere un programma adatto al tuo percorso tecnico e valutare attentamente le opzioni disponibili.

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Corsi di inglese all’estero per studenti di istituti tecnici: cosa sapere davvero prima di partire

L’idea di partire per un corso di inglese all’estero sembra allettante, soprattutto se studi in un istituto tecnico e vuoi migliorare la lingua per lavorare o continuare gli studi fuori dall’Italia. Ma prima di farsi prendere dall’entusiasmo – o dalla paura del “oddio, ma sarò all’altezza?” – ci sono alcune cose che ti consigliamo di valutare, senza filtri e senza promesse da pubblicità.


Perché un corso di inglese specifico per chi frequenta un tecnico?

Chi esce da un istituto tecnico spesso si è già misurato con materie molto pratiche: informatica, elettronica, turismo con taglio business, e così via. Di solito, quello che si cerca non è solo “chiacchierare meglio in inglese”, ma imparare parole, frasi, modi di dire che servono davvero nei contesti che conosci e in quelli dove ti piacerebbe lavorare in futuro. Un corso generico raramente basta: te lo diciamo chiaro.

Ti serve un inglese concreto, che ti aiuti a leggere una documentazione tecnica, discutere durante uno stage, cavartela in una simulazione di meeting o scrivere una mail professionale. E devono essere corsi che sanno adattarsi anche a chi – ammettiamolo – magari parte da un livello un po’ incerto e non se la sente ancora di buttarsi a capofitto in una situazione tutta in inglese.


Che tipo di corsi puoi trovare?

Non esiste una formula magica, ma in generale hai queste possibilità:

  • Corsi di inglese generale con moduli tecnici
    Questi sono i più diffusi. Si parte da un inglese “base”, ma include lezioni settoriali (business, informatica, turismo…). Occhio a scegliere scuole affidabili, perché a volte la parte tecnica è solo un’aggiunta marginale.
  • Inglese tecnico o professionale
    Qui vai più a fondo: si lavora proprio sul lessico di settore e sulle situazioni lavorative (colloqui, riunioni, presentazioni). Sono utili per chi ha già le idee abbastanza chiare sul proprio percorso.
  • Corsi su misura o intensivi
    A volte puoi costruire un pacchetto a misura, magari richiedendo moduli specifici solo per il tuo settore. Ottimo, ma di solito più caro e impegnativo.
  • Corsi per certificazioni (IELTS, Cambridge, ecc.)
    Utile solo se ti serve davvero per l’università o per il lavoro. Però attento: sono corsi tosti, più teorici, e non sempre bilanciano bene la parte tecnica.

Cosa dovresti valutare prima di decidere

Forse l’aspetto meno romantico, ma uno dei più importanti. Prima di iscriverti chiediti (e chiedici, se vuoi!):

  • Qual è il tuo livello di inglese, davvero?
    Sii sincero con te stesso, evita di sopravalutarti o sottovalutarti. Fai (o fatti aiutare a fare) un test: quasi tutte le scuole serie la offrono gratis.
  • La scuola è affidabile e davvero adatta agli studenti tecnici?
    Meglio spendere qualche ora a controllare le referenze, le tipologie di corsi e, se possibile, parlare con chi l’ha già frequentata – magari studenti con un percorso simile al tuo.
  • Quanto tempo serve per vedere cambiamenti veri?
    Dimentica le “due settimane-magiche-torni-fluentissimo”. L’inglese, specie quello tecnico, richiede pratica. Se puoi, cerca di investire almeno un paio di mesi. Per alcuni livelli e obiettivi, anche corsi brevi servono… ma non ti aspettare miracoli.
  • Budget e costi nascosti
    Non ragionare solo sulla retta. Chiedi quanto spenderai per alloggio, trasporti, cibo, materiali. L’esperienza all’estero può costare, meglio farsi i conti prima.
  • Ci sono possibilità di fare un’esperienza pratica (workshop, stage)?
    Alcune scuole organizzano tirocini, laboratori o attività in aziende: sono una manna, soprattutto se punti a un settore specifico.

Le difficoltà che nessuno ti racconta

Siamo realisti: andare all’estero, soprattutto se è la prima volta, può essere uno shock. Non ti vogliamo spaventare, ma nemmeno mandare allo sbaraglio.

  • Cultura e abitudini diverse
    All’inizio le cose banali (fare la spesa, prendere un autobus, capire uno slang) possono sembrare complicatissime. Succede a tutti, passa, ma non subito.
  • Corsi fuori fuoco
    Se ti ritrovi in una classe troppo facile o, peggio, dove si parla solo di grammatica base quando tu volevi imparare l’inglese di laboratorio… decolla la frustrazione. E spesso la soluzione è parlarne subito con la scuola o cambiare corso.
  • Organizzazione
    Tra documenti, visti (se servono), ricerca alloggio e assicurazione, può sembrarti un lavoro in più. Non lasciare all’ultimo nulla, soprattutto se sei minorenne: la burocrazia può essere snervante.
  • Senso di solitudine e motivazione
    Chi studia in un tecnico a volte si sente “diverso” rispetto a chi va ai famosi college. In realtà fuori dall’Italia c’è una marea di studenti tecnici, ma trovare il proprio gruppo può richiedere tempo.

Storie vere (e qualche errore da evitare)

La storia di Marco, studente informatico: dopo tre settimane di corso a Manchester, era pronto a tornare perché sentiva di non imparare nulla di utile. Poi ha chiesto alla scuola se c’erano workshop specifici, e – sorpresa! – lo hanno inserito in un laboratorio di programmazione in lingua inglese. Gli ha svoltato l’esperienza.

Sofia, indirizzo turistico, ha invece cambiato città dopo un mese perché nella prima scuola tutti i compagni erano del liceo linguistico e il corso era tutto incentrato sulle analysing poetry, non sull’inglese per il turismo. Ha mollato e scelto una destinazione orientata al business, dove finalmente si è sentita “al posto giusto”.

Moral della favola: chiedi sempre in anticipo esattamente che tipo di programma c’è, non farti problemi a cambiare strada se capisci che non è la tua.


Qualche consiglio spassionato (forse non risolve tutto, ma aiuta)

  • Fai sempre il test d’ingresso, senza barare.
  • Informati sugli ex-studenti e cerca feedback veri, non solo quelli “da sito”.
  • Considera la possibilità di un tutor o un mentor che ti segua anche dopo le prime settimane.
  • Se capita un momento di down, non sei l’unico: chiedi aiuto e parlane, anche solo per sdrammatizzare.

Insomma, ne vale la pena?

Non c’è una risposta unica. Se il corso è ben scelto, ti apre porte che resterebbero chiuse: impari a lavorare e a parlare davvero in un mondo che, volente o nolente, sempre più spesso parla inglese tecnico. Ma serve pazienza, onestà con te stesso e voglia di provare, anche quando non va tutto liscio.

Studey non vende soluzioni “chiavi in mano”, ma ci siamo passati direttamente e possiamo aiutarti a capire cosa conviene fare, come evitare errori e dove potresti sentirti veramente a casa. Se vuoi parlarne, ci trovi qui – senza pressioni, solo per ascoltare e, dove possiamo, darti qualche dritta vera.

E se alla fine decidi che non è il momento? Tranquillo. Meglio una scelta ponderata che una corsa improvvisata e piena di rimpianti.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.