Corsi di inglese per studenti di informatica e tecnologia: una guida concreta
Se ti stai guardando intorno per studiare informatica o tecnologia all’estero, probabilmente la questione “inglese” ti ronza spesso in testa. È normale: in questi ambiti, l’inglese non è solo parte dei corsi universitari, ma diventa praticamente la tua seconda lingua—dai manuali ai progetti di gruppo, dalle email ufficiali ai meme su GitHub.
Perché serve davvero l’inglese (e non solo per passare gli esami)
Diciamolo senza fronzoli: la stragrande maggioranza delle risorse, delle conferenze, degli scambi fra studenti internazionali sono tutte in inglese. Il fatto di sentirsi in difficoltà magari nello scrivere una mail a un prof, o nel capire tutto al volo durante una lezione, può pesare all’inizio. Molti di noi ci sono passati—io per primo, arrivato in UK con l’impressione che il mio inglese scolastico sarebbe bastato… spoiler: no, serviva di più, soprattutto quando si trattava di informatica “vera”.
Corsi di inglese (non tutti sono uguali…)
Online trovi centinaia di corsi di inglese: alcuni sono veramente generici, altri super specialistici. E spesso non è semplice capire qual è quello adatto per chi, come te, ha già un obiettivo tecnico chiaro.
Provo a spiegare le differenze più comuni che ho visto tra chi si prepara per informatica/tecnologia:
- Corsi di inglese “standard": sono utili per ripassare la grammatica, abituarsi a parlare, migliorare la comprensione. Però, te lo dico subito, dopo un po’ sembrano sempre gli stessi dialoghi (“Where is the book?”, “The cat is on the table”… insomma).
- Inglese tecnico (o “English for IT/Engineering"): qui cambia musica. Si lavora su termini che davvero userai: errori di codice, bug report, presentazioni di progetti, email professionali, ecc. Se ti capita di dover leggere paper scientifici o scrivere documentazione, qui ci vai a nozze.
- Preparazione a esami come IELTS/TOEFL: questi sono quasi obbligatori per iscriversi a molte università estere. I corsi di preparazione aiutano a capire il formato dell’esame, gestire lo speaking, rafforzare le strategie di comprensione… Non diventano esperti di inglese “tecnico”, ma ti danno quella sicurezza per superare lo scoglio dell’application.
Come scegliere (seriamente) il corso giusto per te
Non c’è la “taglia unica”, quindi la scelta dipende molto da dove parti e dove vuoi arrivare. Ecco alcune domande che spesso facciamo agli studenti che si rivolgono a Studey (e che magari puoi porti anche tu):
- A che livello parti? Ostacoli con l’inglese base? Allora meglio rinforzare prima le fondamenta.
- Sai già che università estera vuoi? Alcune chiedono una precisa certificazione o punteggio minimo.
- Quanta “fame” di inglese tecnico hai? Se punti su ricerca, progetti pratici o vuoi subito integrarti in comunità internazionali, il corso tecnico non è tempo perso.
- Meglio online o in presenza? Entrambi possono funzionare. L’online dà flessibilità (utile se rimani in Italia durante l’ultimo anno di liceo), mentre il “dal vivo” può abituare di più al ritmo di una lezione universitaria vera.
Nessun corso fa miracoli, ma aiutano (storie vere)
Qui non prima di venderti l’idea magica. Spesso all’inizio ci si sente comunque spaesati, anche dopo un corso tecnico di inglese. E va bene così—fa parte del gioco. Marco, uno studente che ha poi frequentato Informatica negli Stati Uniti, dopo il primo semestre ci ha chiamato dicendo: “Pensavo dopo il corso di inglese tecnico di essere preparato… poi è arrivato il primo progetto in gruppo e ho realizzato che la parte difficile era capirsi con compagni indiani, rumeni, cinesi… e trovare il modo giusto per spiegarmi. Ma senza quel corso, sarei rimasto zitto tutto il semestre.”
Le prime settimane sono un casino per tutti, ma con qualche base in più, almeno gli scivoloni sono meno rumorosi!
Domande che ci fanno spesso
Quanto tempo serve, in media, per arrivare a sentirsi sereni in inglese tecnico?
Dipende molto dal punto di partenza. Alcuni dopo tre mesi intensi notano già differenze, altri hanno bisogno di un intero anno. La priorità è la costanza più che la velocità.
Come capisco se un corso fa per me?
Ti consiglio di chiedere se c’è una lezione di prova, di guardare bene il programma (deve avere IT, presentazioni, project work) e di vedere se insegnanti o compagni hanno già esperienze simili a quello che vuoi fare tu.
Serve già un B2 per partire?
Per i corsi generali, spesso sì. Quelli specifici partono anche da meno, ma un po’ di basi aiutano, altrimenti rischi di stare sempre col traduttore in mano.
Una cosa che ci teniamo a dire
A volte i corsi migliori sono quelli che ti mettono in difficoltà, quelli dove all’inizio non capisci tutto al 100%. Non temere se fai fatica: capita a tutti. L’importante è chiedere aiuto, confrontarsi con altri che ci sono già passati e non lasciarsi scoraggiare dai “non ce la faccio”.
Se vuoi un consiglio pratico, non esitare a scriverci. Non abbiamo soluzioni magiche, ma almeno una dritta o un contatto giusto possiamo darlo. E se ti va, possiamo anche metterti in contatto con altri studenti che stanno passando la stessa fase.
Se deciderai di partire, ricorda che l’inglese non sarà mai perfetto, ma col tempo ci riderai sopra. E, fidati, il giorno che farai la tua prima battuta (anche banale) in un gruppo internazionale… la soddisfazione è assicurata.
Parliamo del tuo caso specifico?
In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.
Valuta la tua situazione gratuitamente →Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno
Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.