Corsi di inglese per studenti di informatica: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire
Se stai pensando di studiare informatica all’estero, probabilmente una delle tue prime domande è: “Il mio inglese ce la farà davvero?”. Tranquillo, non sei l’unico. Anche se programmi già da anni o hai preso buoni voti a scuola, trovarsi in un’aula universitaria all’estero, circondato da termini tecnici e accenti diversi, può essere un piccolo shock.
Noi di Studey ci siamo passati: file Excel che sembrano una giungla improvvisamente parlata, professori che non sempre scandiscono le parole come la tua insegnante delle superiori, e compagni che discutono vivacemente su GitHub alle 10 di mattina — tutto, rigorosamente, in inglese.
Non è impossibile, ma nemmeno una passeggiata. E partire preparati su questo aspetto ti salva tanta ansia e, in molti casi, anche qualche esame.
Perché vale la pena fare un corso di inglese (serio) prima di partire?
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I termini tecnici sono un’altra lingua.
Ti sembrerà di sapere cosa vuol dire “array” o “loop”, ma se ti capita una frase tipo “debug this chunk of code and report on scalability trade-offs”, ti accorgi subito se ti manca il vocabolario specifico — e capita spessissimo. -
I progetti si fanno (anche) parlando.
Non basta capire la teoria: spiegare la tua idea, chiedere un aiuto, raccontare i risultati di un progetto. Questo avviene spesso in piccoli gruppi, in chat e a voce. Se non sei abituato, puoi trovarti a disagio o addirittura a non partecipare come vorresti. -
Devi quasi sempre certificare il tuo livello
Università e college ti chiedono un punteggio minimo su test come IELTS o TOEFL. Se vuoi puntare in alto su Informatica, spesso servono almeno 6.0 o 6.5. Un corso serio ti prepara sia sulla grammatica che sul tipo di domande ed esercizi (non sempre intuitivi…). -
Vivere (e studiare) in inglese è diverso da ripassare vocaboli.
L’integrazione fuori dalla classe conta quanto dentro: ti serve il lessico anche per trovare un appartamento, gestire una discussione di gruppo o parlare con i professori. E non è solo un tema “accademico”.
Ok, serve un corso. Ma quale?
Qui spesso si fa confusione. Un corso “generico” di inglese può aiutarti con la grammatica, ma in informatica servono step in più. Quello che ti serve di solito è:
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Inglese tecnico-informatico:
Corsi pensati per chi studia o lavora nell’area STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Qui si lavora sul linguaggio specifico che userai davvero: termini, esempi, report, presentazioni. -
Focus sul parlato e sull’ascolto:
Molte difficoltà nei primi mesi all’estero non sono sulla grammatica, ma nel capire e farsi capire nelle conversazioni vere o durante le presentazioni. -
Moduli su paper e report tecnici:
Molte valutazioni universitarie sono legate a progetti scritti, abstract, relazioni. Allenarsi su questi formati ti evita molte brutte sorprese. -
Preparazione a test come IELTS/TOEFL:
Serve non solo sapere la teoria, ma capire com’è strutturato l’esame e quali sono le trappole classiche.
Spesso le università stesse propongono corsi intensivi prima dell’inizio ufficiale delle lezioni. In alcuni casi puoi anche seguire online, a orari flessibili.
Quando iniziare (e quanto investire)?
Qui nulla è universale. Ma per darti un’idea reale:
- Se sei già “intermedio” (tipo un B1/B2): almeno 2-3 mesi prima della partenza, in versione intensiva.
- Se parti da zero (o quasi): considera anche 6-12 mesi di lavoro graduale, magari iniziando online mentre finisci la scuola in Italia.
Non fossilizzarti solo sulla grammatica: se possibile, trovati amici o gruppi online con cui allenare il parlato, guarda video di corsi universitari su YouTube, prova a scrivere piccoli report tecnici, anche solo per esercizio.
Fai attenzione a queste cose (e qualche realtà scomoda)
Non sempre un corso intensivo in UK ti cambia “miracolosamente” la vita in tre settimane: serve costanza. E dipende anche da te, dal tempo che puoi dedicare e dalla tua motivazione. Un altro punto: i corsi sono un investimento, il costo medio all’estero è alto (soprattutto in UK o Irlanda), ma ci sono alternative online valide e più accessibili.
Partire con un livello basso espone a un rischio reale: dopo poche settimane, potresti accorgerti di essere sempre indietro, fare fatica sia nelle lezioni sia nella vita sociale. In questo caso meglio prepararsi bene in Italia, con calma, e magari rimandare di qualche mese la partenza, piuttosto che buttarsi solo perché “è l’unica occasione”. Non c’è una scadenza universale.
Non tutte le università sono uguali: alcune hanno tutorati linguistici integrati, laboratori aggiuntivi e supporto vero, altre (soprattutto nelle destinazioni “più richieste”) si aspettano che tu sia già “a regime” dal giorno uno.
Due storie che ci ricordano che va bene avere paura
Quando Marco è arrivato a Manchester, era convinto che il suo inglese scolastico bastasse. Ma le prime lezioni? Una doccia fredda: dieci minuti e si era già perso tra tech slang e presentazioni. Dopo qualche settimana ha iniziato un corso “su misura” per informatici, con focus su project work: ora dice che la differenza tra sentirsi spaesato e riuscire a prendere la parola è stata tutta lì, nell’essersi allenato su casi reali e non su esercizi astratti.
Sara, invece, aveva già la certificazione ma voleva migliorare. Si è messa a lavorare su paper scientifici (ok, non sempre divertenti…) e a seguire lezioni con docenti madrelingua online. In undici settimane ha portato il suo IELTS da 5.5 a 7.0. Non un miracolo — solo un percorso mirato, intenso, e parecchio esercizio su quello che davvero conta quando studi informatica.
Domande che ci fate spesso
- Quanto dura un corso di inglese “tecnico”?
- Dipende da dove parti. In media un corso fatto bene dura almeno 2-3 mesi se vuoi davvero consolidare le basi, magari anche 6 mesi in parallelo allo studio “tecnico”.
- Serve la certificazione?
- Quasi sempre sì. Le università chiedono un livello minimo (solitamente IELTS o TOEFL) per l’ammissione. Occhio, ogni università fa storia a sé.
- Posso migliorare direttamente quando sono sul posto?
- Puoi — ma se il tuo inglese tecnico è basso, rischi di farti trovare impreparato e di viverti l’esperienza peggio del previsto. Se puoi, meglio arrivare già con una buona base.
- Ma la differenza tra corso “generale” e “tecnico-informatico”?
- Un corso generico va benissimo per le basi, la grammatica e la conversazione standard. Quello specifico per informatica/l’area STEM ti prepara invece ai vocaboli, ai dialoghi e ai testi che troverai davvero in aula e nei progetti.
Cosa possiamo fare (e non fare) per te
Noi di Studey possiamo aiutarti a capire che tipo di corso fa davvero al caso tuo, senza prometterti che “tutto sarà facile”. Possiamo guidarti sulle certificazioni giuste, revisionare i tuoi piani di studio, raccontarti esperienze reali e metterti in contatto con altri studenti che ci sono già passati. Se non troviamo la soluzione perfetta, te lo diciamo chiaramente — e se sbagli strada non succede niente, si può correggere.
Se hai dubbi, domande, o anche semplicemente voglia di sentirti meno solo nella preparazione, scrivici. Non abbiamo una bacchetta magica, ma quando si tratta di studiare informatica all’estero (e farlo davvero bene) un confronto senza filtri può fare già la differenza tra ansia inutile e un inizio col piede giusto.
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