Corsi di inglese per studenti delle medie: quando “Junior” non vuol dire solo bambini
Se tuo figlio (o tu, se hai tra gli 11 e i 14 anni e stai cercando un’esperienza di inglese diversa dal solito) sta iniziando a pensare ai corsi di inglese, probabilmente ti sei imbattuto nella definizione di “programmi junior”. Ma che cosa significa davvero? E – soprattutto – servono a qualcosa, o sono la versione aggiornata delle solite “vacanze studio” che promettono tanto e poi tornano a casa con i soliti souvenir?
Parliamone senza troppi giri di parole.
Cos’è davvero un “programma junior”?
Un programma junior è pensato apposta per chi frequenta le medie: né troppo “baby”, né troppo universitario. Più che semplici lezioni, sono di solito proposte che combinano inglese, vita sociale e un pizzico di autonomia — sempre sotto controllo, sia chiaro.
Sono progettati pensando a chi è alle prime armi con l’inglese “vivo”, quello che serve per parlare davvero, non solo per passare il compito in classe. E spesso sono molto più di un “corso d’inglese”: c’è chi fa laboratori pratici, chi propone attività pomeridiane a tema, chi abbina sport e lingua. L’obiettivo vero, nella maggior parte dei casi, è far fare un salto di qualità senza stancarsi o sentirsi fuori posto.
Perché vale la pena pensarci (e quando invece meglio lasciar perdere)
Non è obbligatorio correre a iscriversi. Questi programmi funzionano se nascono dall’esigenza di imparare, non dalla pressione esterna. Ma ecco perché, secondo chi ci è passato, potrebbero valere la pena:
- Si lavora in piccoli gruppi, con insegnanti abituati a quella fascia d’età (e sì, la pazienza conta moltissimo).
- L’approccio è meno “scolastico” di quanto si creda: giochi di ruolo, laboratori, video, dialoghi… tutto per tenere alta l’attenzione e imparare senza nemmeno accorgersene.
- C’è dietro un’idea di autonomia, ma con tutti i paletti del caso (monitoraggio, attività guidate e adulti sempre presenti).
- Impari come si vive la lingua “da dentro”: musica, cibo, piccole differenze culturali che a scuola spesso passano inosservate.
Chiaro: questi corsi non sono una bacchetta magica. Un paio di settimane all’estero non faranno miracoli se poi, tornati a casa, tutto finisce lì. Ma molti ragazzi tornano con più sicurezza, qualche amico in più e – diciamolo – meno paura di parlare.
Dove si fanno, come funzionano e cosa dovresti aspettarti davvero
In Italia
Ci sono buoni centri di lingua che organizzano percorsi dedicati proprio agli 11-14enni, spesso sotto forma di campi estivi oppure di workshop pomeridiani in città. Qui l’immersione nella lingua non è totale come nel Regno Unito o in Irlanda, ma il vantaggio è che si rimane vicini a casa e i ritmi sono, in genere, più soft.
All’estero
Qui l’esperienza è diversa, soprattutto per chi è pronto a stare un po’ lontano dai genitori (per qualche giorno, non mesi). Le scuole d’inglese specializzate in programmi junior offrono soggiorni residenziali o “day camp”. Classi internazionali, attività ogni pomeriggio, staff che segue i ragazzi passo passo (e sì, la privacy è dosata col contagocce, ma a questa età va bene così).
Attenzione: non tutti i programmi sono uguali. C’è chi punta molto sullo sport, chi su teatro, chi su tour culturali. Non scegliete solo in base al luogo figo sulla locandina: controllate sempre il contenuto effettivo delle giornate, il reale supporto e se sono previsti momenti di confronto in caso di difficoltà.
E le difficoltà? Non fingiamo che non ci siano, anzi.
Essere chiari serve a evitare fregature e delusioni, quindi:
- Selezionare un corso “giusto” è più difficile di quanto sembri. Non basta vedere un bel video online: chiedi sempre di parlare con chi l’ha già fatto e – se puoi – con il coordinatore responsabile.
- I tempi di apprendimento sono lenti. Qualche settimana aiuta ad aprire la mente (e la bocca), ma l’inglese magicamente perfetto non esiste. Vietato aspettarsi rivoluzioni se non si partecipa davvero.
- I costi, specie per l’estero, non sono bassi. Non c’è nulla di male a preferire un’esperienza vicina a casa, se il budget non lo permette.
- Stare lontani da casa stressa, punto. Alcuni ragazzi brillano, altri si sentono spaesati. È normale: la cosa importante è che ci sia sempre qualcuno con cui parlare, adulti che ascoltano e non giudicano.
Qualche consiglio vero, da chi ci è passato
- Chiedi sempre informazioni chiare e aggiornate: ogni anno i programmi cambiano, soprattutto dopo il Covid (regolamenti, attività, numeri).
- Non avere paura di chiedere dettagli anche banali. Sapere dov’è la farmacia più vicina non è una domanda sciocca!
- Valuta la durata in base a chi sei davvero: meglio una settimana intensa che tre mesi passati a patire la nostalgia.
- Non sottovalutare l’effetto “gruppetto italiano”: può aiutare a sentirsi meno soli, ma rischia di far parlare sempre la stessa lingua.
- Se qualcosa non va, fallo presente. Meglio una telefonata in più che tornare a casa scontenti.
Domande che riceviamo spesso
Mio/a figlio/a ha 12 anni e non parla ancora bene inglese: è troppo presto?
No, anzi: questa è forse l’età migliore per provare senza ansie da prestazione. L’importante è che ci sia entusiasmo (o almeno curiosità) e che i docenti siano abituati a lavorare con ragazzi così giovani.
Estero o Italia? Conta davvero dove si fa il corso?
Conta, ma conta di più il clima che si crea nella classe, la qualità degli adulti di riferimento e il fatto che il programma sia flessibile e non “a stampino”.
Quanto deve durare un buon corso?
Dipende dal carattere del ragazzo, dallo stile di apprendimento e dagli obiettivi. Alcuni preferiscono un’intensa full immersion breve, altri beneficiano di incontri settimanali durante l’anno.
Come capire se il corso scelto è davvero valido?
Chiedi referenze, controlla se forniscono un diario delle attività e se sono trasparenti su modalità di valutazione e supporto. “Mio cugino ci si è trovato bene” non può bastare, ma nemmeno un sito patinato lo è.
Insomma: i programmi junior per le medie non sono una soluzione universale, ma – se scelti bene – sono una splendida occasione per crescere, fare amicizia, sbloccarsi (almeno un po’) nell’inglese, e capire che anche sbagliare fa parte del gioco.
Se hai bisogno di un confronto su quale percorso scegliere, contattaci: non ti diremo che esiste un’unica risposta giusta, ma possiamo aiutarti a orientarti tra le opzioni, chiarire i dubbi e – se serve – metterti in contatto con qualcuno che ci è già passato. Nessuna pressione, nessuna promessa magica. Solo consigli e realtà, come piace a noi (e, credici, anche a tanti studenti e famiglie che hanno viaggiato con noi).
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