Corsi di inglese per esami professionali: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire
Immagina di essere seduto davanti a una pagina bianca, sapendo che fra qualche mese dovrai affrontare un esame d’inglese che potrebbe cambiare le prospettive del tuo futuro. Ansia? Probabilmente sì. Sei in buona compagnia, perché chi decide di affrontare un corso di inglese in preparazione a un esame professionale all’estero, parte spesso con tante domande (e qualche paura concreta) a cui non è sempre facile trovare risposta. Qui cerchiamo di mettere tutto in chiaro, senza filtri e senza promesse esagerate.
Le certificazioni che fanno davvero la differenza
Non esistono decine di “diplomi magici” che aprono tutte le porte; di solito le aziende o le università fuori dall’Italia chiedono alcune certificazioni precise. Ecco quelle che, nella vita reale, servono davvero:
-
IELTS (International English Language Testing System)
È probabilmente il più richiesto a chi sogna di continuare a studiare o lavorare in UK, Australia, ma ormai anche in tanti altri paesi. La versione “Academic” serve per le università, quella “General Training” per lavoro o visto. -
TOEFL (Test of English as a Foreign Language)
È lo standard soprattutto per chi punta agli Stati Uniti o al Canada (in particolare per iscriversi a corsi universitari). -
Certificazioni Cambridge (B2 First, C1 Advanced, C2 Proficiency)
Queste hanno ancora un certo peso, soprattutto in Europa, e sono considerate una “prova” d’inglese piuttosto seria anche dal punto di vista professionale. -
TOEIC (Test of English for International Communication)
Più orientato al mondo del lavoro, usato molto in azienda e meno per scopi “accademici”.
Cosa (non) aspettarti da un corso di preparazione
Non tutti i corsi si assomigliano — e non tutti preparano sul serio agli esami, anche se magari promettono mari e monti. Di solito quelli fatti bene hanno alcune cose in comune:
- Ti fanno conoscere a memoria il formato dell’esame: niente ti spiazza il giorno del test come trovarlo “strano”, quindi un corso serio ti allena con esercitazioni molto simili a quelle che affronterai.
- Insistono sulle competenze che valgono punti: magari sei fortissimo in conversazione, ma se non sai scrivere una lettera formale rischi di perdere un sacco di punti banali.
- Fanno vere simulazioni d’esame: la pressione, i tempi stretti, non sono dettagli. E simularli è (quasi) fondamentale, anche solo per gestire l’ansia.
- Ricevi feedback mirati: non c’è nulla di più frustrante che sentirsi dire solo “ok” o “così va meglio”. Chi ti aiuta davvero ti segnala i punti su cui lavorare e ti spiega come.
Occhio però: se ti affidi a una scuola qualsiasi, rischi di finire in una classe “general english” e scoprire dopo settimane che non stai nemmeno imparando quello che serve davvero. Meglio chiedere sempre in modo chiaro che tipo di percorso offrono e a chi si rivolge.
Scegliere la destinazione: pro, contro e sorprese
Non tutte le destinazioni fanno per tutti, e qui non c’è una risposta uguale per tutti. Ecco una veloce carrellata (uscita dalle conversazioni vere con centinaia di studenti):
-
Regno Unito
Tantissimi centri specializzati, ambiente internazionale, ma costi (soprattutto alloggio) belli pesanti. -
Irlanda
Comunità studentesca accogliente, scuole spesso molto flessibili (e più piccole), ma forse meno scelta di corsi “ultra-intensivi”. -
Canada
Sicuro, multiculturalità reale, ottimi corsi, ma preparati al freddo — davvero. La burocrazia per il visto non è una passeggiata, ma non è impossibile. -
Australia
Se vuoi cambiare aria (tanto), qui il metodo è spesso molto pratico, i corsi tengono molto all’interazione. Non proprio la scelta “last minute” per via della distanza. -
USA
Qualità alta e super professionalità nelle scuole, ma tra visto, permessi e costi, serve pianificare tutto con largo anticipo.
Gli errori più comuni (e come non cascarci)
Qualcosa che non ti dice quasi mai nessuno: passare questi esami non è una passeggiata e la fatica vera non la fai sempre in classe. Queste sono le difficoltà che, nella nostra esperienza, fregano più spesso chi parte:
- Non valutare il proprio livello prima di iscriversi a un corso: a volte serve più tempo del previsto per “salire di livello”, anche se la voglia di partire è tantissima.
- Sottostimare i costi: libri, iscrizione all’esame, vitto, alloggio, spostamenti… Metti tutto in conto, non solo la retta!
- Pensare che ‘basta un corso intensivo’ e via: se il tuo inglese è scarso (e non c’è nulla di male), può volerci qualche mese di lavoro mirato prima di essere davvero pronto.
- Scegliere la prima scuola che capita: la differenza tra un corso che insegna “a superare l’esame” e uno generico è enorme. Se hai dei dubbi, chiedi.
- Ignorare lo stress: la pressione dell’esame, la nostalgia di casa, il clima che ti spiazza: sono cose con cui convivere, non segni che “non sei tagliato”.
Due storie vere (non per farti paura, ma per essere onesti)
Marco, romano, Irlanda:
Ha scelto una scuola a Dublino per “migliorare il suo inglese” e ottenere l’IELTS. Dopo tre settimane, si è accorto che la classe era troppo “easy” e che non si parlava mai di test, tecniche di scrittura, strategie. Si è rivolto a noi, abbiamo ragionato insieme sui suoi veri obiettivi, cambiato scuola (con qualche casino burocratico, sì…) e in pochi mesi ha finalmente raggiunto il livello e superato l’IELTS. Morale: se hai un obiettivo preciso, cerca un corso specializzato fin dal principio, anche se è meno “popolare”.
Sara, Milano, Canada:
Per motivi personali aveva bisogno del TOEFL (e del feedback vero, non solo esercizi). Ha scelto una piccola scuola con classi da 8 studenti, ha avuto tutor “dedicati” che le hanno cucito addosso il percorso. Ha speso più del previsto (soprattutto per l’alloggio), ma col senno di poi non avrebbe barattato la qualità del supporto o delle simulazioni.
Qualche risposta pratica alle domande più comuni
-
Serve già un ottimo inglese per iscriversi?
No: di solito serve almeno un livello medio (B1-B2), ma ogni scuola è diversa. Se hai dubbi sul tuo livello, meglio fare un test orientativo — in molti casi è gratis. -
Quanto tempo serve per essere pronti?
C’è chi ce la fa in un mese (se parte già forte), chi ci mette 3-6 mesi. Dipende dal livello di partenza, dall’impegno e anche dalla fortuna (a volte non vai bene al primo tentativo e… amen). -
Posso prepararmi da solo?
C’è chi ci riesce, ma serve costanza, materiali seri e un modo per ricevere correzioni. Senza una guida (almeno all’inizio), rischi di girare a vuoto e fissarti sulle cose meno importanti. -
Come scelgo il test giusto?
Dipende se ti serve per università, lavoro, visto o altro. Spesso ne basta uno solo, ma occhio: alcune università o aziende vogliono proprio un esame specifico.
Se c’è una cosa che abbiamo imparato seguendo centinaia di studenti è che ognuno ha dubbi, ostacoli e tempi differenti. Non esiste una scorciatoia magica, ma pianificare con i piedi per terra (e magari evitando errori già fatti da altri) ti risparmia parecchie frustrazioni, oltre a soldi e tempo.
Non esitare a chiedere: anche solo una chiacchierata aiuta a chiarirti le idee e impostare bene il viaggio. E se per caso la soluzione ideale non esiste, te lo diciamo senza giri di parole — perché anche sbagliare fa parte del percorso, ma farlo con consapevolezza aiuta moltissimo.
Parliamo del tuo caso specifico?
In una rapida call di 20 minuti, un nostro advisor valuterà la tua situazione e ti dirà come possiamo aiutarti a realizzare il tuo progetto all'estero.
Valuta la tua situazione gratuitamente →Chiamata introduttiva gratuita e senza impegno
Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.