Corsi di inglese per preparare i colloqui universitari: come scegliere davvero bene
Sognare l’università all’estero è una gran cosa — ma quando arriva il momento del colloquio di ammissione (spesso in inglese), la paura cresce: “E se non capisco la domanda?” “E se mi blocco a metà risposta?” Tranquillo, non sei il solo a pensarla così. Molti di noi passano proprio da queste ansie quando iniziano il percorso fuori dall’Italia. Per fortuna esistono corsi di inglese pensati apposta per aiutarti a non arrivare impreparato al colloquio. Ecco una guida semplice e onesta su come sceglierli e cosa aspettarsi — senza giri di parole o false promesse.
Perché scegliere un corso specifico per i colloqui universitari (e non “solo” inglese)
C’è una bella differenza tra saper “parlare inglese” e saperlo fare bene sotto pressione, davanti a chi deciderà il tuo futuro accademico. I corsi mirati non sono fatti solo per migliorare il livello linguistico generale, ma per lavorare su aspetti molto precisi:
- Sapere cosa aspettarsi: il tipo di domande varia parecchio (da “presentati in 30 secondi” a “raccontami un fallimento”). Allenarsi con casi veri mette una marcia in più.
- Comunicazione chiara e sicura: non basta la grammatica, c’è il tono, l’ordine delle idee, la capacità di non perdersi per strada.
- Gestione della tensione: durante le simulazioni imparerai che sbagliare una risposta non significa “aver fallito tutto”, e che puoi correggerti in corsa.
- Feedback vero: un occhio esterno (meglio se esperto) ti dice cosa funziona e dove inciampi — una cosa che da soli difficilmente notiamo.
La realtà? Anche con un ottimo inglese scolastico, il colloquio può trovarti spiazzato se non ci hai mai messo piede prima. Non è questione solo di lingua, ma di mentalità e “allenamento”.
Come capire se un corso fa per te
Non serve buttarsi sul primo risultato di Google che promette “inglese perfetto in 2 settimane”. Ecco qualche domanda utile per orientarti:
- Il corso parla specificamente di ammissioni universitarie, o è solo un “generico” corso d’inglese?
- Chi sono i docenti? Hanno esperienza diretta con colloqui d’ammissione, o raccontano quello che hanno letto online?
- Sono previste simulazioni pratiche, con domande vere? Oppure solo esercizi di grammatica?
- Ricevi feedback personalizzati sulle tue risposte, sulla pronuncia, sui contenuti?
- Si occupano anche della revisione dei documenti (personal statement, CV)?
- Il percorso si adatta agli standard dell’università o del Paese dove vuoi andare?
Se mancano una o più di queste cose, forse è il caso di guardare altrove (anche se capiamo che si corre sempre dietro al tempo o alle offerte lampo…).
Occhio alle differenze tra Paese e Paese
Un colloquio per Oxford o Cambridge non è come uno per una Uni australiana. Cambia proprio l’approccio:
- UK e Irlanda: di solito il colloquio è molto “sul pezzo”, con domande accademiche ma anche su di te e sulle motivazioni che ti muovono.
- USA e Canada: più rilassati, sì, ma attenti alla tua storia personale, alle attività extracurriculari... non solo le “materie preferite”.
- Olanda e Australia: di solito mixano aspetti di studio e domande sulle soft skills (come lavori in team? Sai adattarti ai cambiamenti?).
Chiedi sempre se il corso tiene conto delle differenze tra diversi sistemi universitari.
Difficoltà e “dietro le quinte” — cosa nessuno ti dice
Non tutti i corsi fanno davvero quello che promettono. Un esempio? Spesso mancano le simulazioni: trovi solo lezioni frontali e qualche esercizio isolato. Tanto vale usare YouTube. E attenzione alle previsioni troppo ottimistiche (“bastano 2 settimane!”): il tempo giusto dipende da dove parti e da quanto tempo puoi dedicarci sul serio.
Un altro rischio? Sottovalutare la pressione. Il colloquio può bloccare anche chi ha il B2 o il C1, soprattutto se non lo ha mai “provato” prima in condizioni simili. Allenarsi, anche su come gestire l’ansia, fa la differenza.
E poi: a volte i corsi costano molto più del valore effettivo, vendendo promesse vaghe. Non tutto ciò che luccica…
Una storia senza filtri
“Pensavo che il mio inglese fosse ok, quello del liceo più ore extra da autodidatta. Poi al primo colloquio — davanti alla commissione — mi sono bloccato. Non sapevo come reagire a certe domande, né come capire cosa davvero volevano sentire. Il lavoro sulle simulazioni e la revisione dei miei documenti, invece, mi hanno svoltato la preparazione. Non era tutto facile, ma almeno ci ho provato davvero.”
Domande che riceviamo spesso
Serve essere già bravissimi in inglese per il colloquio?
No. Serve una base sicura, certo, ma soprattutto ti serve sapere come rispondere a certe domande, come motivare le tue scelte, come correggere una risposta incerta. La sicurezza viene lavorando sulle situazioni reali, non facendo “più esercizi” sul libro.
Posso prepararmi completamente da solo?
Volendo sì, ma è dura. Manca il confronto, il punto di vista esterno che ti dice “guarda, qui sei stato poco chiaro” oppure “qui dovevi fermarti prima”. Noi — per onestà — conosciamo persone che sono andate bene anche solo con YouTube e amici madrelingua, ma di solito chi fa simulazioni vere parte avvantaggiato.
Quanto tempo serve sul serio?
Non esiste una risposta uguale per tutti. In media, 6-12 settimane con costanza (e qualche simulazione “vera” ogni tanto) sono un buon riferimento. Poi dipende da quanto sei abituato a parlare inglese nella quotidianità.
Voi di Studey aiutate a prepararsi a queste prove?
Sì: abbiamo selezionato alcuni corsi (non li promuoviamo solo “perché sono partner”) e aiutiamo anche con revisione di documenti e coaching pratico. Se vuoi solo informazioni o hai domande su cosa conviene fare, basta chiedere — non spingiamo nessuno se non ha ancora deciso.
In conclusione: meglio chiarirsi subito le idee
Prepararsi seriamente a un colloquio universitario può fare la differenza, ma non serve farsi prendere dall’ansia delle promesse impossibili o della “scelta perfetta”. Ogni studente ha il suo percorso, le sue paure e i suoi tempi.
Se vuoi un confronto onesto, o anche solo un consiglio su che direzione prendere (anche per capire se ti serve davvero un corso o basta allenarti in altri modi), siamo qui: nessuna pressione per “iscriverti subito” — ci interessa che tu parta con gli strumenti davvero giusti.
Scrivici senza impegno, oppure raccontaci semplicemente a che punto sei: ogni viaggio comincia un po’ così, tra dubbi veri, entusiasmo e qualche paura. E sì, anche qualche step andrà storto... e va bene lo stesso.
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