Corsi di inglese con storytelling: tutto quello che serve sapere (senza giri di parole)
Se stai pensando di migliorare il tuo inglese – magari all’estero, magari già in UK – probabilmente hai sentito parlare dei famosi corsi di storytelling. Qualcuno li ama, qualcuno li consiglia, qualcun altro li trova troppo “creativi”. Ma che cosa sono davvero? Funzionano per tutti? Vale la pena investirci? Ti racconto per filo e per segno cos’ho visto succedere (e, onestamente, cosa no).
Cosa sono davvero questi corsi “con storytelling”?
Messa semplice: sono corsi dove non studi solo vocaboli, regole e dialoghi finti, ma lavori su vere storie – le tue, quelle degli altri, inventate o vissute. L’idea di base è che usare la lingua per raccontare ci obbliga a uscire dalla comfort zone, spinge a costruire frasi più naturali e… sì, spesso rende le lezioni molto meno noiose.
Come funziona nella pratica?
- Spesso si iniziano giornate con spunti tipo: “Racconta quella volta che ti sei perso in aeroporto”, oppure “Inventiamo insieme una storia buffa”.
- Si lavora parecchio in gruppo, si cambia spesso partner, si ascoltano storie altrui (e ci si impara sempre qualcosa, pure dallo spagnolo con accento tedesco che pensa di parlare inglese meglio di tutti).
- La grammatica c’è, ma si impara mentre si costruisce, non solo dai libri.
- A volte ci sono esercizi tipo “gioco di ruolo”, dove ti cali nei panni di qualcun altro.
Perché piace (e a chi di solito NON piace)
Pro:- Non hai tempo di annoiarti: stare seduti ad ascoltare non è previsto, devi partecipare davvero.
- Se ti blocchi quando parli in inglese, qui sarai costretto a “rompere il ghiaccio”.
- Impari parole ed espressioni che nessun manuale ti insegna, e a usarle subito.
- È utile per chi vuole diventare più sicuro a parlare davanti agli altri – non solo per l’inglese, ma anche per la vita.
- Se sei proprio all’inizio (livello zero), rischi di sentirti perso: bisogna almeno riuscire a mettere insieme qualche frase.
- A volte i gruppi hanno livelli diversi – può essere stimolante, ma può far innervosire se ti senti più indietro o più avanti degli altri.
- Non è un sostituto della grammatica: va usato insieme a lezioni più strutturate, non al posto loro.
- I programmi cambiano tanto tra una scuola e l’altra. C’è chi si limita a far leggere brani e chi davvero ti coinvolge: qui conviene chiedere esempi concreti di attività prima di scegliere.
“Funziona davvero?” (spoiler: dipende)
Ti riporto due storie che abbiamo raccolto da ragazzi passati per Studey:
- Giulia, Londra: “Ero stufa dei dialoghi tipo ‘at the hotel’ dei corsi base. Col corso storytelling, ogni giorno era diverso. La prima volta che ho dovuto parlare davanti a tutti tremavo, ma dopo un po’ è diventato naturale. Per me è quello che mi ha sbloccata, soprattutto perché improvvisare non era il mio forte.”
- Marco, Brisbane: “Secondo me serve se già mastichi l’inglese. Io lo consiglierei da B1 in su. Se sei alle prime armi è più divertente che utile, però ti aiuta comunque a buttarti.”
Domande pratiche che ci fanno spesso
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A che livello vale la pena scegliere uno di questi corsi?
Di solito da A2/B1 in su. Se sei principiante avanzato puoi provarci, ma serve tanta pazienza e uno spirito allegro: metti in conto un po’ di fatica in più. -
Quanto costa? È tipo i corsi normali?
In media sì, il prezzo non cambia tanto. Non ti fidare però di chi fa promesse tipo “storytelling = percorso VIP”: guarda gli orari e, se puoi, cerca feedback di chi ha partecipato davvero. -
Aiuta anche se devo fare IELTS/TOEFL?
Soprattutto per speaking e writing: impari a costruire discorsi, non solo frasi spezzate. Ma per il reading e il listening, serve sempre integrare con pratica dedicata all’esame vero e proprio. -
Come si sceglie un corso buono, non una minestra riscaldata?
Chiedi alla scuola che attività pratiche sono previste e se puoi vedere esempi di storie/progetti fatti dagli studenti. Se quasi tutto è frontale o solo grammatica, probabilmente storytelling è solo nel nome.
Alternative o cose da affiancare
- Gruppi di conversazione: più informale, ma ti abitui a parlare di esperienze davanti ad altri.
- Corsi di teatro in inglese: super per chi vuole allenare la pronuncia e vincere la timidezza.
- Laboratori di comunicazione: spesso fanno esercizi di presentazione e narrazione, senza essere troppo “art attack”.
Ok, ma quindi: sceglierei un corso di storytelling?
Premessa d’obbligo: non è una soluzione magica.
Se parti da zero, rischi di farti prendere dallo sconforto. Se invece mastichi già la lingua e vuoi superare il blocco della timidezza (o semplicemente cerchi lezioni meno noiose), può essere la svolta.
Conta molto anche il gruppo: se ti ritrovi con persone attive e insegnanti coinvolti, impari il triplo.
Insomma: vale la pena informarsi bene, guardare programmi e – soprattutto – parlare con chi li ha fatti. Le brochure sono belle, ma la realtà spesso è parecchio diversa.
Se hai dubbi su quale corso puntare, o vuoi parlane con qualcuno che ci è passato davvero, scrivici pure o prenota una call gratuita con Studey. Non abbiamo la bacchetta magica, ma un confronto schietto (e zero slogan) lo trovi sempre.
Se vuoi andare dritto al sodo, scarica anche la nostra guida completa ai corsi di inglese: ci sono esempi pratici, dritte vere e tutte le trappole da evitare.
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