Corsi di inglese con attività di scrittura creativa: cosa sono davvero e come capire se fanno per te
Quando si parla di “corsi di inglese con scrittura creativa”, dietro le parole si nasconde un’esperienza che rischia di essere tanto bella quanto, a volte, diversa da come la immagini. Se stai valutando di buttarti in questa avventura, ti racconto cosa aspettarti davvero – senza filtri e senza promesse perfette.
Cosa sono in concreto questi corsi?
Non è solo grammatica o conversazione. Qui stai facendo un passo oltre: alla pratica linguistica si aggiunge la sfida di inventare storie, scrivere dialoghi, giocare con le parole e – a volte – condividere i tuoi testi con altri studenti.
In pratica, si sommano le classiche lezioni di inglese a laboratori dove provi a scrivere racconti brevi, poesie oppure a tenere un blog (talvolta in gruppo, altre volte individualmente). Spesso si leggono testi di autori anglofoni e poi si prova a crearne di propri, tra errori, risate, autocritica e – se va bene – anche qualche piccola soddisfazione.
Ma perché scegliere un corso del genere?
Se ti piace scrivere già in italiano e vuoi davvero misurarti con l’inglese in modo più “libero”, qui potresti trovare pane per i tuoi denti. Ti serve una buona base – non ti nascondo che senza almeno un B1/B2 qualche frustrazione arriva – ma può essere il modo più “vivo” per imparare a padroneggiare la lingua, osando uscire dagli schemi dell’esercizio “scolastico”.
Per chi vanno bene, allora?
- Se pensi di voler studiare comunicazione, scienze umanistiche o journalism (magari all’estero), queste attività aiutano a sciogliersi e ti abitueranno a scrivere “da anglofono”.
- Se sogni pubblicità, content creation o anche solo di cavartela a scrivere mail professionali creative, tutto il lessico che impari qui ti tornerà comodo.
- A chi ha già superato la paura di sbagliare e adesso vuole “giocare” con la lingua.
Come sono strutturati (e cosa NON offrono)?
Di solito:
- C’è una parte di lezioni classiche (vocaboli, un po’ di grammatica specifica per scrivere meglio).
- Tanti esercizi “strani”, come inventare finali alternativi a storie celebri, scrivere dialoghi surreali, o tenere un diario personale in inglese.
- Momenti di confronto “dal vivo” dove ti leggono letteralmente quello che hai scritto e ti danno feedback immediato. Questa, per esperienza, è la parte più utile ma anche più imbarazzante, almeno all’inizio.
- Magari workshop tenuti da scrittori o blogger madrelingua.
Quasi mai trovi un supporto iper-individuale (se non in scuole molto costose) e non aspettarti correzioni dettagliate su ogni singola riga. Il senso, in sostanza, è stimolarti a “provare”, non a perfezionarti subito.
Su cosa riflettere prima di iscriverti
- Il tuo livello attuale: se ti senti già insicuro con frasi base, forse non è la scelta più efficace (meglio consolidare prima le basi).
- Le motivazioni: se ti serve l’inglese solo per superare un esame o cavartela in un viaggio, la scrittura creativa non è indispensabile. Ma se vuoi davvero “spiegare le ali” – magari anche in vista di una domanda per l’università – può aiutare a fare la differenza.
- Quanto puoi spendere: costano di più dei corsi standard, quindi (parlando chiaro) occhio alle spese extra: materiali, laboratori pomeridiani, workshop aggiuntivi.
- La scuola: giro sui forum, chiedi feedback reali. Non tutti i corsi sono uguali e a volte la qualità dipende molto dall’insegnante.
Le difficoltà che (forse) nessuno ti dice
- Non è automatico che tu “diventi creativo”. Ci sono settimane in cui le idee non arrivano, e va bene così. Richiede esercizio, costanza e pazienza (valido in tutte le lingue, purtroppo e per fortuna).
- Frustrazione linguistica: è normale trovarsi con l’idea in testa e le parole inglesi che non escono. È il prezzo da pagare, ma col tempo migliora.
- A volte si rischia la superficialità: se il gruppo è molto eterogeneo, rischi di perdere tempo su testi molto semplici che non ti danno veri feedback. Trova il contesto giusto per te.
Una storia verissima: Marta e la scrittura creativa a Dublino
Marta aveva un B2 quando è partita per Dublino. I primi giorni ha pensato di aver sbagliato tutto: si sentiva fuori posto, scriveva storie che le sembravano banali e faceva errori “da principiante”. Però il gruppo – misto, con molti altri studenti europei in barca con lei – l’ha aiutata trovando il coraggio di osare. I migliori stimoli? I feedback onesti dei docenti e delle compagne che, anziché giudicare, offrivano spunti veri per migliorare.
Dopo un paio di mesi, il suo inglese era più “suo”, più personale, e ha deciso di provare a tenere un blog in inglese. Non sarà diventata Shakespeare, ma il salto l’ha sentito: meno paura di esprimersi, più autonomia nel linguaggio. Però lo ripete spesso: “senza una buona base, mi sarei arresa subito”.
E se non te la senti con la creatività?
Non c’è nessun obbligo. Se vuoi rafforzare lo scritto e basta, puoi puntare su corsi più tradizionali:
- Business English: per email, presentazioni, riunioni.
- Academic English: per imparare a scrivere report, saggi universitari, abstract.
- English for Journalism/Content Writing: dove si impara a scrivere in modo tecnico o per il web.
C’è spazio e dignità per tutte le strade: l’importante è scegliere in base a cosa serve DAVVERO a te.
In sintesi: conviene davvero?
Sei disposto a esporti, metterti in discussione, e imparare una lingua in modo più “vivo” e magari meno strutturato? Allora sì: può essere super utile. Ti prende per mano e ti aiuta ad andare oltre le frasi fatte, ma non fa miracoli né ti trasforma automaticamente in uno Steve Jobs della lingua inglese.
Se invece punti tutto sulla grammatica perfetta e magari cerchi risultati rapidi per un esame alle porte, può non essere il percorso più adatto – almeno non subito.
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