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Corsi di inglese con attività di peer tutoring

Il peer tutoring nei corsi di inglese offre un approccio pratico e collaborativo, permettendo agli studenti di imparare insieme e superare le proprie difficoltà linguistiche.

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Corsi di inglese con attività di peer tutoring: cosa sono davvero, come funzionano e perché può valere la pena provarli

Quando si pensa a studiare inglese all’estero, spesso l’idea è quella della classica aula con banchi, libro di testo e docente in cattedra. E fin qui niente di male. Ma chi ci è già passato sa bene che, appena ti trovi immerso in un paese straniero, quello che davvero fa la differenza è la pratica quotidiana: parlare, sbagliare, capire “al volo” come si dice una cosa in modo naturale, chiedere aiuto se serve, e magari… aiutare qualcun altro.

Negli ultimi anni, tante scuole (soprattutto all’estero) stanno introducendo all’interno dei loro corsi di inglese delle attività di peer tutoring — e, fidati, non è solo uno slogan da brochure. Provo a spiegarti cosa sono, senza giri di parole.


Peer tutoring nei corsi di inglese: niente prof, solo studenti? Non proprio.

Il peer tutoring nasce da un’idea semplice: tra studenti ci si capisce al volo. In pratica, chi è un po’ più avanti o si sente più sicuro aiuta chi fa più fatica, che sia grammatica, conversazione o pronuncia. Ma non pensare a ripetizioni “old style” o interrogazioni improvvisate: di solito si lavora in coppia o in piccoli gruppi e, anche se il prof non è protagonista, c’è sempre qualcuno che tiene d’occhio che tutto fili liscio. È un modo molto meno ingessato di imparare, dove il confronto e la pratica sono al centro.


Come funziona davvero un corso di inglese con peer tutoring?

Di solito il peer tutoring non è “extra” ma parte integrante del corso. Ecco com’è, nella vita vera:

  • Si lavora in duo o in piccoli gruppi, a rotazione: oggi aiuti tu, domani magari sei tu a chiedere una mano.
  • Si fanno esercizi pratici: dialoghi, simulazioni tipo “come ordini un caffè al bar” oppure “come rispondi a una mail formale”, correzioni tra pari di brevi testi.
  • Il docente rimane sempre una guida, pronto a intervenire se qualcosa non torna, a correggere errori grossolani o, semplicemente, a dare suggerimenti.
  • C’è spazio anche per le domande “scomode”: “ma questa parola la usano davvero così?” — che spesso con un compagno ci si sente più liberi di fare, senza paura di sembrare stupidi.

Perché può funzionare (davvero) per studenti italiani

Parliamoci chiaro: in Italia, molte volte impariamo l’inglese più sui libri che nelle chiacchierate reali. Il peer tutoring aiuta proprio qui:

  • Metti subito in pratica quello che sai: e, spiegandolo a qualcuno, lo impari meglio anche tu.
  • La paura di sbagliare si abbassa: nessuno ti corregge per giudicarti, ci si aiuta a vicenda.
  • Impari non solo l’inglese “manuale” ma anche piccoli trucchi di chi ci è già passato: pronunce strane, modi di dire, errori che facciamo tutti all’inizio.
  • Alleni competenze che vanno oltre la lingua: ascolto, capacità di spiegare, teamwork, gestione del tempo.
  • Aiuta a rompere il ghiaccio: trovi amicizie, ammorbidisci la solitudine iniziale, ti senti meno spaesato.

Ma è sempre tutto rosa e fiori? Ovviamente no.

Non vogliamo raccontarla come una favola. Il peer tutoring funziona se:

  • C’è un minimo di organizzazione e supervisione: altrimenti diventa un “ci provo, ma se sbaglio boh”.
  • I gruppi sono equilibrati: a volte c’è chi prende troppo la scena e chi si chiude in se stesso — e questo è un rischio vero, specie se si è un po’ timidi.
  • Non sostituisce l’insegnamento vero e proprio: va visto come qualcosa in più, non “invece di”.
  • Dipende dal contesto: alcune scuole ci credono tanto, altre lo propongono solo “di facciata”. E la differenza si vede.

Dove si trovano corsi così?

Sempre più scuole di lingua, soprattutto in UK, Irlanda, Paesi Bassi, persino negli USA, stanno inserendo il peer tutoring nei loro corsi pensati per chi arriva dall’estero. Non è ancora la norma dappertutto, ma se questa modalità ti incuriosisce, vale la pena chiedere. Studey può aiutarti a capire se davvero fa per te — e, se sì, quali scuole lo usano sul serio e in che modo.


Meglio peer tutoring o corso tradizionale? Dipende.

Non c’è una risposta uguale per tutti. Ecco uno schema semplice, senza pretese di verità assoluta:

Aspetto Corsi tradizionali Corsi con peer tutoring
Chi spiega Sempre l’insegnante Spesso altri studenti (+docente)
Quanto si parla A volte poco Tantissimo, anche tra studenti
Comfort/sicurezza Meno errori pubblici Si sbaglia, si corregge insieme
Rischio noia Dipende dalla classe Difficile annoiarsi
Adatto a Chi preferisce struttura Chi vuole più pratica

Ma non è bianco o nero: molte scuole mixano le due cose. E, chiariamolo, in tanti casi sono proprio i corsi “ibridi” a funzionare meglio, almeno all’inizio.


Due consigli spicci (che avrei voluto all’inizio)

  1. Quando chiedi info a una scuola, informati su come organizzano davvero il peer tutoring: quanti incontri, come sono formati i gruppi, che ruolo ha il docente. Se “boh”, meglio indagare.
  2. Non pretendere miracoli dal peer tutoring se parti da zero: potrebbe aiutarti, ma nei primissimi passi serve ancora una guida più “tradizionale”.
  3. Cerca di vivere il peer tutoring anche fuori dall’aula: trova gruppi di studio, conversation club, anche online. A volte una serata pizza con altri studenti ti insegna più di tante lezioni!

Dubbi e domande frequenti (che riceviamo spesso)

Funziona anche per chi non è proprio portato con l’inglese?
Sì, ma onestamente: se sei all’inizio assoluto, magari meglio affiancarlo a lezioni più strutturate. Dopo, può essere una marcia in più.

Mi costa di più rispetto a un corso normale?
Quasi mai. Di solito il peer tutoring è parte del pacchetto. Ma chiedi sempre, giusto per essere sicuro.

Lo posso fare anche se sto ancora studiando da casa?
Certo, sempre più scuole offrono la modalità online, magari con chat di gruppo o “virtual buddy”.

E se mi trovo in un gruppo poco affiatato o sbilanciato?
Succede, purtroppo. Qui il ruolo del docente diventa fondamentale: è lui (o lei) a dover intervenire se qualcosa non va.


In sintesi — se vuoi un’esperienza di studio dell’inglese diversa dal solito, in cui metterti subito alla prova e conoscere altri studenti, il peer tutoring può essere una bella occasione. Non è la bacchetta magica, ma se pensi che possa fare al caso tuo, possiamo parlarne insieme, senza pressioni. Anche solo per chiarire dubbi o aiutarti a capire se questa strada ti somiglia. Studey è qui proprio per questo.

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