Imparare inglese… senza farsi fregare dallo stress
Non so voi, ma la prima volta che ho iniziato a studiare inglese all’estero, pensavo che il mio unico problema sarebbe stato capire gli insegnanti o imparare a memoria i phrasal verbs. Mi sbagliavo di grosso. La distanza da casa, la voglia di fare amicizia senza sembrare fuori posto, il timore di ridere alle battute sbagliate… Tutte ansie normalissime — e spesso non sono quelle a cui pensi quando scegli un corso.
Negli ultimi anni, per fortuna, sono nati corsi di inglese che non si occupano solo di grammatica: mescolano le lezioni vere e proprie con esercizi semplici di mindfulness e benessere (respirazione, piccoli momenti di rilassamento, attenzione alle proprie emozioni), per aiutarti a tenere sotto controllo l’ansia e trovare un po’ più di equilibrio mentale mentre impari. Non sono una moda passeggera, ve lo assicuro: possono fare la differenza, soprattutto se sei una persona che tende a sentirsi sotto pressione.
Ma serve davvero?
Sì, se sei tra quelli che si agitano facilmente, o se ogni volta che studi una lingua senti quella vocina interna che ti dice “non ce la farai mai”. Le pratiche di mindfulness fanno quello che, a dirla tutta, spesso non si impara sui banchi: fermarsi un attimo, ascoltarsi, prendere fiato prima di lasciarsi prendere dal panico. Niente magia, solo piccoli gesti che ti aiutano a concentrarti e a vivere meglio la giornata (e no, non devi essere un monaco zen per provarci).
Come sono fatti questi corsi, nella realtà?
Di solito, le mattinate partono con esercizi semplici — dieci minuti di respirazione, a occhi chiusi, per svegliare il corpo e la testa. Poi si riparte con la parte di lezione vera e propria. Alcuni insegnanti fanno anche delle “pause attive”, piccole attività mindful nel mezzo della lezione, soprattutto quando vedono che la classe è cotta o a corto di concentrazione.
Alcune scuole organizzano anche workshop: si parla di gestione dello stress, di autostima, di come affrontare un’interrogazione senza tremare. E, paradossalmente, è proprio in questi momenti che spesso si socializza di più: condividere le proprie insicurezze, anche solo per ridere insieme degli errori, azzera le distanze molto più di qualsiasi esercizio scritto.
Per chi sono davvero utili?
- Se hai vissuto male corsi “classici”, troppo rigidi.
- Se temi che l’inglese sia solo l’inizio: la paura vera è quella di sentirti spaesato una volta arrivato all’estero.
- Se vuoi cambiare metodo e puntare a un apprendimento che non ti lasci esausto e pieno di dubbi ogni sera.
Non è la panacea di tutti i mali — in fondo, non esiste il corso che elimina magicamente difficoltà e paure. Devi avere un po’ di pazienza, voglia di provare e impegnarti (curiosità, soprattutto). Se scegli un programma dove il benessere è solo uno slogan, rischi di restare deluso: le migliori scuole sono quelle che ci credono davvero e che si mettono a disposizione anche fuori dalla lezione.
Qualche consiglio molto concreto per scegliere bene
- Informati su chi sono gli insegnanti (anche quelli di mindfulness): hanno esperienza reale o fanno solo qualche esercizio copiato da YouTube?
- Leggi esperienze di altri studenti che ci sono passati: non tutte le scuole trovano davvero il giusto equilibrio tra inglese e supporto.
- Occhio ai “pacchetti extra”: meglio un corso meno pubblicizzato ma fatto bene, piuttosto che mille attività slegate e senza continuità.
- Se pensi di partire per l’estero, cerca programmi che offrono anche aiuto sull’adattamento quotidiano: sembra una banalità, ma avere qualcuno a cui chiedere consiglio fa la differenza.
Una storia vera: la svolta di Matteo
Prendiamo Matteo, studente napoletano che aveva già tentato un corso intensivo “vecchia scuola”. Era partito agguerritissimo, ma dopo un paio di settimane viveva di ansia e notti insonni. Quando ci ha chiesto aiuto, gli abbiamo suggerito un corso a Londra con attività di mindfulness integrate: all’inizio storceva il naso (“Io non sono il tipo da meditazione!”), poi poco alla volta — con qualche esercizio di respirazione qui e là, due chiacchiere coi compagni durante le pause — ha cominciato a sentirsi meno “bloccato”. Ha imparato a prendere fiato non solo prima degli esami, ma anche nella vita di tutti i giorni: il suo inglese è migliorato, certo, ma la vera conquista è stata trovare il coraggio di chiedere aiuto quando si sentiva perso. (Spoiler: ancora oggi, se deve calmarsi prima di un colloquio, chiude gli occhi e torna agli esercizi appresi là).
Dubbi e risposte senza giri di parole
Serve essere già “spirituali” per fare mindfulness? | Assolutamente no. La mindfulness qui è uno strumento pratico, non un rituale mistico. Devi solo essere aperto e sufficiente curioso da provarci. |
Costa di più rispetto ai corsi classici? | Dipende. Alcuni programmi la includono, altri la mettono come “optional”. Chiedi sempre prima di iscriverti, per evitare sorprese. |
Vale davvero qualcosa “ufficialmente”? | Ci sono corsi che danno crediti, altri che no. Se ti serve qualcosa di riconosciuto, meglio farsi specificare tutto per iscritto. Noi di Studey, ad esempio, ti aiutiamo a distinguere tra programmi validi e “fuffa”. |
Se ti ritrovi nei dubbi e nelle paure che abbiamo descritto, sappi che non devi per forza cavartela da solo: puoi chiederci una mano, senza impegno e senza finire in una “macchina” che ti spinge a comprare qualcosa a tutti i costi. Studey c’è, con qualche racconto vero sulle spalle e tanta esperienza di ex studenti incasinati come te. Quando vuoi parlarne, ci trovi qui.
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