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Corsi di inglese con attività di gaming

Imparare l'inglese giocando offre vantaggi come meno ansia e maggiore partecipazione, ma richiede anche equilibrio tra divertimento e studio serio.

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Imparare l’inglese giocando: il lato (davvero) pratico dei corsi con attività di gaming

Se l’idea di aprire il libro di grammatica ti fa sbadigliare e le lezioni “classiche” di inglese ti sembrano sempre uguali, sappi che non sei l’unico. Negli ultimi anni, sempre più studenti si sono avvicinati a corsi di inglese che usano il gaming – non per saltare a piè pari la fatica, ma per rendere davvero più viva e concreta la pratica della lingua. Però, come in tutte le cose, ci sono luci e ombre. Provo a raccontartele per come le abbiamo vissute, prima che da consulenti, da studenti incastrati tra esercizi e controller.


Cos’è davvero un corso di inglese con gaming?

Non è una scusa per passare ore su Fortnite dicendo “sto facendo listening”. I corsi migliori mischiano offline e online: c’è chi usa giochi di ruolo in inglese per allenare il parlato, chi inserisce minigame interattivi nelle lezioni online, chi costruisce missioni virtuali dove – per risolvere enigmi e superare livelli – devi capire istruzioni, dialogare con altri e, spesso, buttarti a parlare. A volte sembra una chat tra amici, altre volte una vera sfida.

Quello che cambia rispetto alle lezioni tradizionali è l’energia: sei tu che devi trovare la soluzione, ascoltare davvero, provare e riprovare, spesso senza paura di fare errori. Ed è normale sbagliare: è parte del gioco (e anche dello studio).


Cosa funziona per davvero

La cosa più utile? Ti dimentichi che stai “studiando”. Quando sei dentro una situazione di gioco, la lingua smette di essere astratta e diventa uno strumento per arrivare a un obiettivo – che sia risolvere un mistero o negoziare con altri giocatori.

Alcuni benefici che abbiamo sperimentato (e che tanti altri studenti raccontano):

  • Meno ansia, più partecipazione: nessun prof che corregge ogni parola, solo buona volontà e una specie di complicità tra chi gioca.
  • Vocaboli e frasi che ti restano in testa: li usi in un contesto, col rischio di doverli ripetere sul serio.
  • Soft skills che pochi corsi offrono: pensare velocemente, lavorare insieme ad altri (magari persone in giro per il mondo), provare a spiegarsi con poco.
  • Adatto quasi a tutti i livelli: c’è sempre un livello di difficoltà che puoi affrontare, anche se parti da zero.

Le cose che non ti dicono quasi mai

Nessuno, con onestà, può dirti che il gaming basta da solo. Lo dico per esperienza: le regole della grammatica (quelle famose eccezioni, i tempi verbali, le preposizioni impazzite) non si imparano correndo dietro a una missione virtuale. Piuttosto, questi corsi funzionano solo se li abbini a un po’ di teoria o – almeno – a un ripasso serio quando serve.

E la motivazione? All’inizio è a mille, ma c’è chi si perde tra una partita e l’altra e si scorda perché sta facendo tutto questo. Serve disciplina anche nel giocare.

Altri aspetti da non sottovalutare:

  • Supporto vero fa la differenza: se il corso è lasciato a sé stesso, rischi di girare a vuoto (o di giocare tanto... in italiano).
  • Qualità variabile: ci sono corsi pensati e bilanciati da insegnanti veri, altri invece sono solo giochi tradotti malamente.
  • Non sempre economici o accessibili: servono tempo, connessione, spesso dispositivi aggiornati.

Come scegliere senza fregature

Mi ero fissato sull’idea di farmi “allenare” con i giochi prima di partire per Londra. Cosa ho imparato, sulla mia pelle e ascoltando altri?

  1. Chiedi chi c’è dall’altra parte: ci sono insegnanti veri o solo una piattaforma automatica?
  2. Guarda se per ogni gioco c’è un obiettivo didattico chiaro.
  3. Ascolta chi l’ha fatto prima di te: meglio se sono studenti italiani che raccontano anche cosa NON ha funzionato.
  4. Controlla la parte pratica/teorica: se c’è solo gioco, rischi grossi buchi sulle basi.
  5. Non farti accecare dal “prezzo speciale”: a volte meglio un corso più caro ma personalizzato e con una vera community dietro.

Chi ci si trova bene (e chi no)

Te lo dico schiettamente: se hai una scadenza tipo un esame IELTS, il gaming può essere un extra, ma serve soprattutto studiare (eh sì, lo so che non suona figo). Se invece hai bisogno di sentirti meno bloccato parlando, se vuoi scioglierti e provare a sbagliare senza nessuno che storce il naso, questi corsi aiutano tanto.

Non fanno per te se cerchi ordine, struttura, obiettivi precisi e risultati “certi” in poco tempo. E non sono la soluzione giusta se – semplicemente – non ami l’idea di imparare anche giocando.


Una storia concreta

Marco, uno degli studenti che abbiamo seguito, aveva provato di tutto: libri, app, video. “Poi ho iniziato queste sessioni con giochi e sfide di gruppo. All’inizio era un diversivo, dopo invece mi sono reso conto che alcune frasi che usavo dentro il gioco mi uscivano spontaneemente anche in classe – però mi sono accorto che sulla grammatica ero ancora debole. Mi serviva una mano anche lì.” Il punto? L’equilibrio.


Tiriamo le somme

Corsi di inglese con gaming sì o no? La risposta – poco originale ma vera – è “dipende da te”. Se hai voglia di metterti in gioco (letteralmente), possono aiutare molto, soprattutto per il parlato e l’ascolto. Ma non sono la scorciatoia che evita la fatica.

Fai domande, prova, informati. E se non sei sicuro, chiedici pure: non abbiamo risposte magiche, ma possiamo ascoltarti per capire insieme cosa ti serve davvero, senza mitizzare niente.

Da studenti a studenti: ci si può divertire imparando, ma anche il percorso più “giocoso” qualche ombra ce l’ha – ed è giusto saperle prima di tuffarsi.

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