Corsi di inglese con attività di design thinking: cosa sono davvero e perché (forse) fanno per te
Se dallo studio dell’inglese in aula ti aspetti solo grammatica, esercizi e ascolti infiniti… ti svelo che ormai esistono opportunità molto più “vive”. Forse hai sentito parlare dei corsi di inglese che integrano il design thinking. Suona futuristico? In realtà è molto più concreto di quanto immagini. Ecco in poche righe di cosa si tratta davvero, che vantaggi porta (ma anche quali limiti ci sono) e se ha senso considerarli come esperienza all’estero.
Design thinking: tradotto in pratica
Il design thinking, onestamente, non è la nuova moda che va di moda solo a Londra o in California. È un modo di affrontare (e risolvere) problemi, facendo attenzione prima di tutto alle persone coinvolte. Tradotto per chi studia inglese: non solo impari vocaboli, ma ti sporchi le mani con piccoli progetti pratici, in gruppo, usando la lingua per comunicare e trovare soluzioni. Non c’è una ricetta fissa: in genere si parte con l’ascolto, si cercano idee, si costruisce qualcosa e, spesso, si fallisce pure. E va bene così.
Come funzionano questi corsi?
Quasi mai significa rinunciare alle classiche lezioni di inglese. Piuttosto, dopo la parte “tradizionale”, ci si dedica a lavori di gruppo, brainstorming, presentazioni di mini-progetti. Ad esempio: “Inventate una soluzione utile per gli studenti fuori sede di Londra. Dovete intervistare, raccogliere idee, raccontarle… tutto in inglese!”. Non lo nascondo: se non ami lavorare in gruppo, all’inizio può essere faticoso. Ma spesso è quello che poi ti fa uscire dalla comfort zone e conoscere davvero altre persone.
Perché scegliere un corso di inglese col design thinking?
Pro | Contro |
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Dove si trovano questi corsi?
I paesi dove questa combinazione funziona meglio sono quelli da sempre attenti agli approcci innovativi nell’educazione: Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Canada. Non tutte le scuole o università offrono davvero un mix equilibrato. Alcune puntano più sulle soft skills, altre sono più sulla teoria. E occhio ai costi: alcuni pacchetti “design thinking” sono più costosi ma non necessariamente migliori.
Come scegliere (senza stressarti inutilmente)?
- Parla con chi c’è già stato: Se conosci ex studenti, chiedi a loro per davvero che tipo di progetti hanno fatto.
- No marketing, sì trasparenza: Chiedi alle scuole degli esempi pratici, non fermarti alle presentazioni patinate.
- Valuta cosa ti serve davvero in questa fase: Vuoi sbloccarti con l’inglese parlato? Fare nuove amicizie? Allenarti al lavoro di gruppo? Non esiste il corso perfetto per tutti, esiste quello più vicino a ciò che cerchi tu adesso.
- Preparati a sentirti spaesato/a all’inizio: È normale non capire tutto o sentirsi fuori posto. Di solito ci metti una settimana a ingranare, a volte di più. Se vuoi, possiamo raccontarti le nostre prime figuracce: ce n’è per tutti i gusti!
Domande che ricorrono spesso
Mi aiuterà davvero a parlare meglio inglese?
Sì, soprattutto in contesti pratici e reali. Non aspettarti miracoli o accenti britannici dopo due settimane, ma sicuramente imparerai a “buttarti” di più.
Serve un livello minimo di inglese?
Di solito sì: almeno un livello base-intermedio, altrimenti rischi di sentirti troppo indietro e mollare subito. Meglio essere onesti con sé stessi.
Sono corsi per tutti?
No. Se ti stressano i lavori in gruppo, valuta se fa per te. Ma, magari partendo con i giusti compagni e senza pressioni, potresti sorprenderti.
Se vuoi capire meglio che corsi ci sono (e come evitare i “finti innovativi”), puoi scriverci senza problemi: qualche volta rispondiamo con la soluzione che non ti aspettavi, altre volte ti diciamo onestamente che forse non è il momento giusto. Ma la nostra esperienza — con errori inclusi — te la raccontiamo tutta.
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