Organizzare un viaggio studio con stage lavorativo: la guida onesta (e senza filtri)
Se stai pensando di partire per un viaggio studio che includa anche uno stage lavorativo, fermati un attimo: non è solo questione di valigia e buone intenzioni. Dietro ci sono molte cose pratiche, e qualche difficoltà che spesso si sottovaluta. Qui non troverai promesse impossibili ma consigli onesti, nati dall’esperienza di chi ci è passato — errori, figuracce e piccoli successi compresi.
Cosa vuol dire davvero “viaggio studio con stage lavorativo”?
Non basta dire “studio e lavoro”. È più complicato: ogni Paese fa storia a sé e non tutti gli stage sono uguali. Qualche domanda utile da farsi subito:
- Lo stage serve per il mio percorso universitario (curriculare) o è solo per aggiungere esperienza al CV?
- È pagato, oppure solo “esperienza in cambio di formazione”?
- Se voglio che sia riconosciuto dall’università, chiedono requisiti particolari?
- Quanti mesi posso restare? Posso farlo con il visto da studente o serve altro?
- Cosa dice la legge locale? Le differenze tra Italia, UK, Irlanda e Canada non sono dettagli.
Come si organizza concretamente
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Scelta della destinazione (niente romanticismi, guardiamo in faccia i fatti)
Ok, Londra è fighissima ma quanto costa viverci in realtà? In Irlanda senza la tessera sanitaria europea come sono messi? In Canada serve davvero lo study permit? Meglio guardarla subito in modo informato, facendo due conti — e non affidandosi solo alle brochure. -
Chiarisci cosa vuoi portare a casa
Lo stage che sogni ha davvero senso per te? Non accettare “la prima cosa che capita” solo per aggiungere una riga al CV. Se vuoi lavorare in marketing, fare fotocopie in un’officina probabilmente non ti aiuterà. -
Fai bene i conti
Il prezzo del corso di lingua o della scuola è solo l’inizio. Alloggio, depositi, trasporti (esistono città dove rischi di spendere centinaia di euro al mese per andare/venire dallo stage), assicurazione sanitaria… Sembra noioso ma ti salverà da sorprese fastidiose. Più ci pensi prima, meno piangi dopo. -
Non sottovalutare la burocrazia
Visti, permessi di lavoro, regole su quante ore puoi lavorare come studente: sono dettagli che possono complicarti la vita, specialmente dopo la Brexit. Occhio soprattutto se non hai passaporto europeo. -
Prepara i documenti con attenzione
Probabilmente dovrai mandare CV e qualche lettera motivazionale. Meglio non improvvisare: vanno scritti in inglese chiaro, con poche frasi fatte. Se vuoi un confronto vero, chiedi il parere di qualcuno che c’è già passato: tra le cose utili che possiamo fare da Studey c’è anche la revisione dei documenti e qualche dritta da chi ha già fatto stage simili. -
Agenzie sì, ma con spirito critico
Non tutte le agenzie sono uguali (e nemmeno tutte fanno solo i tuoi interessi). In generale: se qualcosa suona troppo bello per essere vero, probabilmente lo è. Prima di affidarti, fatti spiegare tutto. Anche noi di Studey siamo nati proprio perché eravamo stanchi di promesse che poi si sgonfiano appena arrivi all’estero.
Cosa aspettarti davvero (e di cosa preoccuparsi)
- Cultura lavorativa diversa: il modo di lavorare, i rapporti con capi/colleghi, persino le pause pranzo possono essere diversi, e all’inizio magari ti sembrerà strano o difficile.
- Incastrare tutto: studiare e lavorare insieme non è una passeggiata. Più che altro, è una sfida costante a organizzarsi per non impazzire.
- Stage poco utili: a volte le mansioni sono meno “da film” di come te le aspettavi. Molto dipende da cosa hai scelto, da che tipo di azienda/organizzazione trovi e da quanto sei chiaro fin dall’inizio su cosa vuoi (e puoi) imparare.
- Costi che spuntano all’ultimo: anche chi si organizza bene rischia scontrarsi con spese inaspettate (magari una stanza che costa il doppio di quanto scritto nell’annuncio, o il commuting che ti mangia mezzo stipendio).
- Rischio di essere sfruttato: purtroppo alcuni stage all’estero sono poco più di “facci il caffè”, soprattutto se accetti qualsiasi offerta. Informarsi prima, e chiedere consigli a chi ci è già passato, può fare la differenza.
Domande che sentiamo spesso
“Posso fare uno stage retribuito mentre studio inglese all’estero?”
Dipende: alcune nazioni lo permettono solo sopra una certa età, con un certo tipo di corso, o fino a un numero massimo di ore. Altre richiedono permessi specifici. Serve informarsi caso per caso, e prendere la risposta ogni mese da fonti ufficiali, perché cambiano.
“Come so che lo stage vale davvero?”
Diciamolo francamente: se ti propongono solo mansioni banali, o ti chiedono soldi per poter lavorare, drizza le antenne. La qualità dello stage si vede anche da come ti selezionano. Dove è tutto troppo facile… manca spesso la sostanza.
“Qual è l’errore più comune?”
Guardare solo al posto “da cartolina”, sottovalutando tutto il resto: costi, burocrazia, coerenza con i propri obiettivi. E anche non chiedere aiuto a chi ci è già passato (sì, ci sono passato anch’io, con almeno tre figuracce iniziali).
Quindi, ne vale la pena?
Sì, ma solo se lo fai davvero per te, con preparazione, voglia di imparare anche dai momenti difficili — e senza aspettarti una passeggiata. Se vuoi chiarire i dubbi, farti aiutare a capire quale strada è più adatta a te, oppure semplicemente raccontarci a che punto sei, scrivici. Da questa parte troverai ex studenti, gente che ci è già passata e che non giudica se hai paura (perché ci siamo passati pure noi).
Non ti promettiamo la bacchetta magica, ma un supporto vero sì. E questo, soprattutto in un percorso così importante, fa la differenza.
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