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Viaggio studio per studenti di scienze geologiche: quello che nessuno ti spiega davvero

Partire per studiare geologia fuori dall’Italia non è semplicemente farsi una vacanza in stile “Erasmus e beach party” (spoiler: non lo è quasi mai). La realtà è più sfumata, anche un po’ ruvida a volte, ma può essere davvero formativa a livello personale e professionale — se sai davvero cosa aspettarti.

Qui ho raccolto consigli onesti e qualche aneddoto da chi questo percorso lo ha già affrontato, errori inclusi.


Perché studiare geologia all’estero? (E a cosa stare attenti)

Il bello della geologia è che la “materia prima” è ovunque, ma non è mai uguale da una parte all’altra del mondo. Studiando fuori, puoi vedere rocce, paesaggi, vulcani e processi geologici che in Italia magari vedi solo nei libri. Senza contare che alcuni paesi offrono laboratori super attrezzati, connessioni con il mondo della ricerca, e opportunità che qui sono difficili da trovare.

Ma c’è un però: aprirsi nuove strade non vuol dire che sia tutto in discesa. Qualche esempio? La burocrazia, il costo della vita, l’inglese che sembra “ok” a scuola ma non basta, e la fatica di farti amici in un posto nuovo. Nessuno te lo dice mai nei video motivazionali, ma è così.


Quale paese scegliere? Dipende da te (e dal budget…)

Non c’è una ricetta standard: la scelta migliore dipende dai tuoi obiettivi e, parliamoci chiaro, anche da quanti soldi hai da investire e da quanto ti spaventano i cambiamenti. Ecco una foto panoramica non patinata delle mete più scelte dagli studenti di geologia italiani:

  • Regno Unito
    Ricerca spaziale, laboratori pieni di attrezzature, ma costi davvero alti e dopo la Brexit ottenere il visto non è così automatico. La vita costa, Londra ancora di più. Bisogna essere onesti: molte famiglie faticano a reggere la spesa senza qualche borsa o prestito.
  • Irlanda
    Atmosfera molto accogliente e università valide (anche se un po’ poche). Città generalmente più piccole e gestibili, ma il costo di affitto a Dublino può sorprendere in negativo.
  • USA
    Scelta ampissima, possibilità di borse e ricerca, ma i costi arrivano alle stelle e il percorso per ottenere un visto può richiedere tempo, energia e… pazienza zen. L’inglese serve davvero, davvero buono.
  • Canada
    Ottima qualità delle università e clima multiculturale, ma la distanza non è banale (e sì, gli inverni sono rigidi, non è solo una leggenda metropolitana).
  • Australia
    Terra bellissima e “laboratorio naturale” a cielo aperto per la geologia. Però partire costa tanto sia in termini di voli che di tasse universitarie, e serve essere preparati a stare molto lontani da casa per lunghi periodi.
  • Olanda
    Università abituate agli studenti internazionali, tanti corsi in inglese. Gli alloggi invece scarseggiano e il clima non è dei più amichevoli tutto l’anno, ma il sistema funziona.

Questi sono solo orientamenti generali: ogni situazione cambia da persona a persona. Meglio farsi guidare da qualcuno che ci sia già passato, per evitare casini (e spese inutili).


Requisiti, sogni e ostacoli… cosa serve DAVVERO?

Qui spesso si inciampa: pensi che basti il diploma o qualche voto alto e invece entri nel tunnel delle domande strane e della burocrazia.

Ecco cosa serve quasi ovunque:

  • Inglese solido: serve un certificato B2 (tipo IELTS o TOEFL), e non basta essersi “cavata” a scuola. Il test serve davvero!
  • Lettere di referenza: sì, meglio più di una e non solo da un prof generico. Fatti aiutare da chi ti conosce bene, magari per progetti “extra”.
  • Personal Statement: questa non è una lettera qualunque, ma una specie di “autobiografia motivazionale” dove devi raccontare perché ami la geologia e perché proprio là.
  • Pagelle e certificati: molti atenei vogliono la traduzione ufficiale (e a volte la legalizzazione), quindi calcola tempo e costi aggiuntivi.

Alcune università possono anche richiedere esami di accesso o esperienze pratiche (ad esempio campi scuola). Non è una tragedia se non li hai già fatti, ma meglio informarsi per tempo.


Gli errori in cui cadiamo tutti (prima di partire)

Più parlo con studenti che sono già partiti, più scopro che si sbaglia spesso negli stessi punti. Un mini-riassunto utile:

  • Pensare che l’inglese “vada già bene”: no, serve uno sforzo in più, soprattutto per la parte scientifica!
  • Sottovalutare le scadenze: le domande si chiudono in fretta, soprattutto se punti a una borsa di studio.
  • Essere troppo ottimisti sul budget: affitti, libri, voli, assicurazioni… metti tutto per iscritto, poi aggiungi un 15%. Fidati.
  • Immaginare che il visto sia una formalità: USA, Canada, Australia e anche Regno Unito dopo Brexit — in realtà serve preparare una pratica dettagliata e partire in anticipo.

La parola a chi ci è passato

Luca, dottorando, UK
“Pensavo di aver previsto tutto, poi tra affitto, libri e laboratori ho finito i soldi al primo anno. Alla fine ho preso un prestito (e qualche lavoretto extra). Tornassi indietro, cercherei più info pratiche all’inizio: mi avrebbero risparmiato qualche notte insonne.”

Chiara, laureata, Olanda
“Olanda super organizzata, ma trovare casa? Un incubo. Ho dormito su divani di amici e pagato più di quanto pensassi. Ma ne è valsa la pena: mi sono portata a casa anche amici veri e un lavoro dopo la laurea.”


Le domande più frequenti (e le risposte dirette)

Posso partire senza lasciare l’università italiana?
Dipende: ci sono programmi di scambio (Erasmus+, etc.), ma chiedi bene alla segreteria cosa puoi fare. Ogni corso è un mondo a parte.

Esistono borse per chi studia Geologia fuori?
Sì, ma sono poche rispetto alle richieste. Prima inizi la ricerca, meglio è.

Come so se una università all’estero è davvero valida?
Non esiste una lista magica. Controlla ranking internazionali, recensioni degli ex studenti su forum o social, e – se vuoi – chiedi a qualcuno che ci è arrivato tramite Studey (senza filtro aziendale).

Si può lavorare mentre studio?
Dipende dalla destinazione e dal tipo di visto. In UK e Irlanda qualcosa si può fare, negli USA è molto limitato (spesso solo dentro l’università).


Studey: cosa facciamo davvero (spoiler: niente sciocchezze)

Studey aiuta passo per passo sulle cose che davvero contano: dai documenti al personal statement, suggerimenti pratici, correzioni, info sui visti, racconti di chi ci è passato in prima persona e aiuto per non incartarti nei passaggi burocratici (compreso quando devi sbattere la testa con uffici e scadenze).
Se ci chiedi quale università scegliere, ti diciamo davvero pro e contro anche delle nostre partner e non ti spingiamo verso quelle che “pagano di più”. Se non lo sappiamo, lo diciamo. Se serve, ti mettiamo in contatto con qualcuno che ha già fatto il percorso in geologia e può dirti com’è la vita laggiù oltre le foto sui siti ufficiali.

“Se non avessi avuto la mia advisor di Studey a dare una seconda occhiata al mio personal statement, probabilmente oggi non sarei qui. Mi ha aiutato a evitare errori grossolani e a scegliere una università che non mi avrebbe mai detto a scatola chiusa.”
— Matteo, 22 anni, ora studente in Australia


Vuoi saperne di più?

Se vuoi chiarirti le idee (o semplicemente hai paura di impantanarti nella burocrazia), scrivici senza impegno e raccontaci le tue perplessità. Nessuna domanda è troppo banale, nessuna paura è “da deboli”.
A studiare all’estero non si improvvisa — e non si parte “a caso”. Meglio informarsi davvero, con chi ci è passato.

Nota pratica: le regole, i costi e le scadenze cambiano anche all’ultimo minuto. Meglio chiedere un consiglio aggiornato prima di fare passi falsi o affidarti a forum “a caso”. Se vuoi, puoi partire scaricando la nostra guida oppure fissando due chiacchiere con un advisor — uno che ci è davvero passato, non un call center impersonale.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.