Viaggio studio per studenti di Scienze della Formazione Primaria: Guida senza filtri
Parliamoci chiaro: l’idea di partire per studiare scienze della formazione primaria all’estero attira, ma spaventa anche. Non c’è nessun filtro Instagram che regga davanti alla paura di non capire tutto nelle prime lezioni o di passare un sabato sera a cena solo con Netflix, almeno all’inizio. Però è un’esperienza che davvero può cambiarti. Qui proviamo a condividere quello che avremmo voluto leggere noi prima di partire; niente promesse, solo realtà, con qualche consiglio pratico.
Scegliere dove andare: non esiste la meta perfetta per tutti
Ci sono università incredibili in UK, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia, Olanda… Attenzione però: ogni paese ha le sue “regole non dette”. Ad esempio, l’Inghilterra ha corsi molto teorici e rigorosi, ma è anche il posto dove la scuola primaria funziona in modo molto diverso dalla nostra. In Irlanda l’approccio è più “familiare”, mentre negli Stati Uniti spesso ti chiedono buoni voti anche in cose che ti sembrano lontanissime dal mondo della scuola. Australia e Olanda? Sistemone innovativo, con tanto focus su esperienze pratiche, ma anche lì bisogna adattarsi.
In pratica: leggi i programmi delle università, guarda se fanno per te, prova a parlare con ex studenti (noi ne conosciamo parecchi e non fanno i fenomeni). Nessuno ti può dire “qui starai meglio”, perché dipende davvero da cosa cerchi e da dove ti immagini più a tuo agio.
Requisiti (e piccole-grandi ansie correlate)
Quasi ovunque servirà l’inglese, questo lo sai. Se ti chiedi “sarò all’altezza?” la risposta è: la sensazione di non capire tutto all’inizio è normalissima. Nei campus nessuno parla “you are welcome” come nei libri, ma alla lunga si ingrana. Spesso servono certificazioni tipo IELTS o TOEFL, e per gli USA pure test aggiuntivi come SAT/ACT (che, da italiani, sembrano uscite di uno show tv).
Ti serve una mano a capire cosa chiedono davvero? Lo sappiamo, sembra tutto una giungla: ogni università ha le sue richieste, cambia anche in base all’annata. A volte, basta un’email fatta bene all’admissions office per chiarire se una mancanza si può compensare. Noi queste cose le abbiamo imparate “sbattendoci la testa” e aiutando chi ci ha contattato dopo... non sei obbligato a fare lo stesso da solo.
Quanto costerà… e come (forse) non svenire
I costi fanno paura, inutile far finta di niente. In UK spesso ci sono i tuition fees più sostenibili per un europeo (soprattutto in Scozia), mentre in USA le cifre sono da capogiro ma esistono borse di studio pazzesche. In Australia la vita quotidiana costa un po’, ma il sistema supporta bene gli studenti che lavorano. In Olanda, invece, trovi spesso una via di mezzo.
Meglio chiarirlo: non tutti trovano la “super borsa” alla prima botta. Ci sono però finanziamenti, prestiti “buoni” e tante storie di ragazzi che hanno trovato soluzioni un pelino meno evidenti (tipo: vivere fuori dai circuiti classici per risparmiare sull’affitto, lavorare part-time, unire più piccoli sconti). Non sempre è facile, a volte serve robustezza mentale, ma non sei il primo che ci passa.
Tipi di viaggio studio: scegli quello che davvero ti serve (non quello che “va di moda”)
- Scambio (Erasmus&co): Di solito più semplice dal punto di vista burocratico, e puoi rientrare se proprio non ti trovi. Perfetto per chi vuole provare prima di lanciarsi.
- Laurea completa: È una sfida totale, ma può darti una formazione riconosciuta quasi ovunque. Non è sempre la scelta giusta “per tutti”, specialmente se hai legami forti con l’Italia.
- Stage e tirocini: Molto sottovalutati — spesso sono il vero modo di capire come si lavora in altri contesti educativi. Fai attenzione a trovare partner seri (spoiler: non tutti sono tali).
Non sminuire le tue paure: se non ti senti pronto per partire subito “al 100%”, va benissimo. Molti studenti scelgono di fare un po’ di esperienza in Italia e poi valutare con più calma. Non è una gara.
Quello che non ti dicono: le sfide vere
- Lingua: La “paura dell’accento” c’è sempre. Anche chi aveva preso tutti 9 alle superiori ha faticato le prime settimane. Non pensare di essere “meno degli altri” se non capisci tutto subito.
- Solitudine & impatto culturale: I primi giorni senza sapere a chi chiedere una mano fanno paura. Ci saranno momenti di entusiasmo e altri dove ti chiedi: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. È normale.
- Amicizie: Non si fanno in automatico. Spesso servono settimane (o mesi) per trovare chi ti capisce davvero.
- Burocrazia: Fino a due giorni prima ti sembra tutto a posto, poi scopri il documento X che nessuno ti aveva detto di preparare. Consiglio: prendi tutto con ironia e, dove puoi, chiedi aiuto.
Come scegliere consapevolmente
- Lascia perdere le “top 10” trovate online: ogni università ha i suoi pro e contro veri, e ognuno ha bisogno di qualcosa di diverso.
- Chiedi a chi c’è già passato (e non ha nulla da vendere): sono le esperienze più oneste.
- Non basarti solo su brochure o open days “instagrammabili”: cerca video o testimonianze un po’ più raw, quelli dove si dice anche degli aspetti meno belli.
- Se hai paura di sbagliare, prenditi una pausa per pensarci: nessuno ti corre dietro, e a volte serve fermarsi prima di decidere.
Esperienze concrete: due storie vere (senza supereroi)
Giorgia è partita per un semestre a Dublino: “I primi giorni mi sono vergognata perfino ad alzare la mano. Ma ho trovato un mentor tra i docenti che mi ha aiutato a sciogliermi. Ho imparato più lì in sei mesi che in anni di scuola italiana, ma ho pianto un sacco le prime due settimane”.
Luca ha scelto l’Olanda per un tirocinio: “Il mio inglese era tremendamente scolastico. I colleghi di università sono stati molto diretti: o parli, o nessuno ti capisce. Ho avuto giornate in cui avrei voluto mollare tutto, ma adesso sono il primo del gruppo quando bisogna organizzare progetti internazionali”.
Le domande che ci arrivano più spesso (e le risposte migliori che possiamo dare)
- Come faccio a trovare le università giuste per me?
Inizia guardando i siti ufficiali, poi cerca ex studenti e gruppi sui social dove si parla senza filtri. Se ti senti perso, chiedici pure: non ci offendiamo se vuoi solo un chiarimento. - L’inglese mi mette ansia. Sopravviverò?
Sì, ma i primi tempi saranno un salto nel vuoto. Se hai occasione, frequenta un corso intensivo prima di partire: non fa miracoli, ma ti dà sicurezza. E soprattutto non pensare di essere “fuori lugar” se le prime mail ci metti mezz’ora a scriverle. - C’è davvero qualche borsa di studio che posso ottenere?
Ci sono. Più nascoste di quanto pensi. Serve un po’ di tempo, e quasi mai basta un solo click. Di solito bisogna fare domanda con anticipo e avere pazienza. Se vuoi, possiamo aiutarti a sfogliare i bandi veri, ma non tutte le borse sono “rose e fiori”. - Si può cambiare idea una volta partiti?
Certo. Cambiare rotta è più frequente di quanto ti abbiano raccontato: si può rientrare, cambiare università, ripensare le proprie scelte. Nessuno merita di essere giudicato per questo.
In conclusione
Andare all’estero per studiare scienze della formazione primaria può essere fantastico, ma richiede uno sforzo vero. Non sarà sempre facile, non sempre lineare. Non esistono “trucchi” che vanno bene per tutti: la cosa migliore è ascoltare chi ci è già passato, chiedere aiuto quando serve e, se sbagli strada, ripartire (anche da zero). Se sei confuso, hai mille domande o vuoi solo sentirti meno solo in questa scelta, puoi scriverci: non abbiamo tutte le risposte, ma no, non sei mai “il primo strano” a fare queste domande.
Qualsiasi sia la meta o il percorso che sceglierai: fatti guidare dalla curiosità, non dalla paura di sbagliare. (E sì, Netflix non giudica se all’inizio ceni solo con lui).
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