Viaggio Studio per Studenti di Scienze della Comunicazione
Immagina di sederti per la prima volta in un’aula universitaria all’estero. I prof parlano una lingua diversa, le lezioni sono organizzate in modo che non ti aspettavi, ti guardi intorno e pensi: “Ce la farò?”. Se stai studiando scienze della comunicazione o ci stai pensando, sappi che questa sensazione non è strana — in realtà, è abbastanza normale. Più o meno tutti quelli che abbiamo aiutato e che oggi sono felici della scelta ci sono passati.
Vivere e studiare in un altro paese, soprattutto per chi si occupa di comunicazione, è una sfida e allo stesso tempo un’opportunità enorme: qui non trovi solo libri e appunti diversi, ma ti confronti con mentalità, abitudini, stili di vita che magari ora ti sembrano lontani anni luce.
Perché proprio all’estero?
La domanda è lecita: non sarebbe più facile tenersi l’università italiana vicino casa? Sì, sicuramente sarebbe più sicuro — ma non stai scegliendo questo percorso per la sicurezza. Studiare comunicazione fuori dall’Italia ti costringe a uscire dalla tua comfort zone (che non vuol dire “rosicare” o “sentirsi inferiori”, sia chiaro), ti costringe a fare i conti con accenti diversi, professori che ti guardano strano quando fai domande, compagni che ragionano su temi che in Italia magari non si affrontano mai. E impari, piano piano, cose su di te che neanche immaginavi.
Dove vanno di solito gli studenti di comunicazione?
Bella domanda, senza una risposta sola e definitiva. Ecco alcune destinazioni che, secondo l’esperienza di chi ci è passato, funzionano davvero per chi vuole mettersi in gioco in questo settore:
- Regno Unito: Classici come la City, University of London o la University of Manchester, dove la scena dei media è vivace e ci sono una marea di progetti pratici.
- Irlanda: Dublino è una città molto aperta agli studenti internazionali. La University College Dublin, per esempio, è nota per l’atmosfera internazionale e per i corsi creativi.
- Stati Uniti: Mondo a parte, sia per costi che per mentalità. Università come NYU e USC hanno programmi top, ma attenzione: bisogna veramente essere pronti sia a livello economico sia di “sbattimento”.
Ma la verità? Non esiste una meta perfetta per tutti. Alcuni desiderano restare in Europa, altri fanno carte false per uno scambio negli USA. Dipende anche da che tipo di comunicazione vuoi approfondire: giornalismo digitale, PR, brand, cinema…
Come si fa ad iscriversi?
Nessuno ti racconta davvero che non esiste UNA procedura valida ovunque. Cambia da nazione a nazione, a volte da corso a corso. In linea di massima, queste sono le cose che (quasi sempre) devi fare:
- Scegliere il corso (e il paese): che sembra banale… ma non lo è. Ragiona su cosa ti manca, cosa ti attira, e sii onesto sobre le tue paure (le abbiamo tutte!).
- Capire i requisiti: ogni università chiede documenti diversi: traduzioni ufficiali, lettere di referenza (tutti vanno in crisi su queste), a volte serve il TOEFL o l’IELTS.
- Scrivere la personal statement: ok, qui nessuno nasce imparato. E la temptation di copiare online è forte. Ma, davvero, quelli che funzionano di più sono quelli veri, anche se imperfetti.
- Prepararsi al resto: per alcuni paesi serve il visto, per altri la student accommodation va trovata in tempo, altrimenti rischi camere “da film horror”.
Le difficoltà (quelle vere)
- Inglese, tedesco, ecc… che non è quello del libro di scuola: All’inizio capirai poco. Anche ordinare un caffè sembra difficile, figurati chiedere un’estensione per la consegna di un progetto.
- Solitudine (sì, quella vera): Anche chi è estroverso non è immune: i primi giorni sei circondato da compagni ma ti senti un alieno.
- Burocrazia: Ogni università ha i suoi portali online, le procedure non sono sempre spiegate chiaro — se serve, scrivici: ce li siamo fatti anche noi quei nervosismi.
- Aspettative troppo alte (e scottature): Pensavi ti sarebbero cambiate la vita in un attimo… in realtà serve pazienza.
Una storia vera
Francesca, una ragazza che abbiamo aiutato qualche anno fa, era convinta di non essere pronta. Non era la “classica” cima a inglese, e la sua media non era da manifesto. È approdata alla University of London, dopo settimane di ansia per capire se sì o no si sarebbe sentita “abbastanza”. I primi mesi erano pesanti, mi scriveva spesso: “Non capisco nulla a lezione, tutti già parlano tra loro, mentre io non so neppure dove si stampano i documenti”. È andata avanti, tra errori di grammatica e qualche figura non proprio epica… ma dopo un semestre, era lei a fare da “interprete” alle nuove arrivate. Ha messo da parte la paura di sbagliare, ha iniziato a chiedere aiuto (anche ai prof!), si è buttata nei progetti pratici ed è stata scelta per uno stage in un’agenzia di comunicazione londinese. Non la sentirete mai vantarsi che è stato tutto rosa e fiori, ma dice ancora che ne è valsa la pena.
In cosa (davvero) possiamo darti una mano
Noi di Studey non abbiamo la ricetta magica. Se ti aspetti un percorso “morbido”, dove tutti ti fanno i complimenti e la burocrazia sparisce… meglio essere onesti: ci saranno giorni in cui ti chiederai “ma chi me lo ha fatto fare?”.
Quello che possiamo prometterti è che saremo presenti prima, durante e dopo. Vuoi un confronto sui corsi? Vuoi sapere come si scrive una reference letter che non sembri troppo “pomposa”? Sei preoccupato per la casa? Scrivici: ci siamo.
Cosa facciamo di concreto:
- Diamo una mano su CV, traduzioni e application (già sapere dove mettere le mani fa tanta differenza).
- Siamo onesti sulle tempistiche e sulle difficoltà— se non sappiamo una cosa, lo diciamo e vediamo dove puoi trovare una risposta.
- Ti facciamo conoscere ex-studenti che ce l’hanno fatta e ti raccontano la realtà, senza “venderti” la perfezione.
- Siamo sinceri quando una destinazione non fa per te — meglio ferirsi ora che tra sei mesi all’estero.
Le domande che tutti si fanno (e che non hanno sempre una risposta facile)
Come faccio a pagarmi questa esperienza?
Ci sono borse di studio (alcune buone, altre più simboliche), prestiti, qualche lavoretto — ma servono pazienza e occhi aperti, perché spesso non tutto è come sembra nelle brochure. Se vuoi dritte su dove cercare, scrivici: il mare di possibilità è grosso, ma conosciamo qualche scorciatoia.
Quali sono le competenze che nel mondo della comunicazione oggi servono davvero?
Non basta “parlare bene l’inglese”. Serve adattabilità, saper lavorare su progetti digitali, e un’attitudine pratica che qui in Italia a volte ti fanno solo intravedere. E poi: essere curiosi, accettare di farsi correggere, buttarsi.
E se sento di non farcela o voglio cambiare strada, è un fallimento?
No. Nessuno (qui dentro) ti giudicherà. È successo anche a chi oggi si presenta fiero del proprio percorso: cambiare idea non è un “bug”, è parte del percorso.
In chiusura (senza slogan)
Se stai pensando di partire ma ti atterra l’ansia o mille dubbi sparsi… non sei il primo, né sarai l’ultimo. Confrontati con chi ci è già passato, chiedi aiuto quando non ci capisci nulla. Studey è fatta da persone che sono passate per il tuo stesso caos — quindi, davvero: se vuoi raccontarci la tua situazione o semplicemente fare due domande (anche quelle che ti sembrano banali), siamo qui. Nessuna magia, solo qualcuno che ci è già passato e può ascoltare senza giudicare.
Non sei solo/a, promesso. Scrivici o lascia che sia qualcun altro a fare la prima domanda.
Tocca a te, ma nessuno ti fa fare tutto da solo.
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