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Viaggio studio in Canada per studenti universitari

Studiare in Canada è affascinante, ma preparati a sfide pratiche, burocrazia e costi imprevisti. La scelta deve essere ben ponderata.

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Viaggio studio in Canada per studenti universitari: quello che nessuno ti dice (davvero)

Studiare in Canada affascina sempre più studenti italiani: università di livello, vita multiculturale, corsi anche in francese se vuoi provare una sfida in più. Tutto vero. Ma se immagini un’esperienza “in automatico”, magari lanciandoti solo perché tutti dicono che “è il futuro”, rischi di sbatterci il muso. Non è cattiveria — ce la siamo fatta anche noi, all’inizio.

Cosa ti aspetta — davvero — prima di partire

Perché scegliere il Canada?

Il Canada è spesso visto come “terra promessa” per chi cerca istruzione di qualità e una società inclusiva. Ma, senza far finta che sia tutto perfetto: le tasse sono care, il clima può essere tosto (inverno canadese = sciarpa e pazienza!), e alcune città hanno un ritmo ben diverso da quello italiano. L’aspetto positivo? Le università hanno spesso programmi flessibili, puoi scegliere e costruirti il tuo percorso con più libertà rispetto ad altri paesi, e — almeno sulla carta — sei visto come “studente”, non un semplice numero.

Cosa valutare davvero prima di decidere

Ora, l’entusiasmo va bene. Però la lista delle cose da controllare è lunga, e qualche trappola può mandarti fuori strada:

  • Requisiti di ammissione: Ogni università ha i suoi standard. Di solito servono diploma delle superiori, un buon inglese (IELTS, TOEFL — sì, va dimostrato con certificato), motivazione da spiegare in una lettera scritta bene… e se sei bravo, magari anche qualche “reference letter” da ex professori. Non è solo burocrazia: farsi aiutare da chi ci è già passato, o ha visto mille application (tipo noi), può togliere un bel po’ di ansia.
  • Permesso di studio e burocrazia: Semplificando: una volta ricevuta l’offerta da un’università, devi chiedere il “study permit”. Può sembrare una formalità, ma serve organizzazione — tra documenti, tempistiche e piccole trappole (succede di dimenticare una firma o caricare un pdf sbagliato, e vai di ritardi…). Nessuna vergogna: in tanti ci sono passati. Chiedere aiuto, qui, significa dormire più tranquilli.
  • Costi veri (non solo le tasse): Su internet trovi “medie” che rischiano di trarre in inganno. In realtà, le rette per stranieri variano un sacco (provincia, corso, ateneo); poi ci sono alloggio, assicurazioni, pasti, trasporti, materiali, e una birra ogni tanto. Avere un foglio con le reali previsioni — magari aggiornate da chi ci vive ora — può salvarti dal panico, soprattutto se il budget è risicato. E se serve, Studey aiuta a dipanare la matassa, senza giri di parole o illusioni.
  • Cultura e clima: Non sottovalutare l’impatto del clima. L’inverno a Montréal o Toronto è un’altra cosa rispetto a Roma o Milano. E, a differenza dell’Italia, la vita sociale all’inizio può sembrare meno “calorosa”: inserirsi richiede tempo, inglese vero (non quello scolastico), e magari un po’ di faccia tosta. Qui, parlare con ex studenti o trovare piccoli punti di riferimento può fare la differenza nei giorni no.

Come si studia in Canada (e cosa cambia davvero)?

Le università canadesi puntano molto su progetti pratici, presentazioni, lavori in gruppo. Non è più “solo” lezioni frontali e esami scritti: qui si impara a prendere la parola, ad argomentare… e ci si trova spesso a lavorare in team multiculturali. All’inizio può fare paura, soprattutto se pensi di “non essere abbastanza bravo” con l’inglese — ma non sei da solo. Gli errori li facciamo tutti, prima o poi.

Vale la pena? E quando forse no?

Non sempre è il momento giusto per partire. Se non ti senti pronto con l’inglese, hai dubbi sul piano economico, o la burocrazia ti sembra un incubo, è meglio fermarsi un attimo e capire cosa manca — senza pressioni. Meglio prepararsi bene, anche aspettando un anno in più, che lanciarsi e vivere male una bellissima occasione. Noi di Studey non diciamo mai: “Devi farlo a tutti i costi”. La scelta deve essere davvero la tua.

Qualche errore da cui imparare (visto che ci siamo passati!)

Marco ci ha raccontato che il suo permesso di studio è arrivato all’ultimo minuto perché tra application last-minute e dubbi sui documenti, ha fatto un po’ di casino. “Se qualcuno mi avesse chiarito subito tempi e scadenze, avrei evitato notti in bianco e penali delle compagnie aeree”. Un altro trucco: prenditi almeno 5-6 mesi di margine, se puoi. Meglio mandare in anticipo e risolvere imprevisti, che rincorrere le scadenze.

Domande che riceviamo spesso (e risposte senza filtri):

Quando inizio a prepararmi? Non è mai “troppo presto”: 5-6 mesi prima è il minimo sindacale.
L’inglese quanto deve essere “buono”? Chiedono IELTS almeno 6.0 (o TOEFL 80-90). Senza questi livelli, lavoraci un po’ — o rischi che la domanda venga respinta o che studiare sia solo fonte di frustrazioni.
Posso lavorare durante gli studi? Sì, con il permesso di studio puoi lavorare part-time (ma ricordati che il ritmo di studio è tosto, e trovare lavoro non è automatico).
Costi medi? Non c’è una cifra “giusta”: ma contando tra tasse e vita, ti servono budget alti, soprattutto nelle grandi città. Attenzione ai conti approssimativi: fatti aiutare da chi conosce il posto.
Le borse di studio esistono davvero? Ci sono, ma sono poche, competitive e quasi mai coprono tutto. Ti aiutiamo a cercarle, ma non vendiamo illusioni.

Se ci stai pensando e vuoi evitare errori da principiante, Studey c’è. Non promettiamo strade spianate, ma esperienza e aiuto concreto sì — anche solo per farti due conti in più o raccontarti come sono andate davvero le cose a chi ci è passato. Scrivici: nessuna domanda è “banale”, nessun dubbio è fuori luogo. Siamo qui per aiutarti, senza filtri né favole.

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