Studiare Scienze della Comunicazione nel Regno Unito: Cosa Devi Sapere, Davvero
Se stai pensando a Scienze della Comunicazione in UK, probabilmente hai sentito un po' di tutto: chi parla di opportunità incredibili, chi teme la burocrazia o i costi fuori controllo. La verità? Dipende molto dalla tua situazione, dalle tue aspettative e dalla tua preparazione. Ma è un viaggio che tantissimi italiani prima di te hanno affrontato... con ansie, dubbi, qualche inciampo, ma pure tanta soddisfazione. Provo a raccontarti cosa serve sapere — senza filtri, come farebbe un amico già passato da lì.
Com’è davvero il corso di Comunicazione nel Regno Unito?
Dimentica l’idea di un corso solo teorico. Qui, la parola d’ordine è: praticità. Nella maggior parte delle università, scienze della comunicazione (Communication and Media Studies, ma a volte il nome cambia) è un percorso che alterna lezioni classiche a progetti veri, lavori di gruppo, simulazioni di campagne pubblicitarie o redazioni giornalistiche. Preparati a metterti alla prova, spesso insieme a studenti internazionali che la pensano diversamente da te — e questa, fidati, sarà una sfida, ma anche una ricchezza enorme.
Il corso di laurea triennale (bachelor) dura in genere 3 anni; per il master calcola solitamente 1 anno. Alcuni atenei includono uno “placement year”: dodici mesi di stage presso aziende o media. Non è obbligatorio, però può fare la differenza se vuoi davvero mettere un piede nel mondo del lavoro.
Cosa serve davvero per entrare
Qui la preparazione inizia prima dell’application. Le università giudicano la tua pagella delle superiori (serve soprattutto la sufficienza in tutte le materie principali; occhio alle materie umanistiche e all’inglese). Il personal statement — ossia la lettera dove spieghi, a parole tue, perché vuoi proprio quel corso e cosa ti spinge — non è una formalità: scrivilo con onestà, fai vedere chi sei davvero.
Poi, quasi sempre, chiedono la certificazione della lingua: IELTS, Cambridge, TOEFL… Insomma, devi dimostrare che l’inglese non sia un ostacolo. Il livello minimo? 6.0/6.5 IELTS a seconda dell’università (e spesso ci si perde proprio su questo: meglio prepararsi sul serio, magari facendo simulazioni prima di sostenere l’esame).
Per i master, ti chiederanno spesso anche un CV e una lettera di referenze (meglio se di un professore che ti conosce bene).
Costi: vera croce e delizia
Un punto spesso doloroso, inutile girarci intorno: la Brexit ha cambiato le carte in tavola, soprattutto sulle tasse universitarie. Gli studenti italiani oggi pagano come gli “overseas students”, quindi in media si va dai 10.000 ai 20.000 sterline l’anno solo di tuition. Non è poco e, purtroppo, le borse di studio sono meno frequenti per chi viene dall’Europa. Vale la pena chiedere sempre, però niente illusioni: le scholarship sono competitive e coprono raramente tutto.
Oltre alle tasse, c’è il costo della vita — Londra è molto più cara di città universitarie come Liverpool, Sheffield o Cardiff. Esistono opzioni più economiche, ma preparati comunque a budgettare (e se hai domande specifiche, qui non ci sono risposte generiche: ogni città è un mondo e possiamo confrontare esempi reali con te).
Vantaggi? Certi, ma anche le criticità non mancano
Parlare inglese “sul serio”, vivere in una società multiculturale, seguire corsi tenuti da professionisti del settore: sono esperienze che ti resteranno. Ma occhio: il sistema britannico chiede autonomia, organizzazione e spirito critico. Nessuno ti inseguirà se non consegni in tempo o se resti indietro. E se speri di trovare lavoro al volo appena laureato, sappi che nel settore comunicazione (giornalismo, PR, media…) la concorrenza è altissima.
Un altro punto da non sottovalutare: lo shock culturale. Essere lontani non è sempre una festa. All’inizio l’inglese ti sembrerà ostico (addirittura nelle cose più banali, tipo capire le battute dei compagni o gestire la spesa al supermercato), potresti sentirti fuori posto. Lo diciamo spesso: se hai dubbi, va tutto bene. Non sei l’unico a sentirti così.
Qualche consiglio raccolto sul campo
- Se hai già in mente una specializzazione (giornalismo? social media? marketing?), verifica i moduli del corso e la possibilità di stage pratici. Alcune università hanno contatti forti con aziende, altre meno: può fare tutta la differenza alla lunga.
- Non sottovalutare mai la preparazione linguistica. A differenza dell’Italia, qui il carico di lettura in lingua è molto più impegnativo, e dover tradurre tutto “mentalmente” alla lunga ti stanca davvero.
- Cerca fin da subito community di italiani (o, meglio, internazionali): la solitudine si combatte in gruppo. Se vuoi, possiamo metterti in contatto con qualcuno che c’è già passato.
- Alternative? L’Irlanda e i Paesi Bassi offrono programmi ottimi, di solito con costi più bassi o con ammissioni un po’ più semplici. Non escluderli a priori.
Vale la pena? Solo se sai cosa aspetti e cosa cerchi
Studiare comunicazione in UK è una grande occasione, ma non è per tutti. È importante sapere a cosa stai andando incontro: non esistono soluzioni magiche, tantomeno scorciatoie per saltare le difficoltà.
Noi di Studey ci siamo passati davvero: conosciamo bene le paure di chi parte, ma anche le mille possibilità che si aprono se le affronti con la testa giusta. Se vuoi un confronto schietto, non da brochure, chiedi pure: nessuno ti giudica se cambi idea o hai bisogno di tempo per pensarci.
Qualche domanda che riceviamo spesso
“Ma davvero servono 10/20 mila sterline all’anno?”
Sì, purtroppo questi sono i costi medi ora. Meglio evitare sorprese e farsi un’idea realistica fin dall’inizio. Le borse di studio ci sono, ma molto selettive.
“Come faccio se il mio inglese non è perfetto?”
Nessuno parte parlando come un madrelingua. Il segreto è prepararsi prima (corsi intensivi, serie TV in inglese senza sottotitoli, tanto esercizio scritto e orale). Noi organizziamo anche percorsi mirati se parti da zero.
“Ci sono università migliori di altre?”
Dipende da cosa cerchi: alcune puntano su praticità, altre hanno più fama accademica ma meno networking. Possiamo aiutarti a confrontare i pro e contro sulle tue reali priorità — qui non esiste la ricetta unica.
“E se mi accorgo che non fa per me?”
Succede a tanti, spesso senza colpa. Si può cambiare corso o nazione, senza sensi di colpa: il vero errore sarebbe ignorare i segnali di malessere e andare avanti a tutti i costi per “non deludere”.
Se vuoi qualche dritta personalizzata, vuoi raccontarci i tuoi dubbi o solo chiarirti le idee, scrivici. Nessun impegno, nessuna pressione: solo la voce di qualcuno che ci è passato prima. Siamo qui, a fianco a te, sul serio.
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