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Studiare relazioni internazionali in Irlanda

Studiare Relazioni Internazionali in Irlanda offre opportunità uniche, ma richiede preparazione e adattamento a un ambiente stimolante e competitivo. Scopri come affrontare questa avventura!

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Studiare Relazioni Internazionali in Irlanda: tutto quello che avrei voluto sapere prima di partire

Ti attira l’idea di studiare Relazioni Internazionali all’estero e stai puntando l’Irlanda? È una scelta che mette insieme l’inglese, un ambiente multiculturale e università solide… ma non è un salto “alla cieca” da prendere con leggerezza. Se stai valutando questa strada — e magari pure la tua famiglia è piena di domande — qui troverai quello che di solito non ti dicono: problemi concreti, opportunità reali, qualche ansia (inevitabile) e un po’ di consigli pratici. Senza filtri, come amici che ci sono già passati.

L’Irlanda è fatta per te?

Facciamola semplice: sì, le università irlandesi sono ben considerate e hanno una buona reputazione in ambito internazionale per Relazioni Internazionali, con percorsi che fanno lavorare su geopolitica, diplomazia, diritto e tanto lavoro di gruppo. Il contesto è super vivace, chi arriva da fuori è la regola più che l’eccezione, e l’inglese è davvero indispensabile (anche solo per capire il professore il primo giorno…).

A fare la differenza, spesso, sono i contatti che costruisci già durante il percorso: molti corsi hanno collaborazioni con istituzioni o aziende internazionali vere (parliamo di tirocini, progetti, incontri con professionisti, non solo lezioni teoriche).

Ma occhio: la concorrenza è alta, la gente che arriva ha le idee chiare e l’università non farà sconti solo perché sei straniero. Tra aule, biblioteca, relazioni da gestire (e la vita fuori!) bisogna starci dietro, senza farsi illusioni.

Costi, burocrazia e altre “gioie”

Se hai sentito che “l’Irlanda è cara”, purtroppo è vero, soprattutto a Dublino. Tasse universitarie, affitti e la vita quotidiana pesano; fare un budget onesto è uno dei primi passi. Le rette per studenti europei sono diverse da quelle per chi viene da fuori UE, ma ogni anno può cambiare qualcosa, quindi mai dare nulla per scontato (in questi anni la questione Brexit ha un po’ scombussolato e continuano ad esserci novità).

Anche la burocrazia non è proprio una passeggiata. Application, personal statement, traduzione pagelle… serve precisione. Ritardare un documento o sbagliare un modulo può complicare la partenza o addirittura bloccare il processo (e sì, lo abbiamo visto succedere). Se non l’hai mai fatto, confrontati con chi c’è già passato e non vergognarti di chiedere aiuto: non è un atto di debolezza, ma di saggezza. Lo diciamo senza mezzi termini: meglio scrivere una domanda “in più” che partire zoppicando.

Consiglio “non richiesto”: Prima di impazzire tra moduli da compilare, chiedi a qualcuno che abbia già fatto tutto il giro, anche solo per evitare errori base (tipo mandare una traduzione non ufficiale del diploma…).

La realtà dei primi mesi: studio, lingua e… solitudine

Ecco la parte che tutti sottovalutano (me compreso alla prima esperienza): il carico di studio è molto più autogestito che in Italia. Gruppi di lavoro, presentazioni, paper — e spesso da affrontare in una lingua che, anche se la mastichi, da subito sembra sempre troppo veloce, troppo tecnica. Soprattutto in Relazioni Internazionali, dove la terminologia può essere davvero pesante (alzi la mano chi ha mai letto un trattato di politica estera in inglese senza consultare Google almeno quindici volte!).

Poi c’è la questione “relazioni umane”: magari immagini un campus pieno di amici con cui legare subito, ma spesso i primi tempi la nostalgia e la sensazione di essere “fuori posto” sono normalissime. Non farsene una colpa: fa parte del gioco. Tanto vale ricordarsi che anche gli altri sono lì per farsi amici, e con un po’ di pazienza le cose si sbloccano.

Gli errori che vediamo più spesso (e qualche dritta ricavata dagli anni passati)

  1. Sottovalutare l’inglese
    Magari a scuola eri bravo/a, ma qui la soglia si alza. Non aspettare “di migliorare sul posto”: lavora sulla lingua fin da subito, magari con corsi mirati sull’inglese accademico.
  2. Dimenticarsi di fare un budget vero
    Tasse, affitto (scenario Dublino: anche le stanze condivise costano tantissimo), trasporti, libri… serve calcolare tutto. Se hai dubbi, fatti aiutare da chi c’è passato o cerca info aggiornate.
  3. Arrivare impreparati alla cultura accademica
    I prof non sono “distanti” ma nemmeno troppo “morbidi”: si aspettano che tu intervenga, costruisca domande, proponi progetti. L’idea del “seguo la lezione, studio e passo” qui funziona poco.
  4. Pensare di risolvere tutto da soli
    Non c’è vergogna nell’esplicitare dubbi o chiedere supporto a chi ha avuto (e risolto!) gli stessi problemi. Che siano alumni, tutor o servizi di supporto all’università, meglio sfruttare tutte le risorse a disposizione.

Cosa può fare Studey in concreto?

Può suonare banale, ma il nostro lavoro è più terra-terra di quanto sembri: ti aiutiamo a capire cosa scrivere nella personal statement, a tradurre la pagella senza errori buffi, a non perdere di vista una scadenza ma anche, quando serve, a dire chiaramente “aspetta, forse questa università non è quella giusta per te”.

Se vuoi, possiamo affiancarti in tutta la parte burocratica (application, revisione documenti, checklist aggiornata) ma anche darti un punto di vista reale su costi, prospettive lavorative concrete e cosa aspettarti nei primi mesi.

Poi c’è chi torna con un’esperienza positiva, chi scopre che magari preferiva restare più vicino a casa: anche questo fa parte del percorso. Noi non ti giudichiamo, l’importante è provarci in modo consapevole.

Domande che riceviamo spesso (anche troppo spesso!)

Che livello di inglese serve davvero?
Minimo un IELTS o TOEFL — ogni corso indica il punteggio richiesto, ma considera che la soglia “giusta” è spesso più alta di quanto suggeriscono le FAQ ufficiali per essere davvero agili nei corsi.

Come si gestisce il tema dei costi?
Dipende da budget familiare, risparmi e borse di studio (il tasto dolente). Alcune università hanno borse per studenti UE, ma sono competitive e spesso esaurite in fretta. Noi possiamo aiutarti a capire quali opzioni hai e a preparare la domanda.

Ha senso partire subito per tre anni o meglio fare prima una prova?
Non c’è una risposta unica: chi si sente pronto può tuffarsi, chi ha qualche dubbio può valutare summer school, semestri di scambio o “gap year” di prova. Zero pressione, solo pragmatismo.

Che prospettive ci sono dopo la laurea?
Non è il settore più facile (siamo onesti): si entra con esperienza, network e spesso qualche stage già fatto: l’Irlanda però è piena di ONG, aziende tech internazionali, ambasciate, quindi le occasioni non mancano… ma bisogna essere proattivi.


Se alcuni dubbi non ti lasciano in pace — sulla scelta della città, i documenti, le scadenze, o anche solo sulla vita quotidiana — nessun problema: puoi scriverci. A domande “all’italiana” ti risponderà quasi sempre qualcuno che ci è passato prima di te, senza giri di parole.

Non ti prometteremo scorciatoie, né che sarà tutto facile. Sarà intenso, sì. Ma con la giusta preparazione, sarà anche un viaggio che fa crescere. E, soprattutto, non sarai mai solo: la community di Studey non finisce dopo l’application. Siamo qua anche quando arrivano i primi dubbi veri.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.