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Studiare ingegneria in UK: migliori università e requisiti

Studiare ingegneria nel Regno Unito offre opportunità straordinarie, ma è fondamentale informarsi bene e pianificare ogni aspetto del percorso.

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Studiare ingegneria nel Regno Unito: come funziona davvero (e a cosa stare attenti)

Pensare di studiare ingegneria in UK è una di quelle idee che mette insieme entusiasmo e parecchi dubbi, specialmente se sei abituato all'università italiana e a sistemi più "prevedibili". Sì, il Regno Unito ha alcune delle migliori università d’Europa – non c’è dubbio –, ma la verità è che serve davvero capire bene come funziona tutto il percorso: dai requisiti alle scelte più pratiche. Qui proviamo a dirti, senza filtri e senza promesse da brochure, cosa aspettarti davvero e dove stare all’erta.


Le università che spiccano (ma non sono tutte uguali)

In UK il livello medio dei corsi di ingegneria è molto alto, ma ogni università ha la sua personalità. Eccone alcune che spesso tornano nelle domande degli studenti (e nelle richieste di lavoro delle aziende):

  • University of Cambridge: qui si va fortissimo su ricerca, laboratori e progetti. Il livello d’ingresso è super competitivo: se punti in alto, preparati a una selezione tostissima.
  • Imperial College London: probabilmente tra i migliori nel campo dell’ingegneria pura (qualsiasi indirizzo). Tantissimo collegamento con industrie e laboratori d’avanguardia.
  • University of Oxford: molto prestigiosa, approccio anche teorico e multidisciplinare, con ambienti di studio “alla Oxbridge”.
  • University of Manchester: forte su elettronica, informatica, civile; meno esclusiva rispetto a Imperial e Cambridge, ma super organizzata e internazionale.
  • University of Edinburgh: noto equilibrio tra pratica e teoria, ambiente internazionale, attenzione agli studenti stranieri.
  • University of Bristol: menzione d’onore per meccanica e aerospaziale, con una buona rete di progetti concreti.

Queste non sono “le uniche valide”, attenzione: ce ne sono tante altre con percorsi ottimi. Meglio scegliere in base alla specializzazione che ti interessa, ma anche al tipo di città e al supporto che ti possono offrire fuori dall’aula. Non sottovalutarlo: vivere bene fuori dall’università fa spesso la differenza.


Cosa serve davvero per entrare

Qui iniziano i veri “mal di testa”, specialmente per chi viene dal sistema scolastico italiano. Ogni università ha i suoi criteri, ma più o meno dovrai prepararti su questi aspetti:

  • Diploma superiore: di solito servono voti buoni in matematica e fisica. Su questo le università inglesi sono piuttosto chiare e... se mancano alcune materie chiave, spesso chiedono corsi integrativi.
  • Inglese certificato: quasi sempre IELTS (6.5 minimo, spesso di più) o TOEFL, con attenzione particolare a matematica, scrittura e ascolto. Non basta “sapere l’inglese” – serve proprio l’inglese tecnico, scritto e parlato. Non è banale, davvero.
  • Application tramite UCAS: qui conta moltissimo il personal statement. Non è una letterina motivazionale, ma un vero e proprio racconto personale di chi sei, cosa vuoi, e perché pensi di farcela. Aggiungi almeno una reference letter (meglio se di un prof che ti conosce bene, non una roba fatta tanto per fare).
  • Colloqui e test extra: per le università più competitive (tipo Cambridge, Imperial), spesso è previsto un colloquio tecnico o un test scritto. Non spaventarti: sono fatti per capire non tanto quanto “sai” ma come ragioni e come ti adatti.

Vita da studente: occhio al lato pratico

Ammettiamolo: tra preparativi, burocrazia e costi, l’entusiasmo rischia di smontarsi. Alcuni aspetti che vanno pianificati subito (e di cui pochi parlano veramente):

  • Soldi: la voce “tasse universitarie” fa paura. Ogni ateneo ha le sue cifre, e dal post-Brexit le regole continuano a cambiare. I costi di Londra sono molto diversi rispetto a quelli di Manchester o Newcastle, sia per le tasse che per la vita quotidiana. Fai bene i conti – davvero, scrivili su un foglio.
  • Alloggio: trovare stanza, capire se stare in studentato o appartamento, valutare la distanza dall’università, prezzo reale... Tutte cose che vanno viste con calma e senza farsi prendere dal panico delle “ultime disponibilità”.
  • Carico di lavoro: il mito della “fuga facile” all’estero non esiste in ingegneria: laboratori, progetti di gruppo, lavori da consegnare e tanti (tantissimi) esami pratici. A volte si sta in università fino a tardi, anche nei weekend.
  • Supporto: non tutti gli atenei hanno sistemi di tutoraggio, buddy program o counseling davvero utili, soprattutto per chi arriva da fuori e si sente un po’ spaesato. Chiedi info, leggi le recensioni di altri studenti, informati nei gruppi online – non fermarti alla brochure.

Gli errori che vediamo più spesso (e come evitarli)

Questi sono i “tranelli” da evitare, secondo chi ci è già passato:

  • Pensare che il diploma italiano basti e avanzi: spesso serve ripassare (o integrare) matematica e fisica, soprattutto se vieni da licei “non scientifici”.
  • Prendere sottogamba il personal statement: è più importante di quanto sembra. Scriverlo bene prende tempo, meglio iniziare presto e farsi aiutare da chi l’ha già fatto.
  • Dare per scontato di sapere l’inglese: tra pronuncia, tecnicismi e stress da esame, anche chi ha un B2 fatica. Se puoi, segui un corso specifico di inglese tecnico prima di partire.
  • Sottovalutare il budget reale: tra cauzioni, libri di testo, bollette, trasporti... ci si fa facilmente sorprendere dalle spese. Meglio ragionare largo che stretto.
Ti lascio una frase che riassume bene il mood:
“All’inizio pensavo fosse tutta burocrazia e inglese. Dopo la prima settimana di lezioni, ho capito che serviva ben altro: capire come si studia qui, non vergognarsi di chiedere aiuto, e farsi amici per scambiarsi dritte pratiche… altrimenti ci si sente persi. Non è impossibile, ma è meglio non farsi illusioni.”
(Marco, studente italiano a Manchester)

Ci sono alternative più “umane” o economiche?

Forse ti sei già fatto la domanda: “E se invece studiassi in Irlanda o in Olanda (o magari restassi in Italia)?” È una domanda corretta. Non c’è niente di male se scegliere UK ti sembra troppo costoso o complesso: ci sono ottime università in Europa dove l’accesso è meno competitivo, la burocrazia più semplice, e i costi (soprattutto dell’alloggio e della vita quotidiana) sono meno alti. Esistono anche corsi preparatori (foundation), se ti senti insicuro sulle materie scientifiche.

Farsene un cruccio? No. L’importante è scegliere con la testa e non per inerzia.


Domande ricorrenti – risposte senza filtri

  • Ingegneria in UK e in Italia: quali vere differenze?
    Molta più interazione con aziende e mondo del lavoro già durante il corso. C’è meno “teoria astratta”, più progetti applicati. Però serve un’autonomia maggiore, niente imboccate.
  • Serve l’esperienza lavorativa per entrare?
    No, non per la triennale, ma se hai fatto stage o attività extra, raccontale: ti aiutano a raccontarti come persona “attiva”.
  • Il test d’inglese è davvero importante?
    Sì, ed è spesso la cosa che crea più grattacapi, soprattutto per chi sottovaluta le differenze tra l’inglese scritto/parlato a scuola… e quello usato in università tecniche.

In definitiva

La scelta di studiare ingegneria nel Regno Unito può aprire porte e arricchire il modo in cui impari – ma non è una scorciatoia facile né tantomeno “per tutti”. Meglio informarsi, pianificare (anche economicamente), chiedere aiuto a chi ci è già passato e non avere paura di rivedere i propri piani.

Noi di Studey ci siamo passati prima di te. Se vuoi parlarne, chiarire dubbi, fare due conti o semplicemente capire se questa sia la strada giusta, puoi scriverci o chiedere una consulenza – senza impegno, senza pressioni. E se capiamo che UK non fa per te, te lo diciamo senza problemi. Alla fine, conta solo che tu faccia una scelta consapevole e sostenibile, non un salto al buio.

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