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Studiare ingegneria chimica in Olanda: corsi e università

Studiare ingegneria chimica in Olanda offre opportunità pratiche uniche e ambienti di apprendimento innovativi, ma richiede anche una buona preparazione e adattamento.

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Studiare ingegneria chimica in Olanda: cosa aspettarsi davvero

Quando si parla di ingegneria chimica, molti pensano subito agli Stati Uniti o al Regno Unito, ma negli ultimi anni l’Olanda è diventata una delle destinazioni più gettonate dagli studenti italiani. Non solo per la reputazione delle sue università, ma anche per il modo pratico con cui si affrontano gli studi. Detto questo, partire non è una passeggiata — e noi di Studey lo sappiamo bene, perché ci siamo passati prima di te.


L’Olanda e l’ingegneria chimica: perché viene scelta?

Sembra tutto brillante dall’esterno: università moderne, corsi in inglese, aziende innovative. In parte è vero, ma il lato meno raccontato è che trasferirsi qui vuol dire entrare in una mentalità molto diversa da quella a cui siamo abituati in Italia. Le lezioni sono spesso “hands-on”: meno teoria astratta, più casi pratici, lavori di gruppo, progetti veri. Se ami lavorare applicando direttamente quello che studi, di sicuro l’Olanda ti piacerà. Se cerchi solo gli esami scritti e la lezione frontale, rischi di trovarti un po’ spaesato all’inizio.


Dove si trova ingegneria chimica in Olanda? E come scegliere?

Non c’è un’università “perfetta per tutti”, ma alcune sono particolarmente apprezzate dagli italiani che hanno fatto questo percorso prima di te:

  • TU Delft: prestigiosa, rigorosa e piena di progetti di ricerca. Qui si entra un po’ nel tempio dei “nerd” (detto con affetto!). C’è pressione e la competizione è alta, ma anche possibilità di stage con aziende enormi. Attenzione però: il ritmo non è leggero e serve una solida preparazione a matematica, fisica e chimica.
  • University of Groningen: anche qui puoi trovare ingegneria chimica a livello molto alto, con un approccio che bilancia teoria e laboratorio. L’ambiente universitario è internazionale e piuttosto accogliente.
  • Hanze e Fontys Universities of Applied Sciences: queste sono più indicate se vuoi qualcosa di pratico, se magari sei già proiettato verso un lavoro in azienda più che verso la ricerca pura. I corsi sono più legati all’industria e spesso includono tirocini strutturati.

Domanda che riceviamo spesso: “Ma un titolo preso qui vale anche in Italia?”. Sì, purché segua il cosiddetto “modello Bologna”, quindi nessun problema di riconoscimento per i Bachelor e Master olandesi.


La pratica quotidiana: lingua, selezione, burocrazia e altre sfide

A leggere i siti delle università sembra tutto scorrevole, ma la realtà è sempre un po’ più caotica — parola di chi ci è già passato.

  • Lingua: anche se tutto è in inglese, e spesso basta un buon B2 (meglio se C1), dovrai dimostrare con test formali (IELTS o TOEFL). Non barare: serve davvero capire e parlare bene. Oltre al corso, ricordati che tra coinquilini o nei supermercati sentirai spesso parlare olandese. Per la vita di tutti i giorni può servire un po’ di spirito d’adattamento.
  • Struttura dei corsi: 3 anni di Bachelor, poi 1-2 anni di Master (se vuoi). Il bello è che molti corsi includono già esperienze sul campo: laboratori veri, visite in azienda, progetti legati all’industria. Il lato meno facile? Doversi spesso cercare da soli gli stage — e non sempre è scontato ricevere risposte rapidissime dalle aziende.
  • Ammissione: serve il diploma della scuola superiore, ma alcune università richiedono anche un test di accesso (mai sottovalutare gli esercizi di matematica!). Non sempre lo dicono esplicitamente, ma aver fatto bene le materie scientifiche alle superiori è davvero importante.
  • Soldi: la domanda più frequente. Come studenti UE, le tasse sono più basse rispetto a quelle imposte a chi viene fuori dall’Europa, ma comunque consistenti (siamo sui 2.500 euro l’anno circa). Il vero ostacolo è il costo della vita: trovare una stanza è sempre più complicato e i prezzi non sono bassi. Conviene attivarsi per borse di studio o prestiti per studenti, dove disponibili.

Drill quotidiano: adattamento, frustrazioni e come evitarle

Chi torna dopo qualche mese in Olanda spesso racconta queste difficoltà, che nei “belli articoli promozionali” non vengono mai citate:

  • Autonomia: il primo shock sarà sentirti dire “devi arrangiarti”. Gli insegnanti sono gentili, ma nessuno ti verrà dietro come a scuola. Impari a gestire scadenze, email in inglese, progetti, orari… anche sbagliando!
  • Solitudine e vita sociale: le prime settimane possono essere dure. Capita a tutti di sentirsi un po’ spaesati, specie se non hai amici italiani nella stessa città. Qui il nostro consiglio più onesto: buttati sulle attività universitarie e non aver paura di fare domande in classe.
  • Ricerca dello stage: trovare opportunità pratiche è fantastico, ma farlo con la pressione di una lingua nuova e in un ambiente competitivo può confondere. Fatti aiutare, chiedi consiglio: nessuno si aspetta che tu sappia tutto subito.
  • Burocrazia non banale: dall’aprire il conto bancario al fare l’assicurazione sanitaria, sembra tutto standardizzato, ma se sbagli un passaggio rischi di rallentare tutto il percorso. Anche qui, chiedere dritte a chi c’è già passato fa tutta la differenza.

Due storie vere che ci piacciono condividere

Marco, oggi lavora in una multinazionale chimica dopo aver studiato a TU Delft:

“I primi mesi sono stati un delirio, dicevo sempre ‘non ce la farò mai’. Poi, grazie soprattutto a chi mi ha consigliato a distanza (al tempo Studey non esisteva ancora!), ho razionalizzato. Fare errori, anche di inglese, è normale. Ma cercare selalu soluzioni è un’abitudine che impari strada facendo”.

Sara ha scelto Groningen perché cercava un percorso meno “pesante” e più pratico:

“Mi sono trovata bene perché i professori ti rispondono anche per email, però chi pensa che trovare stage senza parlare olandese sia immediato si sbaglia! Avessi saputo prima quanto fosse importante l’inglese tecnico mi sarei preparata meglio”.


Tre domande che riceviamo sempre (e a cui rispondiamo senza filtri)

Devo per forza imparare l’olandese?
No, ma per trovare stage (o fare amicizia fuori dall’uni) può aiutare moltissimo. I corsi sono tutti in inglese, ma la vita non si limita alle lezioni.

Che differenza c’è tra università tecnica e università “di scienze applicate”?
La prima è più orientata alla ricerca e alla teoria, la seconda è più terra-terra e ti prepara subito per il lavoro. Valuta bene che taglio vuoi dare al tuo percorso; non c’è una scelta giusta per tutti.

Cosa NON devo sottovalutare prima di partire?
La burocrazia: conto in banca, assicurazione sanitaria, alloggio, documenti… non sono formalità! Se vuoi evitare pasticci, chiedi consiglio a chi ci è già passato. E prepara bene il tuo inglese prima, non solo grammatica ma anche “survival English”.


In conclusione

Studiare ingegneria chimica in Olanda è una sfida accessibile, ma non va presa alla leggera. Serve una buona preparazione tecnica, molta autonomia e flessibilità per affrontare la vita da expat. Il percorso può dare davvero una marcia in più, soprattutto per chi cerca una carriera internazionale, ma arriva con le sue difficoltà. Noi di Studey non abbiamo bacchette magiche, ma possiamo darti consigli pratici (anche quelli spicci) per aiutarti a scegliere, candidarti senza errori e affrontare il post-partenza. Se hai dubbi concreti o domande su come prepararti, scrivici: nessun “formuletta magica”, solo dritte oneste da chi ci è già passato.

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