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Studiare in USA: tutto quello che devi sapere per partire dall’Italia

Studiare negli Stati Uniti può essere un'esperienza straordinaria, ma è fondamentale essere preparati ad affrontare diverse sfide logistiche e culturali.

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Studiare negli Stati Uniti: cosa significa davvero partire dall’Italia

Sognare di andare a studiare negli Stati Uniti è normale: lì fuori ci sono università di fama mondiale, campus come nei film e una quantità quasi imbarazzante di opportunità. Ma — e qui arriva il grande “ma” — non è tutto perfetto come sembra sulle brochure patinate. Se stai pensando di buttarti in questa avventura, preparati. Meglio sapere prima a cosa vai incontro e capire davvero se fa per te.

Vogliamo raccontarti com’è, senza filtri, condividendo quello che abbiamo imparato sulla nostra pelle come ex studenti (e pure un po’ come “sopravvissuti” alla burocrazia americana). Se ti interessa un discorso onesto, continua a leggere.

Perché proprio gli USA?

Le università americane hanno senza dubbio tanto da offrire: programmi super specializzati, laboratori che non hanno nulla da invidiare alle aziende hi-tech, e una mentalità votata alla sperimentazione. Bello, sì. Ma dietro quei campus perfetti, c’è anche una giungla di regole, costi e procedure che cambia da stato a stato, da università a università, persino da corso a corso.

Prima di partire, serve farsi qualche domanda. Non solo “Mi piacerebbe vivere negli USA?”, ma anche “Sono pronto a gestire un salto simile? Ho le risorse economiche necessarie? E se mi sentissi solo o spaesato?”

Cosa sapere PRIMA di decidere

  • Costi veri (e come finanziare l’impresa):
    Qui non si scherza: le rette universitarie sono spesso alte (si parla di decine di migliaia di dollari all’anno), senza contare la vita quotidiana e l’assicurazione sanitaria, che negli USA è… tutto tranne che gratis. Le borse ci sono ma sono super competitive, quindi è saggio non appoggiarsi solo a quelle. Il consiglio più sincero: metti giù un budget vero, voce per voce, e vedi se quadra. Altrimenti valuta anche altre possibilità (ad esempio: iniziare da corsi di lingua, scegliere college meno costosi, informarti su programmi di scambio).
  • Burocrazia (il visto F-1 non è un semplice timbro):
    Serve un visto apposito, che si ottiene solo dopo essere stati ammessi e aver dimostrato di poter sostenere tutte le spese. La documentazione da preparare sembra infinita: lettere, conti in banca, certificazioni varie… e serve parecchio anticipo, a volte anche un anno. Da qui il mantra: “meglio troppo presto che troppo tardi”.
  • Admission test, lettere e personal statement (ogni università fa storia a sé):
    Non esiste un solo portale dove candidarsi: ogni università ti chiede la sua application (a volte online, a volte cartacea!), spesso con test d’ingresso come SAT, ACT, TOEFL o IELTS, più personal statement e lettere di referenze. Occhio alle deadline: saltarne una vuol dire spesso perdere tutto l’anno. In più, alcuni dettagli scritti in piccolo nascondono tranelli che solo chi c’è passato sa come evitare (e qui gli ex studenti ti possono salvare davvero la vita).
  • Dove vivrai? (spoiler: non sempre nei dormitori come nei film):
    I campus americani possono essere il massimo, ma non tutti hanno posto per tutti, e fuori la ricerca di casa è una vera sfida — soprattutto nelle città più care. Non è raro doversi accontentare di soluzioni temporanee pagando cifre alte; preparati mentalmente e inizia a guardarti intorno con largo anticipo. Il consiglio? Sii flessibile e non abbatterti se all’inizio non trovi la sistemazione “perfetta”.
  • Cambio di cultura e solitudine (nessuno te lo dice, ma…):
    Studiare all’estero è anche stress culturale, periodi di solitudine, nostalgia e giornate no. Anche se all’inizio tutto sembra elettrizzante, possono arrivare momenti in cui ti mancano casa, famiglia, cibo italiano… e il modo strano in cui gli americani fanno amicizia. Queste fasi sono normali: parlarne con altri expat, anche su Studey, aiuta moltissimo.

Ci sono alternative valide?

Assolutamente sì, e ignorarle sarebbe poco saggio. UK, Irlanda, Canada, Australia o anche l’Europa continentale offrono università di buon livello, spesso con iter più semplici e costi meno proibitivi. Scegliere dove andare non significa solo “seguire il sogno americano”, ma anche bilanciare testa e cuore — e problemi logistici veri.

Errori tipici (che abbiamo visto decine di volte):

  • Partire tardi e scoprire che le scadenze non perdonano.
  • Sottovalutare il personal statement (“tanto è solo un tema”, si pensa… ma no, può davvero fare la differenza).
  • Non calcolare bene i costi e poi doversi arrangiare a metà anno.
  • Snobbare il supporto di ex studenti e consulenti affidabili, pensando “faccio tutto da solo” e poi ritrovarsi incastrati.
  • Accontentarsi della “prima università” che accetta, senza indagare davvero se fa per te.

Come possiamo aiutarti (senza formule magiche)

Noi di Studey non abbiamo la pozione che ti fa entrare a Harvard con uno schiocco di dita. Però sappiamo ascoltare, chiedere le domande giuste e raccontarti tanto di quel “dietro le quinte” che nessun sito ufficiale spiega. Cosa possiamo fare, concretamente:

  • Guardiamo con te pagella, voti e obiettivi e valutiamo insieme le opzioni.
  • Ti aiutiamo a scrivere (e riscrivere!) il personal statement, spiegandoti i “non detti” che fanno la differenza.
  • Ti mettiamo in contatto con altri italiani che ci sono passati e ti possono dire senza peli sulla lingua dove, quando e come muoverti.
  • Ti accompagniamo anche dopo la tua partenza, perché i problemi veri spesso iniziano proprio una volta atterrato.

Conclusione (reale, non da pubblicità)

Studiare in America è un investimento su te stesso, spesso faticoso, ma in alcuni casi davvero rivoluzionario. Ci vuole preparazione, tempo, voglia di affrontare rischi — e anche la maturità di cambiare idea, se vedi che non quadra. Niente illusioni facili: anche se sembriamo “smontarti il sogno”, è solo per darti le carte giuste per realizzarlo davvero o, se serve, per scegliere meglio.

Se vuoi parlare con noi, farti due conti o anche solo toglierti qualche dubbio brutale, scrivici. A volte la risposta non è quella che vuoi sentirti dire, ma almeno è vera.

Domande vere che riceviamo spesso

Quando devo cominciare a prepararmi se voglio partire per gli USA?
Il prima possibile! Un anno (o anche più) non è esagerato: ogni passaggio richiede tempo, e l’ultima corsa all’ultimo minuto non paga mai.
Mi serve per forza il TOEFL o IELTS?
Quasi sempre sì, ma in certi casi puoi usare test alternativi. Ogni università fa regole a sé, e qui aver qualcuno che le conosce ti fa risparmiare rogne.
Come faccio a pagarmi tutto?
Non esistono “trucchi magici”: bisogna prevedere risparmi, aiuto della famiglia… e anche lì le borse sono poche e molto combattute. Il lavoro part-time è possibile ma molto limitato dal visto.
Meglio università pubbliche o private?
Non c’è una risposta unica: dipende da cosa vuoi studiare, dal budget che hai e dal tipo di ambiente che cerchi. A volte una grande name brand non è la scelta migliore, soprattutto per il portafoglio.

Se hai altre domande (anche quelle che sembrano banali), chiedi pure: nessun giudizio. Quello che sappiamo lo condividiamo sempre volentieri, perché — davvero — ci siamo passati anche noi.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.