Studiare architettura in Irlanda: la guida senza filtri
Pensare di studiare architettura in Irlanda fa battere il cuore a molti ragazzi (e un po’ tremare i polsi a chi li aiuta da casa). È un percorso intrigante, ma decisamente non una passeggiata: le università sono toste, la selezione è reale e la burocrazia, inutile girarci intorno, può toglierti il sonno. Partiamo quindi da qui, con parole semplici e senza promesse impossibili, per darti un quadro vero su cosa serve davvero per mettersi sulla strada giusta.
Università e percorso di architettura: cosa aspettarsi
In Irlanda, architettura è una maratona. Devi immaginare almeno 5 anni di studi — niente “scorciatoie”:
- Si parte con un Bachelor (che può essere di Science o Architecture, dura tra i 3 e i 4 anni, a seconda dell’università).
- Poi, per diventare architetto a tutti gli effetti, serve anche un Master (altri 1-2 anni).
Le lezioni non sono solo teoria, disegno e qualche progetto come alle superiori: qui ti buttano subito su grandi e piccoli problemi reali, tra design, tecnologia e tante ore a carta e penna… ma anche davanti al computer per il digitale.
Altra cosa a cui fare caso: ogni università ha il suo stile. C’è chi punta tutto sulla creatività, chi di più sulla parte ingegneristica. Alcuni sono in città grandi e vive, con molti studi di architettura per stage (altro dettaglio non da poco), altre in zone più tranquille. Non esiste il corso “perfetto per tutti”. Bisogna capire qual è l’atmosfera che ti serve.
Application, quello che serve davvero
La candidatura per architettura non si improvvisa. Ecco, in concreto, cosa ti chiederanno (più o meno ovunque):
- Portfolio: il vero biglietto da visita. Deve essere una raccolta dei tuoi lavori migliori, ma soprattutto DEVE far vedere come ragioni, disegni, progetti, non solo quanto sei bravo/a a disegnare. Puoi inserire schizzi, progetti scolastici, modelli, qualche lavoro digitale se lo hai. La parola chiave è: mostra chi sei davvero (e spiega sempre il perché di ogni lavoro; una frase onesta spesso vale più di mille parole altisonanti).
- Pagelle scolastiche e voti: l’architettura piace agli studenti “pratici”, ma se su matematica o disegno tecnico sei a corto, diventa dura. Serve una buona base in queste materie e spesso bisogna fare i conti con la conversione dei voti italiani.
- Inglese certificato: obbligatorio, senza certificato (IELTS, TOEFL, Cambridge…) non passi. Informati bene sui punteggi minimi richiesti dalle singole università (è una di quelle cose che qualche volta frega all’ultimo).
- Personal statement: ovvero, una lettera motivazionale. Qui non serve scrivere romanzi. Meglio dire onestamente cosa ti attira di architettura in Irlanda, cosa ti aspetti davvero dal corso e dove vuoi arrivare.
- Scadenze: non tutte uguali. Attento a non perderti tra le date, perché arrivare lunghi, in questo caso, è molto peggio che presentare una pagella non perfetta.
Portfolio, il nodo cruciale
Se c’è una cosa che fa la differenza, è il portfolio. E (quasi) tutti noi italiani ci abbiamo sbattuto il naso almeno una volta:
- Spesso si tende a esagerare con i disegni super artistici, o all'opposto con roba troppo tecnica senza anima. In Irlanda cercano un mix: progettualità vera, soluzioni pensate, qualche idea fuori dagli schemi.
- Non devi avere venti progetti: tre o quattro, ma spiegati bene, fanno subito capire il tuo stile e il tuo metodo.
- Alterna lavori a mano e digitali (se li hai), descrivi senza vergogna il contesto e cosa hai imparato per strada, anche dagli errori.
- Cura l’ordine: nessuno legge portfolio confusionari, e non è un dettaglio da poco.
- Se ti senti perso o non sai da dove partire, chiedi un’opinione a qualcuno che ci è già passato: meglio farsi una revisione che buttare via settimane di lavoro su una cosa poco chiara. (Se vuoi, noi Studey ci siamo — ma vale anche un professore, un amico più avanti, un architetto che conosci).
Le difficoltà più diffuse (e come superarle)
Parliamoci chiaro, non servono solo talento e voglia:
- Posti limitati: anche chi ha ottimi voti a volte non entra. Non è questione di sfortuna, ma di concorrenza alta e portfolio spesso “troppo italiano e poco progettuale”. La delusione di una bocciatura non è una tragedia, succede a tanti.
- Portfolio fuori target: gli stessi professori lo dicono: vanno forte le idee, il processo, non solo il risultato figo. Serve far vedere come arrivi a una soluzione, non solo il disegno finale.
- Tempi stretti: procrastinare è un classico. Meglio iniziare mesi prima a raccogliere i materiali e chiedere feedback; fare la corsa all’ultimo minuto (capita spesso, siamo umani) rischia di bruciare l’occasione.
- Burocrazia & ansie: in Irlanda da cittadini UE niente visto, per fortuna, ma le pratiche sono comunque tante. Meglio fare una checklist, segnare tutto e levarsi il pensiero. E se ti senti bloccato, chiedere aiuto non è mai una debolezza.
Se qualcosa non va: alternative e dritte pratiche
- Valuta con onestà se il tuo portfolio o la base tecnica hanno bisogno di qualche rinforzo. Esistono corsi propedeutici, cosiddetti “Foundation Year”, che aiutano a colmare le lacune. Non è una bocciatura, anzi: spesso ti prepara meglio degli altri.
- Se l’Irlanda ti attira ma i requisiti sono troppo stretti, considera anche UK o Olanda: i percorsi cambiano, e magari trovi una soluzione più adatta a te.
- Preparati a qualche imprevisto. Capita a tutti di sentirsi spaesati, di dubitare, a volte anche di cambiare idea. L’importante è non lasciare che la paura blocchi tutto: puoi sempre fare un passo indietro o uno di lato, nessuno ti giudica.
Voci dal campo: chi l’ha fatto davvero
Marco ci racconta:
“Avevo puntato tutto su schizzi artistici, pensando che bastasse. Dopo un confronto con chi ci era già passato (sì, tramite Studey), ho rifatto metà portfolio puntando sui processi e non solo sui risultati finali. È stato pesante, ma ne è valsa la pena: sono entrato dove volevo”.
Sara invece quasi si è giocata tutto con i tempi:
“Mi sembrava mancasse tantissimo alla deadline, e invece era dietro l’angolo. Ho chiesto aiuto per un piano di lavoro e abbiamo diviso le cose per priorità, giorno per giorno. Appena ho spedito tutto, è stato come togliersi un peso”.
In conclusione
Iscriversi a un corso di architettura in Irlanda non è per chi vuole la strada comoda, ma è un’esperienza che fa crescere tanto, come persona prima che come studente. Serve onestà, ascolto e organizzazione — e, ogni tanto, accettare che la paura fa parte del gioco. Se hai domande sul portfolio, sulle application o semplicemente vuoi parlare con qualcuno che ci è già passato, chiedi pure. Nessuna domanda è banale.
Studey non ha bacchette magiche, ma qui trovi ex studenti che non ti venderanno sogni, ma ti aiuteranno a chiarirti le idee — passo dopo passo, anche quando le cose si complicano.
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