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Come trovare programmi di studio con tutoraggio personalizzato

Studiare all'estero è un'esperienza complessa; avere un tutoraggio personalizzato può davvero fare la differenza nel tuo percorso accademico e personale.

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Andare all’estero a studiare non è solo una questione di scegliere una buona università o un corso figo sul sito. Chi ci è già passato lo sa: è una montagna russa di emozioni e domande, specialmente se non sei sicuro di quello che ti aspetta, sia a livello accademico che umano. Una delle cose che davvero possono fare la differenza è sentire che c’è qualcuno che ti segue DAVVERO, non solo con una mail automatica o una chat botta e risposta.

In questo senso, il famoso “tutoraggio personalizzato” non è una buzzword da brochure: se trovi il corso o l’università che lo propone sul serio (e non solo a parole), spesso cambia tanto. Qui proviamo a spiegarti - senza mitizzazioni strane - cosa vuol dire, come capirci qualcosa e soprattutto come riconoscere quei programmi che davvero offrono questo tipo di supporto.


Ma cosa vuol dire davvero “tutoraggio personalizzato”?

Tutti dicono di avere tutor, “personal mentoring”, supporto per lo studente. Però in molti casi, soprattutto nelle università grandi, il tutor finisce per essere quello che si vede una volta ogni sei mesi solo per firmare due carte. Il vero tutoraggio personalizzato, invece, è quando c’è una persona (a volte uno studente senior, a volte un docente) che ti conosce per nome, sa a che punto sei e - nei limiti del possibile - è lì quando hai un dubbio concreto, accademico o anche solo organizzativo.

Non è il genio che risolve tutto né la bacchetta magica che toglie ogni difficoltà. Però avere qualcuno che ti aiuta a capire una materia ostica, o magari ti spiega che puoi chiedere una settimana in più per consegnare un compito senza sentirti “un caso perso”, può davvero alleggerire la pressione, soprattutto all’inizio.


Come faccio a capire se un programma lo offre davvero?

Qui bisogna essere spietati. Se su una brochure o sul sito vedi scritto solo cose tipo “supporto agli studenti”, “ambiente dinamico”, “mentorship eccellente”, lascia il beneficio del dubbio, ma vai a scavare meglio.

  • Chiedi di parlare con studenti che stanno frequentando il corso. Sono loro che sanno davvero quanto il tutor sia presente, se le risposte arrivano entro una settimana o tre mesi, se trovi qualcuno quando sei bloccato o devi arrangiarti.
  • Scrivi una mail (vera) all’ufficio studenti o ai tutor. Magari ti risponde uno staff: fai domande molto dirette (“Quante volte al semestre posso parlare col tutor? Se ho un problema urgente chi mi ascolta?”).
  • Guarda le recensioni studentesche, non solo i ranking. Su alcuni forum o gruppi Facebook puoi trovare discussioni molto schiette su quanto sia facile sentirsi seguiti, o su quanto invece ci si ritrova soli con mille scartoffie.
  • Occhio alle dimensioni del corso. Più è piccolo il gruppo, più è realistico che ci sia attenzione per il singolo. Nei corsi enormi, spesso purtroppo il supporto è molto più generale.

Cosa cambia davvero avere un tutor che ti segue?

  • Sei meno solo, almeno sulle cose pratiche: sapere a chi puoi scrivere senza sentirti scemo, spesso ti evita giorni di angoscia.
  • Ricevi feedback vero, non solo numeri: se un esame va male, magari qualcuno te lo spiega, anziché solo scrivere “50%” su una pagina web.
  • A volte ti aprono le porte giuste: un buon tutor può segnalarti prima le opportunità (stage, borse, scambi) che spesso chi va all’estero scopre solo per caso.

Cosa NON aspettarsi

  • Il tutor non fa i compiti al posto tuo.
  • Non tutti i tutor sono perfetti o motivati: anche lì ci sono persone più o meno coinvolte, e succede anche che il feeling non parta. A volte ci si deve “accontentare” o cambiare tutor se si può.
  • Nei momenti di crisi vera (isolamento, ansia pesante), spesso la figura giusta è un counselor o un servizio specifico di supporto psicologico dell’università.

Un ultimo consiglio

Non vergognarti di fare domande in anticipo o chiedere insistentemente info su questo aspetto. Molti hanno paura di sembrare “bisognosi” o “problematici”, ma la verità è che sei tu a dover vivere quell’università per anni. Se una risposta non arriva, falla di nuovo, oppure considera che forse non è il posto dove la presenza umana conta davvero.

E se ti servono storie vere o vuoi capire come muoverti tra mille corsi e promesse, scrivici: non abbiamo tutte le risposte, ma ti raccontiamo sul serio cosa ti puoi aspettare - anche se a volte non è quello che vorresti sentirti dire.


Studiare all’estero spesso è proprio questo: imparare ad orientarsi tra quello che ti raccontano e quello che poi vivi. Nel dubbio, cerca supporto vero e non accontentarti dell’effetto vetrina: la differenza si sente, parola di chi ci è passato.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.