Scrivere una motivation letter per un’università straniera: la guida che avrei voluto avere quando ci sono passato
Parliamoci chiaro: la motivation letter è una di quelle cose che all’inizio sembrano difficili da prendere sul serio. Troppo spesso si finisce per copiarla da un template online, tradurla da Google o, peggio ancora, scrivere frasi tipo “Sono molto motivato perché ho sempre avuto la passione per…”. Se ti suona familiare, sappi che ci siamo passati tutti. Ma la verità — almeno per la nostra esperienza e per quella di centinaia di ragazzi che supportiamo ogni anno — è che la lettera motivazionale è molto più di una formalità. È il modo migliore che hai per farti notare tra migliaia di application perfettamente simili.
Cos’è davvero la motivation letter (oltre la definizione da manuale)
Tecnicamente, la motivation letter è una lettera dove racconti chi sei, perché vuoi iscriverti proprio a quel corso — e in quella università, magari in quel Paese — e cosa ti aspetti da questa scelta. Ma, tolta la polvere dalle definizioni, per chi legge è la tua prima occasione per fargli venire voglia di incontrarti davvero, non solo di aggiungere il tuo nome a una lista.
Perché è così importante?
Non perché impressioni con i tuoi voti (per quelli c’è il CV), ma perché fai capire che ti sei fermato a riflettere: “Scelgo questo perché ho capito cosa voglio, non perché me lo ha consigliato qualcuno”. E questa differenza, fidati, si legge — nel bene e nel male.
- Frasi fatte tipo “è sempre stato il mio sogno”. Forse è anche vero, ma serve dire perché.
- Ripetere quello che già sanno di te dal CV o dal modulo di iscrizione.
- Raccontare aneddoti troppo privati che però non c’entrano nulla col percorso accademico.
- Mandare lettere con errori di grammatica, o troppo tradotte dall’italiano. Sì, si nota subito.
Come puoi strutturare la tua lettera (senza sembrare un robot)
Non esiste LA formula magica, però una traccia che aiuta a non disperdersi nell’ansia può servire:
- Inizia centrando subito il punto
Una, massimo due righe su chi sei. Poi spiegalo subito: “Sto facendo domanda a questo corso di X presso questa università perché…” e qui entra il motivo vero. Parla di qualcosa di specifico (un progetto, un aspetto del corso, una materia, una metodologia che ti colpisce) — più è personale, meno sembrerà un copia-incolla. - Racconta il tuo percorso, collegandolo a motivazioni vere
Non limitarti ai voti. Piuttosto, pensa: c’è stata un’esperienza, magari anche fuori dalla scuola, che ti ha fatto capire che questa era la strada? Un progetto, un’attività, una materia che ti è rimasta impressa? Raccontala, spiegando cosa ti ha lasciato e come ti ha fatto crescere. - I tuoi obiettivi: sì, ma terra-terra
Qui ci si perde sempre tra sogni e “mission”. La realtà è che chi legge vuole sapere se hai un’idea (anche vaga!) di dove vuoi andare. Nessuno si aspetta il piano quinquennale, ma mostrarti come persona che ha una direzione è sempre apprezzato. - Chiusura: breve, sincera, senza leccate
Due righe: “Grazie per l’attenzione” e — se te la senti — aggiungi che sei disponibile a rispondere a domande o fare un colloquio, o che ti farebbe piacere approfondire.
Qualche consiglio pratico raccolto davvero sul campo
- Personalizza SEMPRE (no, davvero, sempre). Anche se sembra una fatica immane, le lettere standard si notano subito. Basta citare qualcosa di unico su quella università/corso che ti abbia colpito veramente (un progetto, una collaborazione, uno stile di insegnamento).
- Chiedi un feedback a qualcuno che mastica la lingua e magari ha già fatto domanda: gli errori nelle lettere pesano molto più di quanto immagini.
- Usa la tua voce: non serve sembrare un native speaker di Oxford, ma nemmeno infilare frasi che non diresti mai a voce.
- Se ci sono limiti di lunghezza (di solito una pagina o 400-500 parole), tienili a mente. Meglio una lettera breve e centrata che tre pagine di racconti.
Quattro errori che vediamo spesso (e come evitarli)
- Confondere la motivation letter col personal statement: la prima è più mirata a motivazione e obiettivi, la seconda, spesso richiesta in UK, è più generale sulla tua storia accademica/personale.
- Non rispondere a domande specifiche indicate nell’application. Se ci sono, seguile alla lettera.
- Usare paroloni o slang troppo “forzato”: meglio essere chiari e diretti.
- Spedirla senza averla riletta: anche il miglior testo può scivolare su una sciocchezza grammaticale.
Dubbi classici che bloccano tutti
Domanda | Risposta |
---|---|
Quanto dev’essere lunga? | Quasi sempre, una pagina o massimo 400-500 parole. Ma occhio: alcune università mettono limiti precisi — non ignorarli. |
Se non ho esperienze lavorative interessanti, cosa scrivo? | Non è un obbligo, conta molto di più far vedere che hai riflettuto sui tuoi punti di forza e su come ti prepari a questo passo. |
Per la lingua? | Scrivi SEMPRE nella lingua richiesta dal corso. Sembra ovvio, ma ogni anno vediamo lettere scartate perché inviate solo in italiano. |
Come faccio a sembrare motivato senza essere banale? | Dando esempi concreti, evitando frasi generiche e collegando quello che hai fatto con quello che vuoi imparare — anche piccoli episodi, se autentici, funzionano più di grandi dichiarazioni. |
Se la motivation letter ti sembra un Everest
Lo capiamo perfettamente: scrivere di sé non è facile, in più in un’altra lingua. Ma nessuno si aspetta la perfezione: piuttosto, cerca di essere sincero, chiedi a chi ci è passato di leggerti, e — se serve — fatti dare una mano su come limare la bozza.
Non tutte le università (o i corsi) funzionano allo stesso modo con le lettere motivazionali: informati bene prima. E sì, se non sei sicuro, i nostri advisor ci sono sempre: anche solo per darti un feedback onesto o farti vedere dove puoi essere più efficace, senza prometterti miracoli. Se vuoi fare le cose con calma e testa, la strada giusta è questa.
Se vuoi un parere, una revisione fatta davvero da qualcuno che ci è passato, o chiarirti qualche dubbio specifico, basta scriverci. Niente risposte automatiche — preferiamo una chiacchierata vera a una mail copia-incollata.
Alla fine, la motivation letter non è un esame di stile: è solo il primo passo del tuo viaggio. Meglio se lo inizi facendoti ascoltare davvero.
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