Quando inizi a pensare di studiare all’estero, spesso la prima domanda che ti fanno – e che magari ti fai da solo – è: “Ma il mio inglese è abbastanza buono?”. E, quasi sempre, arriva la seconda, ancora più temuta: “Serve davvero quella certificazione tipo IELTS o TOEFL?”. La risposta secca è quasi sempre sì: a livello burocratico, universitario e anche solo pratico, una certificazione riconosciuta ti serve. Non è solo una formalità, purtroppo: senza quel documento, tantissimi atenei fuori dall’Italia non ti accettano proprio, anche se il tuo inglese è da Oscar (già vissuta in prima persona, purtroppo).
Qui ti racconto, in modo molto diretto, tutto ciò che davvero serve sapere su queste benedette certificazioni: quali scegliere, come evitare le trappole comuni e qualche trucco imparato sulla pelle da chi ci è passato.
Ma perché questa certificazione linguistica serve davvero?
Le università non si fidano solo della tua parola: vogliono una prova oggettiva che tu possa seguire le lezioni, sostenere esami, farti capire e, in realtà, anche sopravvivere ai primi mesi all’estero. Se non presenti il certificato richiesto (e spesso serve un punteggio minimo molto preciso), rischi di vederti chiuse un sacco di porte: ammissioni, borse di studio, a volte pure il visto. Te lo dico senza giri di parole: non sottovalutare mai questa parte, perché recuperare all’ultimo può essere un incubo.
Quali certificazioni sono più richieste? Facciamo chiarezza.
Per chi va in paesi anglofoni (o in università che insegnano in inglese), queste sono le “solite sospette”:
- IELTS Academic: Il più gettonato da chi punta a UK, Irlanda, Australia, Canada e pure molte università americane. Valuta ascolto, lettura, scrittura e parlato. Quasi sempre accettato.
- TOEFL iBT: Più famoso negli USA, va bene anche per Canada, UK e altri paesi, ma controlla sempre, perché non tutte le università UK lo amano.
- Cambridge English Exams (C1 Advanced, C2 Proficiency): Un po’ più “vecchia scuola”, spesso richiesti per corsi super selettivi o per chi cerca alternative “senza scadenza” (ma attenzione: non sempre va bene ovunque).
Per altre lingue europee, buttati su:
- DELF/DALF se punti alla Francia
- Goethe-Zertifikat per la Germania
Come sempre, chiedi sempre all’università quali accettano: evita di dare per scontato.
Come si ottiene la certificazione: dalla teoria alla realtà
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Capisci davvero a che punto sei.
Fai un test di livello, anche online o presso una scuola di lingue. Spesso pensiamo di essere meglio (o peggio) di ciò che dimostriamo poi agli esami. Meglio scoprirlo prima. -
Scegli bene il test.
Sembra banale, ma non tutti sono equivalenti per tutte le università! Alcune accettano solo IELTS, altre sia IELTS che TOEFL, certe vogliono Cambridge... Vai sui siti ufficiali dei corsi o contatta un advisor esperto: meglio perdere cinque minuti ora che sei mesi dopo. -
Preparati con metodo.
Non basta “sapere l’inglese”. Serve capire il formato dell’esame, saper gestire i tempi delle prove, abituarsi alle richieste specifiche (ad esempio, la scrittura accademica fa scherzi a molti italiani abituati ai temi classici). Studia sui materiali ufficiali, ma anche con simulazioni vere. -
Prenota l’esame con anticipo.
Questa è la trappola peggiore: pensi che ci sia spazio, ma spesso le sessioni si riempiono, e intanto passano i mesi. Inoltre, i risultati arrivano spesso dopo qualche settimana. Fai i conti con le scadenze di application dell’università e non affidarti al caso.
Un paio di realtà che spesso non ti dicono
- Il costo non è banale: Preparati a spendere tra i 150 e i 270 euro circa per l’esame. E, se va male, ogni tentativo costa uguale (aiuto).
- Quasi tutte le certificazioni “scadono” dopo due anni. Quindi non farlo troppo in anticipo (ho visto ragazzi rifare il test – e sprecare tempo e soldi – perché il certificato era ormai fuori tempo quando serviva davvero).
- Non sottovalutare la parte orale e la scrittura. Sono i punti deboli più frequenti tra italiani, specie all’inizio. Fai pratica vera, anche semplicemente parlando con amici o tutor online.
- A volte puoi evitare l’esame. Se hai fatto tutta la scuola (o la laurea) in inglese, o sei M-O-T-L-O fortunato e l’università accetta il diploma come prova, sei a posto. Ma non è la norma, quindi chiedilo sempre ufficialmente.
Gli errori più comuni (e come evitarli)
Questi non sono miti: sono storie vere viste praticamente ogni anno.
- Rimandare la scelta dell’esame fino all’ultimo: Spesso si pensa “tanto in qualche modo si fa”. Poi però il giorno dell’iscrizione non c’è posto (o il certificato arriva tardi) e salta l’anno.
- “Uno vale l’altro, no?” Purtroppo no! Ho visto studenti fare TOEFL perché più comodo, ma l’università voleva per forza IELTS (sì, succede sul serio). Risultato? Quattro mesi persi.
- Certificato in scadenza (o già scaduto): Se hai fatto il test troppo presto, potrebbe non essere più valido al momento dell’immatricolazione.
- Studiare su materiali vecchi o poco affidabili: Gli esami cambiano formato. Meglio affidarsi alle risorse ufficiali o ai corsi specializzati (anche online).
Una storia vera (perché le fregature arrivano anche ai più organizzati)
Chiara, che avevo seguito due anni fa, era felice: aveva passato il TOEFL e aveva in mente il suo Master a Londra. Tutto ok, giusto? Peccato che l’università volesse solo IELTS. Risultato: corse, ansia, nuovo esame e – alla fine – niente Master per quell’anno. La lezione? Sempre chiedere direttamente all’ateneo o parlare con qualcuno che ci è già passato (e sì, chiedere a un vero advisor fa la differenza).
In conclusione (molto concreta)
Senza una certificazione linguistica, tante porte all’estero restano proprio sbarrate, non ci giriamo intorno. Non serve essere perfetti in inglese per sempre, ma serve dimostrarlo con un documento ufficiale entro tempi e modi giusti.
Se hai mille dubbi (e sono normalissimi: nessuno nasce esperto di burocrazia internazionale), fermati e chiedi aiuto. Meglio una domanda in più ora che mesi di complicazioni dopo. Noi di Studey ci siamo anche per questo: se serve un confronto reale o un consiglio pratico e non scontato, scrivici. Non abbiamo soluzioni-miracolo, ma esperienza vera, e – sì – anche qualche storia al limite del tragicomico da raccontare. L’importante è che tu arrivi preparato, con le idee chiare e senza sorprese inutili.
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