Come ottenere una borsa di studio per studenti italiani in USA
Quando inizi a pensare di studiare negli Stati Uniti – magari da uno schermo nella tua cameretta, o ascoltando storie di chi c’è già stato – il mondo delle borse di studio sembra una giungla piena di leggende, moduli incomprensibili, e mille dubbi su “come fare”. Sinceramente? Non è facile. Non è nemmeno impossibile, ma serve chiarezza e, ogni tanto, qualcuno che ti dica dove ti puoi davvero incartare.
In questa guida cerco di spiegarti, senza filtri, che tipo di borse di studio ci sono, quali sono i passaggi reali per candidarsi, ma anche quali problemi incontrano spesso gli studenti italiani nella pratica. Spoiler: spesso non c’entra solo il voto scolastico, ma la costanza e la voglia di farsi un po’ il mazzo (sì, anche con la burocrazia estera).
Le borse di studio: non sono tutte uguali
Può sembrare banale, ma già la parola stessa “borsa di studio” in USA si porta dietro mille significati diversi. Non tutte coprono tutto, non tutte sono facili da trovare e, soprattutto, nessuna piove dal cielo.
- Borse di studio governative
Queste sono quelle offerte da enti pubblici come il governo italiano, quello americano o organizzazioni “grandi”. Può trattarsi di fondi nazionali o internazionali tipo Fulbright. Sono spesso competitive e, a volte, servono anche per “prestigio”, non solo per pagare le bollette. - Borse offerte dalle università
Le università americane non sono tutte uguali. Alcune (in particolare private o “ricche”) hanno budget importanti per aiutare studenti in gamba o con situazioni economiche particolari. Possono essere di due tipi: per merito (guardi il curriculum e ti premiano) o per bisogno economico (guardi l’ISEE e se serve, aiutano). - Borse di fondazioni private, enti o associazioni
Qui si apre un mondo. Dalla fondazione che premia il volontariato, alla piccola organizzazione che cerca studenti in certi settori. Spesso sono borse molto di nicchia, ma a volte valgono la fatica della ricerca. In poche parole: se hai una passione specifica, non escluderle.
Come ci si candida — davvero
Qui entriamo nella parte che, sinceramente, per chi non l’ha mai fatta sembra titanica. E in parte lo è. Ma la strada è percorribile se la prendi un passo alla volta, e se qualcuno ti chiarisce i punti oscuri.
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Sporcarsi le mani con la ricerca
Non c’è un motore magico. Siti come Fastweb, Peterson’s, ma anche i portali delle stesse università, sono il punto di partenza. Poi, serve pazienza: ogni singola borsa ha il suo bando, i suoi criteri, i suoi moduli. -
Capire cosa vogliono davvero
Alcune ti chiedono il SAT, altre il TOEFL, tante ti vogliono vedere “attivo” fuori dalla scuola (sport, volontariato, lavori part-time). E attenzione: spesso serve un mix di voti e motivazione personale, o delle “reference letter” sincere (non solo elogi formali di qualche prof). -
Preparare i documenti – che nessuno spiega chiaramente
Qui quasi tutti si incastrano. Serve: pagella tradotta, diplomi veri (non solo la copia della segreteria), certificati di lingua di livello giusto, e – spesso sottovalutata – una lettera motivazionale scritta davvero da te. Aiuta farsi spiegare da chi ci è passato cosa aspettarsi, perché le sorprese non mancano. -
Rispetta le scadenze
Sembra ovvio, ma tra fusi orari, moduli online che si chiudono all’improvviso, o professori che tardano la reference, il rischio di mandare tutto gambe all’aria c’è. Metti promemoria ovunque e parti in anticipo.
I costi veri di una scelta così
Nessuno lo dice abbastanza: il sistema americano è costoso, e le borse servono a tamponare, non sempre a “regalare” l’esperienza. Vediamo qualche cifra:
- Tasse universitarie: possono andare da 20.000 a oltre 50.000$ l’anno, università per università. Ogni tanto le borse coprono tutto (raramente), spesso una percentuale.
- Vivere da studente (vero): tra affitto, trasporti, cibo, libri e un minimo di vita sociale, la media nazionale (fuori città come NY) è 10-15.000$ l’anno.
- Assicurazione sanitaria: obbligatoria e, ahimé, costosa sul serio (fino a 2.000$ l’anno).
- Viaggio, visti e “burocrazia USA”: vuoi mettere i nervi per le file al consolato? Considera spese per viaggi e documenti extra.
Le difficoltà (vere) che incontrano quasi tutti
Te lo dico senza girarci giro: la competizione c’è e si sente. Molti studenti ci provano, pochi ce la fanno. Può essere frustrante ritrovarsi a scrivere dieci application e ricevere soli “no”. O dover ricominciare per un documento piccolo mancante. Ma non è una gara a chi non sbaglia mai: si impara strada facendo. E le università vogliono anche vedere “come” ci provi, non solo il risultato finale.
Problemi ricorrenti che ascoltiamo spesso dai ragazzi:
- Il sistema di application è macchinoso e spesso NON risponde ai dubbi nel weekend.
- La lingua spaventa: TOEFL e IELTS richiedono preparazione (e qualche euro per l’esame).
- Tanta ansia da “non lo merito” o “non sono all’altezza”… e invece non è una corsa al genio, ma spesso premiano la determinazione e la sincerità.
- Tempi di risposta biblici: preparati ad aspettare settimane, a volte mesi, senza certezze.
Una storia vera (giusto per spezzare l’ansia)
Federico, studente di Napoli, in terza superiore aveva voti discreti ma nulla di clamoroso. Ha costruito, nel tempo, una application molto onesta: ha parlato delle sue insicurezze, dei risultati sportivi (senza medaglie olimpiche) e di alcuni lavoretti che aveva fatto d’estate. Ha ricevuto un paio di NO, poi finalmente una borsa parziale per una piccola università in Virginia. Non era il “mitico Ivy League”, ma ha trovato la sua dimensione, ha migliorato l’inglese “vero”, e ora fa tutor a chi vuole riprovarci. A volte servono fallimenti (veri) prima che arrivi una risposta giusta.
Domande che sentiamo spesso (e risposte senza giri di parole)
Serve avere voti altissimi per ottenere una borsa di studio?
Aiuta, ovviamente. Ma in molti casi le università vogliono anche capire se sei motivato, aperto, curioso — e onesto sulle tue difficoltà.
Se non prendo una borsa subito, posso riprovarci? E se cambio idea?
Sì e sì. La maggior parte delle borse permette di ripresentarsi l’anno dopo, o anche di modificare domanda se cambi università. Anche cambiare idea è lecito: succede a tutti di ripensarci.
Quanto è importante la lettera motivazionale?
Diciamo che spesso fa la differenza tra una candidatura “perfetta ma fredda” e una che resta impressa. Meglio essere se stessi, anche se si ammette qualche punto debole.
Studey può garantire che ottengo una borsa?
No, non possiamo fare promesse impossibili. Possiamo però aiutarti a orientarti e, soprattutto, raccontarti come abbiamo gestito (e risolto, o a volte no) le nostre stesse difficoltà.
Cosa puoi fare ora?
Se queste informazioni ti hanno chiarito almeno un pezzetto della strada, siamo già contenti. Se invece ti girano ancora mille dubbi, o hai domande molto concrete (“Quando vanno inviate le reference?” “Cosa si scrive davvero nella personal statement?”), puoi scriverci e vediamo insieme che strada prendere. Magari non avremo tutte le risposte subito, ma ci proviamo sempre — e se non le abbiamo, troviamo insieme chi ce le può dare.
Studey, in fondo, è semplicemente un gruppo che ci è già passato. E se vuoi parlarne senza sentirti giudicato, qui c’è sempre una porta aperta.
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