Iscriversi all’università in Inghilterra dopo il diploma italiano: cosa sapere davvero
Se stai pensando di iscriverti a un’università inglese dopo la maturità, probabilmente ti senti un po’ sopraffatto: tra documenti, test di inglese e mille portali, sembra tutto macchinoso e facile da sbagliare. È normale, ci siamo passati anche noi. In questa guida cerco di raccontarti tutti i passaggi reali — senza filtri, promesse miracolose o pubblicità occulte. Solo quello che serve sapere, compresi i dubbi più frequenti.
1. Il sistema universitario inglese: come funziona davvero
La laurea triennale (Bachelor’s) in Inghilterra ha una struttura che a volte differisce parecchio dall’Italia, sia per durata che per approccio pratico alle materie. Il diploma di maturità di solito permette di accedere direttamente, ma può variare a seconda del tipo di maturità e dei voti. A volte servono corsi propedeutici (foundation year), soprattutto per corsi scientifici o se il percorso italiano non “combacia” perfettamente. Non è un dramma, succede spesso — l’importante è sapere cosa chiede ogni università.
2. UCAS: il portale che fa da “filtro”
Quasi tutte le candidature passano da UCAS, il sito ufficiale dove dovrai registrarti, caricare i documenti e scegliere fino a 5 corsi (che possono essere anche tutti diversi tra loro, sia per nome che università). Attenzione alle scadenze: per la maggior parte dei corsi sono verso gennaio o febbraio, ma alcune facoltà — tipo medicina e veterinaria — chiudono anche a ottobre! Non sottovalutare questo aspetto: arrivare tardi vuol dire giocarsi la possibilità per quell’anno.
3. I documenti che ti chiedono (e perché fanno storie su certe cose)
Di base servono:
- Diploma di maturità (non devi averlo tradotto alla perfezione, ma serve ben leggibile)
- Pagelle o transcript con voti (spesso converrà fare una tabellina che ‘traduce’ i voti italiani in quelli inglesi: non tutte le università lo chiedono, ma aiuta)
- Certificato di inglese, tipo IELTS (esistono alternative, ma di solito lo vogliono)
- Il personal statement, cioè una specie di “tema libero” su chi sei e perché vuoi quel corso (ne parlo sotto)
- Reference letter: una lettera di raccomandazione di un tuo prof/tutor (non deve essere in inglese perfetto, ma meglio se comprensibile)
Manca qualcosa? Ogni università ha le sue richieste e a volte chiedono documenti extra. Se non sei sicuro, meglio chiedere in anticipo: sono cose che rallentano davvero.
4. Scegliere davvero il corso (e perché non inseguire solo i “nomi grossi”)
Ogni tanto sembra che l’unica cosa che conta sia entrare nelle università “top”. In realtà, spesso la scelta più furba è puntare su corsi o università che valorizzino il tuo percorso, ti diano più possibilità di ammissione e ti facciano crescere davvero. Sembra una frase fatta, ma nella nostra community chi ha cambiato idea a metà strada ci ha rimesso tempo, soldi e motivazione. Se hai dubbi su quale corso scegliere, cerca consigli specifici sulle materie, i tirocini, il modo di insegnare — non fermarti solo ai ranking.
5. Esistono alternative a UCAS?
Sì, soprattutto se stai pensando a un master (post-laurea) o a corsi particolari: in quel caso molte università hanno una “direct application” sul loro sito. Le regole sono diverse, di solito ti servirà un CV dettagliato e statement personalizzato. Anche qui, non dare per scontato che tutto sia “standard” come in Italia.
6. Dopo la domanda: l’attesa (e la gestione degli imprevisti)
Appena mandi la candidatura, ti assale il panico da “adesso cosa succede?”. Le università rispondono in tempi variabili, a volte dopo settimane o perfino mesi. Se arrivano “conditional offer”, vuol dire che ti prendono SOLO SE rispetti certi requisiti (es. voto finale di maturità o IELTS minimo). Se ricevi più offerte, sceglierai una “firm choice” (la principale) e una “insurance choice” (il piano B).
Non è raro che qualcosa non vada: preparati a inviare integrazioni di documenti o a rispondere a domande aggiuntive — non significa che stai sbagliando tutto.
7. Visto e burocrazia, la parte meno divertente
Dopo la Brexit, gli italiani hanno bisogno del visto studentesco (Student Visa). La verità? Non è un passaggio impossibile, ma è stressante: richiede documenti, tempistiche precise e magari anche una tassa da pagare. Parti con anticipo, assicurati di avere tutto (passaporto valido, lettera di ammissione, prove di fondi sufficienti, eventuale ricevuta del corso di lingua). Nessuna vergogna a chiedere aiuto: anche chi mastica l’inglese bene spesso si perde nei dettagli.
Errori frequenti (e come evitarli)
- Mandare la domanda dopo le scadenze (molto più comune di quanto pensi)
- Caricare i documenti sbagliati o incompleti (controlla sempre almeno due volte)
- Fare il personal statement “copiato” da internet o troppo generico: nessuno ci si ritrova e le università lo capiscono subito
- Non prepararsi sul serio per l’IELTS o un altro test di inglese (non basta solo “sapere l’inglese”)
- Non valutare in modo realistico i costi, sia delle tasse che della vita (Londra non è l’unica città possibile — e spesso è anche la più difficile in cui ambientarsi)
Qualche consiglio da chi c’è passato
- Inizia presto, anche solo per informarti: gli intoppi si presentano quando meno te l’aspetti.
- Se puoi, fatti aiutare da chi conosce il sistema da dentro: ci sono mille dettagli che non sono scritti da nessuna parte, ma fanno la differenza.
- Chiedi sempre una revisione ai tuoi documenti, anche solo a un amico che se ne intende: piccole disattenzioni possono costare care.
- Sul personal statement racconta qualcosa di sinceramente tuo — anche una difficoltà, se la vuoi condividere (le università apprezzano l’autenticità).
- Non scegliere una via solo “per moda”: magari ci sono percorsi in altre città o corsi che ti piaceranno di più e ti faranno crescere davvero.
- Se l’idea dell’estero inizia a sembrarti troppo grande, fermati e valuta anche opzioni in Italia o in altri paesi. Non c’è una sola strada giusta, e ripensarci non è un fallimento.
FAQ vere (e senza giri di parole)
Posso accedere a qualsiasi corso dopo la maturità?
Non sempre: ogni corso ha i suoi requisiti, spesso diversi a seconda di materie e punteggi. Se hai dubbi sull’idoneità, chiedere all’università stessa o a chi ne ha già fatto richiesta è la strada più diretta.
Il personal statement fa davvero la differenza?
Sì, soprattutto nei corsi più competitivi. Racconta chi sei e perché vuoi proprio quel percorso. Non serve essere “geniali”: conta essere veri.
Serve per forza l’IELTS?
Quasi sempre sì, tranne rari casi (lunghe esperienze scolastiche in inglese, licei linguistici particolari, ecc). I punteggi cambiano molto tra corso e corso.
Costi? C’è modo di risparmiare?
La verità? Andare in UK costa — non solo le tasse, ma anche il vivere lì (affitti, cibo, trasporti). Però esistono borse di studio e opzioni più economiche fuori Londra. Chiedere aiuto su questi temi non è da sfigati, ma spesso la mossa più intelligente.
Se hai voglia di capire meglio uno di questi passaggi, o solo di sentire l’esperienza diretta di chi ci è passato, non sei solo: puoi scriverci senza impegno — siamo qui anche e soprattutto per chi si sente un po’ spaesato. Non abbiamo la bacchetta magica ma conosciamo i dubbi, le ansie e i mille piccoli timori che non finiscono coi fogli di carta.
Meglio partire prima, dubbi compresi, che ritrovarsi fregati dalle scadenze o dalla burocrazia. E non ti promettiamo che sarà tutto semplice — ma, davvero, insieme è più facile.
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